Politica | L'analisi

La malattia e la cura

Il capoluogo si trova a gestire le macerie di un avvilente fallimento politico. Dicono la loro 4 giornalisti nell’incontro organizzato a Bolzano dal Forum democratico.

“No! Il dibattito no!” diceva un imberbe Nanni Moretti nel suo film d’esordio “Io sono un autarchico”. Viene da pensarlo, perlomeno dopo l’ultimo showdown politico del capoluogo, ogni qualvolta si tenti un esercizio di dialettica politica. Il motivo: sviscerate tutte le possibili ragioni per cui il governo della città è capitolato, quello che resta da fare per intrattenere il pubblico pagante è sacrificarsi al gioco della psicopolitica. Sacrificio a cui la compagine giornalistica si presta inequivocabilmente volentieri (anche quando non esplicitamente richiesto). Una discussione sul futuro di Bolzano fra giornalisti, appunto, è andata in scena ieri, 11 novembre, al Circolo della Stampa a Bolzano. Presenti Toni Visentini (Corriere dell’Alto Adige), moderatore della serata organizzata dal Forum Democratico (e nello specifico da Alberto Stenico e Barbara Repetto), Arnold Tribus (direttore del quotidiano Tageszeitung), Paolo Campostrini (Alto Adige) e Luca Sticcotti (salto.bz). Tema dell’incontro il futuro di Bolzano; tante infatti - come ha sottolineato Visentini -  sono le questioni sul tavolo che peseranno indubitabilmente sulle possibili alleanze, dalla legge elettorale al referendum sull’aeroporto che si terrà a ridosso delle elezioni di primavera”, come tante sono le incognite, prosegue il giornalista: “il centrosinistra, ad esempio, si presenterà nella sua veste tradizionale oppure aprirà verso il centro?”.

Il problema, per inciso, non è solo il Pd che si auto-affonda ma la crisi generale dei partiti di lingua italiana, analizzata prontamente da Tribus: “da nessuna parte del mondo ci sono 18 partiti come da noi, ci ridono dietro dappertutto e la gente è stufa, ha la sensazione che il fallimento sia totale”. Ne è un lampante esempio la presunta candidatura a sindaco di Bolzano dell’ex presidente della Provincia Luis Durnwalder, “che la dice lunga sulla miseria della classe politica italiana”, commenta il giornalista. A fargli eco Campostrini: “c’è bisogno di una politica che si carichi sulle spalle un programma e che lo porti avanti, serve una visione complessiva della città senza spezzettare continuamente i problemi. Ho notato che ultimamente le riunioni di partito si fanno in base ai titoli dei giornali”. Secondo Sticcotti, invece, “occorre intercettare quello che è il sentimento dei cittadini oltre che le loro esigenze, l’esperienza del quartiere Piani insegna. La conflittualità legata alla presenza di tanti piccoli partiti che non comunicano fra loro esiste, interessante mi sembra invece l’esperimento delle liste civiche”. 

Zenit della discussione, che ha lasciato fuori diversi attori del baccanale della politica a favore di acrobazie analitiche snocciolate in piccionaia, è stato il ruolo, nella battaglia per il potere, della Svp, “solido colosso in crisi alla ricerca di una maggioranza fuori dal vetusto blocco del centrosinistra, schiavo come nella passata legislatura dei diktat dei Verdi, con l’ipotesi di allargare al centro ma senza mai nominare il centrodestra, insidia dell’autonomia”, ha chiosato Tribus. Il modello di Laives che vede la Volkspartei alleata del “centrodestra italiano” del sindaco Christian Bianchi, potrebbe essere potenzialmente perseguibile anche a Bolzano dove, di fatto, è solo la Lega (acefala, va detto, senza il capomastro, imbonitore di folle, Matteo Salvini) a catalizzare ancora un pacchetto di voti consistente? Si torna allora a considerare le liste civiche, “quella di Jakob Brugger, con le sue velleità interetniche, è un modo per inventarsi una piccola coalizione, quella degli Arbeitnehmer di Helmuth Renzler, la ‘Kleine Edelweiss’, il massimo della stoltezza politica, per attirare il cosiddetto voto popolare”, sottolinea il direttore del Tageszeitung.

Il nodo nevralgico resta naturalmente quello di riconquistare la fiducia degli elettori passando anche per la rete: “una buona fetta di votanti, soprattutto giovani, si trova sul web e in particolare sui social - ha spiegato Sticcotti - e non si può non tenerne conto; Facebook poi è diventato lo strumento di comunicazione politica per eccellenza, come non ricordarsi del 'Diario di bordo' dell’ex sindaco Spagnolli'. “Quella di accaparrarsi voti attraverso la rete - ha ribattuto infine Tribus - è un’illusione, e poi bisogna sfatare il mito che su internet viaggino principalmente i giovani, perché molti degli utenti sono spesso dei sapientoni annoiati con più di qualche anno sulle spalle”.