Il disagio dei bolzanini
L’analisi della SVP bolzanina sul proprio risultato elettorale è stata ieri spietata ed ha avuto modo di manifestarsi prima nelle parole pronunciate da Luis Walcher su Salto e poi nell’espressione tiratissima del vicesindaco Ladinser a braccetto con Spagnolli nell’assicurare “coerenza rispetto alle scelte precedentemente fatte”.
A Bolzano la SVP il 10 maggio ha ottenuto 6105 voti, perdendo un terzo dei consensi rispetto ai 9007 ottenuti 5 anni fa. Un disastro, come ha giustamente fatto notare Walcher.
Nei voti espressi la Stella Alpina ha ottenuto il 15,7% dei consensi ma, attenzione, i 6015 voti ottenuti sono il 7,78 rispetto ai 78.444 aventi diritto al voto.
Risulta quindi più che evidente un vero e proprio crollo di rappresentanza da parte della Stella Alpina nei confronti del target principale e popolazione di madrelingua tedesca residente nel capoluogo.
Nella Bolzano ‘italiana’ (n.d.r. sempre di più in futuro dovremo domandarci se parlare in questi termini abbia ancora veramente un senso) il discorso è radicalmente diverso, se non opposto.
Mentre dal punto di vista etnico a Bolzano la popolazione di madrelingua tedesca ha a disposizione un solo partito (nelle comunali del 2015 ancora una volta Freiheitlichen e Süd-Tiroler Freiheit hanno scelto di non presentarsi), nel mondo di lingua italiana sono stata invece molte (troppe) le formazioni politiche scese in campo.
Ma, fatto interessante, in questo 2015 il tema della contrapposizione etnica con il mondo di lingua tedesca è stato semplicemente ignorato. Neppure i partiti più teoricamente predisposti in questo senso come Unitalia, Casapound e Lega, durante la campagna elettorale hanno speso una parola in termini di tradizionale ‘rivendicazione etnica’, nazionalistica, linguistica o… territoriale.
Per questi motivi sarebbe interessante ora - al di là dell’appuntamento con il ballottaggio del 24 maggio e della difficile se non impossibile successiva identificazione di una maggioranza in consiglio comunale - tornare a riflettere sul tema del ‘disagio’, molto gettonato se non abusato negli scorsi anni.
Ma - attenzione - si tratta ora non più del disagio degli ‘italiani’ ma, a ben vedere, dei bolzanini.
L’elettorato spaesato ed evidentemente demotivato (33mila elettori su 78mila sono rimasti a casa) ha ‘prodotto’ un nuovo consiglio comunale di 45 membri facenti parte di 18 partiti. Nel quadro di una legge elettorale che, evidentemente, non consente a nessuno di governare con la necessaria serenità, come abbiamo avuto occasione di appurare negli ultimi 15 anni, fino a giungere quasi all’assuefazione.
Ce n’è per mettere al lavoro sociologi e politologi, evidentemente. Il problema è che tale profonda riflessione dovrebbe avvenire su una spinta consapevole da parte della politica. Ma quale?
In merito ai flussi elettorali a Bolzano il blogger di Salto Gianluca Trotta intanto in queste ultime ore ha proposto in un commento un suo interessante contributo, che rilanciamo per tutti i lettori, invitandoli a dire la loro.
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In attesa che ci siano i dati definitivi su cui qualche esperto di flussi elettorali potrà fare delle analisi precise, ho fatto (in maniera del tutto dilettantesca) alcuni conti basandomi sui dati dei voti di lista per ora ufficializzati.
Per prima cosa, a Bolzano, se ho calcolato bene, si sono persi circa 7.500 voti di lista validi (erano 46.000 alle precedenti comunali, sono ora 38.500 circa). Dato piuttosto significativo, su cui qualcuno dovrà pur fare qualche "mea culpa".
I voti di lista, a mio parere, sono in alcuni casi lampanti: la SVP perde circa 3.000 voti; la galassia Popolo delle Libertà sfiorava quasi i 10.000 voti, ora (ma non è facile stabilire chi siano gli "eredi") la lista per Urzì ne ha avuti circa 2.500, Lista Benussi (che però era in una aggregazione diversa) e Forza Italia circa 1.400 ciascuno. Non so bene chi occorra includere in questo calcolo: ma a occhio e croce c'è un crollo di circa la metà.
La Lega passa da 2.500 a 4.300.
Il M5S arriva quasi a 3.800, guadagnando circa duemila voti (che mi pare un risultato significativo per un movimento che a livello nazionale alcuni davano per ormai in disfacimento).
Il PD passa da quasi 8.000 a 6.500. Ma ci sono i 2.500 della Lista per Spagnolli, ma non so se ci può essere continuità fra questi due voti.
I Verdi passano da 3.000 a 2.000.
La "destra italiana", se si mettono assieme gli 850 di Unitalia (che appoggiava Urzì) e i 920 di Casapound (che appoggiava Benussi) paiono sempre gli stessi: Unitalia aveva sui 1.600 alle scorse elezioni. Ma se ci mettiamo dentro anche Fratelli d'Italia con i suoi circa 800, si vede un po' di crescita.
Mi fermo qui, sperando di non avere fatto troppi errori di calcolo. E in attesa che qualcuno di competente dica la sua sui cosiddetti "flussi elettorali".
lega, benussi, forza italia
lega, benussi, forza italia und aanc sind nicht "destra"?
In risposta a lega, benussi, forza italia di Harald Knoflach
Naja stell dir vor...
Naja stell dir vor... Spagnolli soll sogar "(centro)sinistra" sein! Dann ist Benussi freilich "centro".