Landtagswahlen 2023
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Politica | Parità di genere

Donna tira donna

Le elezioni comunali del 4 maggio sono l'occasione per chiederci cosa non ha funzionato a sinistra nella promozione di una classe classe dirigente femminile.
  • L’impasse nel centrosinistra sulla candidatura a sindaco/sindaca di Bolzano è l’occasione per me di riflettere  su cosa non ha funzionato a sinistra nella promozione delle pari opportunità se ad ogni appuntamento elettorale, quando si tratta di candidature a cariche monocratiche, noi donne siamo a rivendicare che “stavolta tocca proprio ad una donna” mentre la destra ha già portato a palazzo Chigi la prima presidente del consiglio. 

    Il mio non è un j’accuse (sul banco delle imputate ci sono anch’io) è semmai lo sprone per imboccare un percorso virtuoso per le nostre figlie e nipoti.

    Corrono in questi giorni i trent’anni da quando fui candidata per la prima volta al consiglio comunale della mia città. All’epoca non si parlava di pari opportunità, di politiche di genere (venivano definite problematiche femminili), le quote rosa erano proprio sconosciute.  Arrivai sui banchi del consiglio perché i dirigenti del Pds mi chiesero di candidare e mi sostennero, perché occupavo una posizione visibile in lista, perché in virtù della mia professione ero conosciuta. 

    Una volta eletta mi dissi che la mia presenza nelle istituzioni avrebbe avuto un senso se fossi riuscita a favorire la presenza di più donne nei luoghi dove si decide. E mi mossi, non sempre con successo,  perché le norme ed i regolamenti comunali  includessero i presupposti perché ciò accadesse.

     

    Ma le norme, che pure sono un enorme passo avanti, da sole non bastano. 

     

    Ma le norme, che pure sono un enorme passo avanti, da sole non bastano. Torno alla mia esperienza personale: in quel lontano 1995 ad essere elette fummo in due. Una divenne assessora, io consigliera e capogruppo. Qualche anno più tardi quando la mia collega venne chiamata ad incarichi politici più alti, le subentrai nel ruolo di assessora che ricoprii per 10 anni. In quegli anni cercai di “crescere” un’erede, una giovane che imparasse le regole non scritte della politica e vi portasse il vento fresco del “fuori”. E con lei cercai di coinvolgere altre donne perché la politica senza le competenze e la creatività femminile è povera. Ma qualcosa nel meccanismo si è inceppato.

    Non do responsabilità ad altri, non mi chiamo fuori. Semplicemente chiedo a noi donne di centrosinistra, che abbiamo avuto ed ancora abbiamo responsabilità politica e che possiamo incidere da posizione di potere, se abbiamo coltivato e fatto crescere una classe dirigente femminile. 

    Senza nulla togliere alla società civile, di cui io stessa sono espressione, alla politica si viene addestrate. Ed i modi, i luoghi dove farlo sono molteplici: dagli organismi politici ed istituzionali, all’associazionismo in senso lato, tanti per citare due esempi. 

    La domanda che pongo a me stessa è: perché quando si arriva al dunque, con tutta le potenzialità femminili presenti nei territori, non abbiamo figure addestrate su cui puntare senza se e senza ma? In cosa abbiamo mancato? Porsi la domanda e darsi la risposta può servire per non farsi trovare spiazzate al prossimo appuntamento elettorale visto che i modelli a cui ispirarsi non sono più sufficienti: su quelli la destra ci ha già superato.