Politica | Fondi

Gruppi consiliari a secco?

La riforma del Senato prevede forti tagli che interesseranno i consigli provinciali delle Autonomie. Gli assistenti rischiano il licenziamento?

Si è parlato molto, nell'ultima settimana, della “madre di tutte le riforme” - come l’ha definita il premier Matteo Renzi - ovvero la riforma del Senato che, sostanzialmente, prevede un Senato non più elettivo e l’eliminazione del “bicameralismo paritario”. La Camera, in pratica, potrà approvare gran parte delle leggi senza bisogno dell’approvazione del Senato, che inoltre non avrà più la possibilità di revocare la fiducia al governo. C’è però un articolo, nel disegno di legge che fa riferimento a questa riforma, che fa trasalire i componenti del consiglio provinciale altoatesino. Il motivo: l'azzeramento dei fondi ai gruppi consiliari, fondi che includono i costi per la cancelleria e per il mantenimento di uffici e assistenti. “A pagarne le spese - riferisce il consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì sul quotidiano Alto Adige - saranno soprattutto le opposizioni, perché il taglio è legato al gruppo consiliare, mentre chi è in maggioranza avrà i fondi specifici riservati alle cariche consiliari, come chi è nelle commissioni, la presidenza e la segreteria”. Una norma che diventerebbe automaticamente ingiusta, prosegue Urzì che aggiunge: “la prima critica: tagliano ai gruppi consiliari e non a quelli parlamentari; la seconda: dovendo fare questa scelta, la si doveva fare omogenea, e tagliare a tutti allo stesso modo a prescindere dalle cariche, in questo modo almeno sarebbe stata una riduzione di fondi equilibrata”.

Secondo il consigliere dei 5 stelle Paul Köllensperger si tratta di un attacco all’autonomia dei consigli regionali e l’auspicio è che la riforma si areni in Senato. “Noi siamo da sempre sostenitori dell’abbattimento dei costi della politica, e per primi abbiamo chiesto la riduzione degli stipendi dei parlamentari e dei politici a tutti i livelli, ma in questo caso si mette a repentaglio la possibilità di lavorare, questa norma avrà effetti devastanti in consiglio, il potere legislativo ne risentirà in maniera decisiva”, così Köllensperger al quotidiano citato. Non gioisce del presunto rischio nemmeno la Svp - impegnata già da qualche tempo ormai a risollevare le proprie sorti economiche - che, in caso di approvazione della legge, dovrebbe fare i conti con un ulteriore dazio da dover sborsare.