Economia | Aziende

“I sogni si possono realizzare”

Intervista a Vinicio Biasi, fondatore di Microgate, che venerdì 16 settembre sarà protagonista del nuovo Salto Talk inserito nell’ambito della festa Rosengarten Planet.

Nel corso dell’incontro - che si svolgerà presso il giardino del Hotel Luna di Bolzano con inizio alle ore 18 - il fondatore di Microgate racconterà il percorso vincente della sua azienda, riuscita in 30 anni a divenire un vero e proprio fiore all’occhiello del hi-tech mondiale.  
Oggi Microgate si muove in numerosi settori, spaziando dal supporto per la costruzione dei più grandi telescopi del mondo alle consulenze dedicate alla ricerca applicata nello sport, sia a livello di prestazioni agonistiche che di vera e propria medicina sportiva. Con importanti sviluppi anche nell’ottica delle nuove vie per la cura e prevenzione di importanti come l’Alzheimer.
A Vinicio Biasi abbiamo chiesto di presentarci in anteprima i tratti salienti della sua avventura professionale vincente

salto.bz : Come mai un’azienda di successo nel settore del hi-tech è rimasta a Bolzano?
Vinicio Biasi - Siamo di qui e siamo partiti da qui. Siamo radicati nel nostro territorio anche perché l’Alto Adige ha dei vantaggi anche per le aziende che si occupano di ricerca e sviluppo. Qui abbiamo qualità della vita e un bel ambiente. E questo è importante per i ricercatori, che sono gente che pensa e inventa. Lavoriamo soprattutto con l’estero e la localizzazione in Alto Adige porta sicuramente dei vantaggi a livello italiano. Poi va tenuto presente che si parla di Alto Adige nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera), senz’altro l’atteggiamento è diverso rispetto a quello che si potrebbe avere rispetto ad altre regioni italiane. La fama della nostra provincia è che si lavori seriamente. E un altro vantaggio è legato al fatto che se troviamo dei tecnici altoatesini, anche se devo dire che non è facile, riusciamo ad avere la combinazione tra la precisione tedesca e la creatività italiana. 

Solo vantaggi in Alto Adige?
Beh, no. Qui abbiamo problemi soprattutto con il costo e le lungaggini legate all’assegnazione dei terreni. Ne abbiamo fatto esperienza nel percorso che ci ha portato ad iniziare la costruzione in questi mesi della nostra nuova sede in via Einstein. 
Poi c’è il problema della raggiungibili che è senz’altro significativo. Per non parlare del fatto che se fai venire un ingegnere a lavorare a Bolzano devi pagarlo di più perché qui il costo della vita è molto più alto in generale.

Il sostegno della Provincia è stato determinante per consentirvi di crescere e restare a Bolzano?
Il sostegno per le aziende che fanno ricerca e sviluppo e puntano alla ribalta internazionale esiste senz'altro. Noi abbiamo fatto molte domande e in questo senso ci hanno sempre sostenuto finanziariamente. Il sostegno è sicuramente maggiore rispetto ad altre province d’Italia. L’aiuto è particolarmente importante per le start up. 

In realtà strutturalmente siete divisi in due aziende, vero?
Sì: la Microgate con i settori Engineering, Professional Timing, Traning & Sport e Medical Rehab. Poi abbiamo anche la MPD (Micro Photon Devices) , che è uno spin off di Politecnico e Microgate che si occupa di contatori di fotoni. 

In realtà voi siete partiti, anche un po’ per caso, dal Professional Timing, vero?
Siamo partiti da necessità di tipo sportivo. Sia io che mio fratello Roberto, che è la mente tecnica dell’azienda, praticavamo lo sci. Mio fratello era anche nella nazionale universitaria all’epoca ed è capitato proprio in quel contesto di inventare un cronometro via radio per monitorare i tempi durante gli allenamenti. Io all’epoca facevo un lavoro che non c’entrava nulla con tutto ciò, ma il mio sogno era sempre stato quello di riuscire a produrre qualcosa. E abbiamo colto la palla al balzo ed abbiamo sviluppato, brevettato e quindi diffuso questo sistema che in breve tempo è diventato lo standard del settore a livello internazionale nel cronometraggio sportivo. Da lì siamo partiti e il resto si è sviluppato un po’ a cascata. 

