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"Gli errori sono sempre umani"

Monolith, un fumetto e un film dal 12 agosto nelle sale. La macchina più sicura del mondo che diventa un incubo. Intervista allo sceneggiatore Mauro Uzzeo.
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Foto: LRNZ

Una madre e suo figlio attraversano il deserto dello Utah, Stati Uniti, a un certo punto la Monolith - ultimo ritrovato dell’industria automobilistica - si ferma in mezzo al deserto. Sandra, la protagonista, rimane chiusa fuori. 
Riuscirà a sopravvivere ai mostri della notte e salvare se stessa e suo figlio, bloccato nella macchina più sicura del mondo?

Il soggetto del film, da domani nelle sale italiane, nasce dalla penna della rockstar del fumetto italiano, Roberto "RRobe" Recchioni, sceneggiatore e scrittore di romanzi, curatore di Dylan Dog e creatore della serie Orfani per la Sergio Bonelli Editore, la scuderia di Tex. L'idea parte da alcuni fatti di cronaca nera riguardanti alcuni genitori che lasciano i propri figli nelle loro auto.

Monolith - qui il trailer - nasce come idea per il cinema ma con il passare tempo è riuscita a prendere strade differenti, diventando un progetto crossmediale che coinvolge più partner e autori e soprattutto che vede due storie raccontate in maniera diversa. Storie che prendono due binari separati, nonostante partano dalla stessa idea di fondo.

Infatti per la Sergio Bonelli è stato già pubblicato il fumetto, scritto dallo stesso Recchioni, da Mauro Uzzeo e realizzato graficamente dalla straordinaria visione di Lorenzo "LRNZ" Ceccotti. Il film invece è diretto da Ivan Silvestrini e scritto da Uzzeo e dallo stesso regista, con Elena Bucaccio e Stefano Sardo alla supervisione dello script. LRNZ è l'unico insieme a Uzzeo ad aver partecipato ad entrambi i progetti e ha realizzato la Monolith utilizzata all'interno della pellicola.

salto.bz: Monolith è nato come high concept, una madre e suo figlio bloccati in mezzo al deserto, la sua potenza immediata ha creato più difficoltà nell’essere declinata in maniere diverse o è stato il contrario? 
                                                                        Mauro Uzzeo: L’idea che sta alla base ci ha permesso di costruire le due storie con estrema facilità e soprattutto per l’idea che riguardava il cinema, tramite il soggetto di Roberto, abbiamo pensato a qualcosa che fosse a basso budget per essere appetibile sia per un grande produttore che per una piccola realtà indipendente. Giocare con le motivazione che portano Sandra a rimane chiusa fuori dalla macchina ci ha divertiti molto.

Il film è una coproduzione, quanto ci ha messo per suscitare l’interesse dei produttori?
Abbiamo passato due anni battendo sulle scrivanie di diversi produttori ma la vera svolta è arrivata quando Lock and Valentine si è interessata al progetto, insieme alla Sergio Bonelli Editore che si lanciava così nella coproduzione del suo primo film e con l'entrata in campo di SkyCinema e di tutta la sua grande esperienza e professionalità. La ciliegina sulla torta è stato l'arrivo di Vision Distribution che esordisce proprio Monolith a distribuire i film nelle sale.

Parliamo delle differenze tra il fumetto e il film. Il primo tratta più il tema della cessione di libertà in cambio della sicurezza, giusto?
Ci siamo divertiti a giocare con l’idea di base trattando due argomenti diversi, ciò che una storia non poteva dare al cinema l’abbiamo fatto vedere con il fumetto e viceversa. Nel fumetto abbiamo dato ampio spazio agli straordinari disegni di Lorenzo, uno dei migliori disegnatori italiani e abbiamo puntato sulla narrazione visiva. Abbiamo trattato il rapporto complesso che c’è tra l’uomo e la tecnologia che lui stesso ha inventato, insieme all’ossessione della propria sicurezza e di quella della famiglia.

Non è mai la pistola a sparare ma l'uomo a tirare il grilletto...
Infatti la Monolith non ha colpe. "Lei ti proteggerà", dice la tagline del film e alla fine del fumetto sarà realmente così, nonostante tutto.

Il film quali altri aspetti della storia va a toccare?
Quando io e Ivan abbiamo cominciato a stendere lo script per il film abbiamo voluto indagare il demone interiore di Sandra, la motivazione delle sue azioni, il perché del suo agire e da dove provengano i suoi errori, cosa significa essere madre. Il film scava più in profondità questi aspetti.

Però entrambe le storie hanno punti di contatto, a un certo punto si intersecano.
In entrambi si critica la mancanza di consapevolezza nell’utilizzo di un mezzo tecnologico, che affidiamo pure ai bambini di 2 anni. Dobbiamo stare noi fruitori al passo con la tecnologia ma dobbiamo anche pensare che ciò che sembra assolutamente user-friendly come un iPhone è allo stesso tempo impenetrabile, come la Monolith. Ti sfido a cambiare la batteria di una mattonella come l’iPhone.
 
Scrivere e dirigere un film come questo oggi sembra piuttosto strano, perché questa percezione del nostro cinema?
Tutto nasce da un grande fraintendimento. In Italia non è mai scomparso il genere a livello di narrazione, possiamo dire che però sia scomparso al cinema per lungo tempo. Se pensiamo ai fumetti e alla Sergio Bonelli Editore, notiamo che vengono realizzati quasi solo prodotti di genere: Dylan Dog un horror, Tex un western, Mercurio Loi un mistery ambientato nella Roma papalina. In Italia abbiamo un serbatoio di idee immenso. Adesso al cinema è fisiologico che ritorni il genere e soprattutto ci sono giovani autori che vogliono dimostrare di saperlo fare e ci stanno riuscendo alla grande.
 
Primo film della Sergio Bonelli, casa editricie che sta esplorando strani e nuovi mondi: sarà più presente sul grande schermo in futuro?
La Sergio Bonelli ha aperto un nuovo dipartimento coordinato da Vincenzo Sarno, che è nato per esplorare nuove possibilità di narrazione e produzione e la casa editrice sta investendo sempre di più sul ruolo centrale degli autori delle sue produzioni, dei suoi narratori. SBE sta riportando a casa molti dei diritti di sfruttamento per il cinema e la televisione dei suoi personaggi, come Dylan Dog e adesso Nathan Never, così come sta facendo piano piano anche Marvel. Penso che SBE non voglia rischiare che le proprietà intellettuali collegate alla casa editrice facciano la fine del film con Dylan Dog fatto dagli americani - Dead of Night -, visto il risultato. Da poco i Marvel Studios si sono ripresi Spiderman, tutto sommato anche per Dylan e Nathan sono stati degli "Homecoming", un ritorno a casa.
Credo comunque che andrà proprio così, al cinema vedremo il cavallino di Tex nei titoli di testa più spesso, d’ora in poi.