Opzioni reloaded
Pubblico numeroso e attento, ieri sera (11 febbraio), nel Salone delle Dame dell’Hotel Laurin di Bolzano. L’occasione era la presentazione del libro “Le opzioni rilette / Die mitgelesenen Briefe” a cura dell’associazione cultura La Fabbrica del Tempo. E anche qualcosa di più della semplice attenzione, quando in prima fila è andato a sedersi Franz Thaler, il sarentino sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti e ormai simbolo “indimenticato” di una coscienza critica che non si spegne (nel libro la vicenda di Franz Thaler è stata rievocata con un’intervista dal giornalista ORF Patrick Rina, e non a caso il contributo s’intitola: “Anleitung zum eigenständigen Denken”).
Il pensiero autonomo, ecco quello che nella “tragedia delle opzioni” – Hans Heiss, che ha introdotto sia il libro che la serata, ha parlato di una “cesura centrale” nella storia novecentesca del Sudtirolo – è completamente mancato. Una popolazione letteralmente sferzata dalla propaganda fascista e nazista, costretta a decidere quel che non si poteva decidere (l’appartenenza a una stirpe estorta mediante l’abbandono della propria Heimat), e dunque lacerata da sentimenti contrari, tali da “spingere ai limiti estremi di sopportazione” (ancora Heiss) uomini e donne già straordinariamente provati da cinque lustri di dominazione fascista.
Riassunto nelle parole di Ulrike Kindl, la studiosa meranese (insegna all’Università Ca’ Foscari di Venezia) che ha tradotto, anzi riversato nuovamente in tedesco, le lettere rubate dalla polizia segreta e tradotte in italiano prima di essere consegnate ai legittimi destinatari, il succo del libro è questo: “All’ombra della grande storia chi poi ne paga le conseguenze è la gente comune”. E la lezione da trarre: dividere un popolo sacrificandolo a interessi geopolitici, chiamandolo cioè insensatamente a scegliere da che parte stare al prezzo di mettere a repentaglio la propria Lebenswelt, non deve mai più accadere.
In sala presente anche Franz Thaler, l'autore del libro "Unvergessen" (Dimenticare mai)
Oltre alle lettere citate, il volume contiene anche contributi di Gustavo Corni, Carlo Romeo, Werner Pescosta, Helmut Alexander, Josef Gelmi, Martha Verdorfer, Alessandra Zendron (la quale si concentra per esempio su un aspetto poco noto, ossia le reazione alle opzioni da parte dei “tirolesi italiani”), Stefan Lechner, Christoph Franceschini e Günther Pallaver. Autori di un Sudtirolo “indiviso” e capace di guardare in modo comune alla propria tragica storia (finalmente) passata.