Politica | scuola

Colloqui, non passa la linea dura

Gli assessori leghisti si oppongono, Kompatscher prova a mediare e Achammer ritira la delibera. "Pensiamo a misure obbligatorie per tutti e tre i sistemi scolastici".
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Foto: Sophie Körner / salto.bz

Nulla di fatto in Giunta provinciale sui colloqui linguistici preliminari nelle scuole: forse anche spinti dalle accuse di troppa accondinscendenza nei confronti dell'Svp e dall'avvicinarsi delle elezioni, gli assessori leghisti hanno difeso con energia le loro idee e Philipp Achammer ha quindi deciso di non forzare il tiro da tre punti e chiesto un time out. Nessuno strappo, dunque. Anche se l’anno scolastico è ormai avviato, è probabile che la delibera venga ripresentata prima del voto del 22 ottobre, anche perché negli  ultimi mesi la Stella alpina ha dimostrato di essere pronta a tutto pur di mettere in atto iniziative che strizzino l’occhio al proprio elettorato. Comunque il dato nuovo - e per certi versi inatteso - è che il presidente Arno Kompatscher ha deciso di vestire i panni del mediatore, dando un contributo decisivo alla nuova direzione che dovrà  prendere il futuro provvedimento. E cioè si dovrebbe trattare non più di un’iniziativa unilaterale a tutela della “scuola tedesca” ma del sistema scolastico nel suo complesso.

La delibera preparata dall’intendenza tedesca che era oggi (12 settembre) in discussione nell’esecutivo aveva in realtà fatto rizzare i capelli anche ad alcuni pasdaran della “involuzione”. Troppo rigida (ne avevamo riferito qui). L’assessore Massimo  Bessone (con un comunicato stampa) e il collega titolare della delega alla scuola Giuliano Vettorato (con dichiarazioni oggi riportate dai giornali), avevano messo in chiaro che loro, così, non ci stavano.  “Prendo atto delle intenzioni del collega Achammer – scriveva ad esempio ieri Bessone - di introdurre un colloquio obbligatorio dei dirigenti scolastici con le famiglie atto a discriminare se un bambino sia in grado o meno di frequentare la scuola tedesca o se i genitori abbiano la possibilità o meno di seguirlo negli studi. Sono certo che questa sua decisione abbia una sua logica e sia atta a tutelare il proprio gruppo linguistico, la propria scuola. Da rappresentante politico del gruppo linguistico italiano però non posso accettare che il partito di maggioranza tuteli il proprio gruppo linguistico e la propria scuola, a discapito della scuola e del gruppo linguistico italiano! Perché la scuola italiana non può essere il contenitore di “serie B” che accoglie tutti i ragazzi rifiutati dalla scuola tedesca”.

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Arno Kompatscher: "Le misure devono riguardare tutti e tre i sistemi scolastici" (Foto O. Seehauser)

 

Ma al di là della velleitarietà dei corsi imposti ai genitori, da quanto ha riferito Kompatscher sembrano essere finalmente tornate ad avere un peso le forme di sostegno per favorire l’inserimento di bambini e ragazzi in difficoltà. Perché il punto è proprio questo: puntare unicamente il mirino sui genitori che devono fare un "atto di sottomissione" equivale ad alzare pericolose barriere; puntarlo, invece, sugli aiuti da fornire agli alunni, consente di tenere almeno saldo il principio della inclusività nella scuola.   

“Abbiamo condiviso l’idea di - ha detto Arno Kompatscher in conferenza stampa - rinviare la delibera e di avere un approccio per il quale il problema riguarda tutte le scuole, quella tedesca, quella italiana e quella ladina e non solo una.  Da oltre dieci anni abbiamo in tutte le scuole alunni che fanno fatica a seguire lezioni perché non conoscono la lingua e in alcuni casi nessuna delle lingue parlate localmente. Tutti i Paesi europei hanno questo problema e tutti adottano delle contromisure. Il punto è che per agire ci vuole la collaborazione delle famiglie perché ovviamente la scuola da sola non è che possa recuperare tutte le situazioni di difficoltà in poche settimane. Questo non può funzionare neanche se si aumentano gli insegnanti di sostegno. L'obiettivo condiviso oggi da tutti gli assessori  è che dobbiamo prevedere la possibilità di poter chiamare i genitori per dei colloqui iniziali e poter dire loro: proviamo ad avviare un progetto insieme per dare un sostegno ai figli? Un colloquio che deve servire per capire in che modo i genitori potranno sostenere il bambino se questo ha difficoltà, per capire se c'è la disponibilità a frequentare corsi, e con questo intendiamo sia attività aggiuntive che vanno organizzate per il bambino, sia corsi per i genitori … Per fare tutto ciò serve una specie di accordo tra famiglie e genitori che sia nell'interesse del bambino. Il nodo è come fare in modo di rendere queste misure effettivamente obbligatorie, come comportarsi se una famiglia neppure si presenta. Su questo verrà elaborata una proposta”.

A successiva domanda Kompatscher risponderà che il ricorso alla commissione prevista dal Pacchetto (si veda articolo precedente) non è al momento sul tavolo come invece aveva detto esplicitamente Achammer. “Ma va trovato un modo per rendere le misure efficaci. E’ un dato di fatto che se le famiglie collaborano i problemi vengono superati. Poi, ribadisco, che l’impostazione di massima sarà che queste misure riguardino l’intero sistema scolastico. Questo sarà il nostro approccio”