Ambiente | CACCIA

Basta Sparare

La Petizione della Lega Anti Vivisezione per l’abolizione della caccia. Eros Torbol (Lav Bolzano): “La caccia, un passatempo cruento, oggi non è più accettabile”.
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Foto: Cacciatori

Ignoti hanno imbrattato nella notte di ieri (10 ottobre) la sede dell'associazione di categoria dei cacciatori in via Macello a Bolzano. Con uno spray nero è stato scritto sulla vetrina il messaggio mincaccioso "Vigliacco cacciatore, prenderai una pallottola: oggi, domani o quando sarà". 

Non si sa se questo "blitz" abbia qualcosa a che fare con la diatriba relativa alle politiche su lupi e orsi, come si sospetta. Sulla vicenda indagano le forze dell'ordine. 

Sta di fatto che contro la caccia la LAV (Lega Anti Vivisezione) ha portato da sempre avanti le proprie battaglie in modo non aggressivo e continua in questa direzione. 

L'associazione animalista scenderà il 21 e il 22 ottobre nelle piazze italiane per la pacifica petizione “#Basta Sparare”.

A Bolzano i banchetti della LAV saranno presenti sabato 21 ottobre sul ponte Talvera lato via San Quirino dalle 10 alle 17 e nella stessa fascia oraria domenica 22 ottobre sul ponte Talvera lato bar Theiner.

A Merano l’appuntamento è per il 22 ottobre in piazza del Grano dalle 8 alle 17.

L’obiettivo dell’associazione animalista è chiedere una firma a sostegno della proposta di legge (da presentare al Parlamento che si insedierà nella primavera del 2018) volta a conseguire l’abolizione della caccia e la difesa degli animali selvatici.

In Alto Adige, come emerge dalla Relazione agraria e forestale 2016 della provincia di Bolzano, l’anno scorso a cacciare sono state circa 6.000 persone; circa 32.000 gli animali uccisi.

“Secondo uno studio della Lav i cacciatori italiani possono legalmente uccidere, secondo il calendario venatorio, circa 464 milioni di animali l’anno – dice Eros Torbol, responsabile della sezione bolzanina della Lega Anti Vivisezione -. Oltre ai fucili (doppiette) utilizzati con munizione spezzata (pallini), possono essere usate le carabine per la caccia agli ungulati, fucili derivati da quelli di guerra che usano pallottole e non pallini. Si può inoltre ricorrere anche ad arco e frecce oltre al falco”.

Per quanto riguarda l’attività fuori dal calendario venatorio Torbol spiega che sia consentita la caccia di selezione agli ungulati durante tutto l’anno e che siano possibili azioni di “gestione e controllo”, mirate all’uccisione di animali appartenenti anche a specie protette, pure in zone dove la caccia sia vietata: “Queste modalità sono del tutto legali. La provincia di Bolzano emana poi decreti di caccia, i quali permettono l’abbattimento di specie protette a livello nazionale (marmotte o stambecchi) o possono anticipare il periodo di caccia di alcune specie, per esempio la volpe. Al di fuori del calendario venatorio è possibile anche il bracconaggio, ossia la caccia illegale”.

A proposito di bracconaggio vi è chi sostiene che la regolamentazione della caccia ne eviti il proliferare. Al riguardo il responsabile della Lav di Bolzano afferma: “Rendere legale la caccia abusiva e selvaggia solo per l’incapacità di combatterla, è socialmente inaccettabile, un po’ come l’abusivismo edilizio, che viene condonato perché lo Stato non è in grado di contrastarlo. Peraltro, se la caccia fosse considerata fuorilegge in ogni sua emanazione, sarebbe molto più facile da contrastare. In tal caso, non ci sarebbe dubbio che un qualsiasi colpo di fucile sia illegale. Al contrario, oggi, quando sentiamo un colpo di fucile, non possiamo sapere se esso abbia ucciso una specie consentita oppure no”.

Non sono pochi poi a pensare che la caccia programmata salvaguardi l’ecosistema e in particolare eviti che alcune specie animali siano uccise dalle altre. Questa tesi non convince però Eros Torbol che osserva: “Ogni animale selvatico è sempre in perfetto equilibrio con l’ambiente che lo ospita. Ogni ambiente non può ospitare un individuo in più del numero massimo. Se c’è un posto vacante, questo viene occupato da un nuovo individuo. Questo perfetto equilibrio, che esiste da ben prima dell’avvento dei cacciatori, viene determinato dalla “capacità portante del territorio”, ossia dalla sue risorse (cibo, tane, acqua, prede, ecc). Non è affatto vero che la caccia programmata regoli l’ecosistema, perché essa prevede la liberazione sul territorio di centinaia di migliaia di animali alloctoni, lepri e fagiani importati anche dall’estero e destinati a diventare bersaglio dei cacciatori. Milioni di uccelli migratori che non portano alcun danno cadono poi vittime dei fucili dei cacciatori ogni anno. Anche le volpi, unico predatore presente sul territorio utile quindi a mantenere l’equilibrio delle specie preda, sono demonizzate dai cacciatori, perché possono cibarsi di lepri e fagiani e per questo uccise in decine di migliaia di individui anche al di fuori del periodo di caccia, pure nelle zone dove la caccia è vietata”.

Il responsabile della LAV bolzanina ritiene che lo ‘sport’ della caccia sia praticato solo dall’1% della popolazione italiana e che la maggior parte degli italiani sia contraria alla caccia.

“La caccia è un’attività in grado di provocare una morte violenta per gli animali. Se questi ultimi non vengono uccisi sul colpo e quindi sono solo feriti, c’è la possibilità che essi subiscano una lenta morte – conclude Torbol -. La caccia è un passatempo cruento che oggi non può essere eticamente accettabile. Uccidere degli esseri viventi per hobby non ha più alcun senso: è un’attività marginale che riguarda persone ancora legate a riti ancestrali, quando l’uomo viveva nelle caverne”.