Siete partiti da zero?
Sì, in una soffitta in via Druso. E lavorando nel tempo libero perché mio fratello era ancora studente e io avevo un altra attività. Comunque fin da subito abbiamo avuto l’idea di combinare l’innovazione tecnica con il design. Realizzando un’apparecchiatura portatile e anche bella da vedere, piena di colori. Oggi con le nostre apparecchiature vengono cronometrate anche il Tour de France, il Giro d’Italia, la Parigi-Dakar e numerose altre manifestazioni sportive di livello internazionale. 

Come avete fatto a passare dai cronometri alle lenti dei telescopi più grandi del mondo?
C’è stato tutto un insieme di coincidenze. Dopo l’università mio fratello ha fatto il dottorato di ricerca durante il quale con il direttore dell’istituto di astrofisica di Arcetri ha iniziato a fare le prime simulazioni matematiche su una nuova tecnologia detta delle ottiche adattive che potenzialmente avrebbero potuto consentire di ovviare ad un grosso inconveniente che avevano le lenti dei telescopi di allora. E cioè i limti nella messa a fuoco dell’immagine dovuta alla distorsione causata dalla nostra atmosfera. In maniera piuttosto incredibile siamo riusciti prima a convincere la comunità internazionale di sperimentare la nostra nuova tecnologia e quindi addirittura a diventare noi stessi i fornitori di queste apparecchiature per i più grandi telescopi che si sono da quel momento realizzati. Tra l’altro molto più potenti di quelli precedenti anche grazie alla nostra tecnologia. 

E’ in questo modo che siete diventati partner della costruzione dei più grandi telescopi mai realizzati e che tra qualche anno saranno operativi in Cile?
Proprio così. 

Qual è la dimensione della vostra azienda oggi?
Siamo rimasti piccoli, anche se stiamo costruendo la nostra nuova sede in via Einstein. Siamo 38 persone di cui 16 sono ingegneri e 5 sono di livello superiore. Gli altri sono tutti o laureati o periti elettronici. 

La produzione è tutta a Bolzano?
La nostra enorme gamma di prodotti viene sviluppata e prodotta interamente a Bolzano. Solo per il montaggio dei circuiti stampati ci affidiamo a ditte specializzate che poi ci consegnano il prodotto premontato che poi noi completiamo e testatiamo definitivamente. 

La distribuzione del prodotto è anch’essa gestita dall’Alto Adige?
Sì. Esportiamo in 40 paesi e quindi abbiamo distributori un po’ dappertutto. 

Il mercato principale è quello degli USA?
Sì, senz’altro. Soprattutto per quanto riguarda i telescopi e il medicale.

Per concludere: com’è successo che vi siete anche sviluppati nei settori del training e della medicina sportiva?
Ci siamo arrivati dal lavoro sui cronometri. Nel mondo del training sprotivo c’era un’esigenza di mercato relativa alle attrezzature volte ad analizzare in maniera molto precisa la performance dell’atleta. Anche in questo le nostre apparecchiature sono diventate presto uno standard, fino ad essere utilizzate anche nella preparazione atletica di atleti olimpionici. E - in Italia - dal 70-80% delle squadre di calcio di serie A. Oltre a Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, ecc.

 

 

Lo scopo di queste apparecchiature è quello di limare anche solo le minime imperfezioni della performance per consentire di raggiungere risultati sportivi ancora migliori?
Esatto. E questo approccio naturalmente ci ha portato anche ad entrare in contatto con la medicina sportiva. 

Insomma: la vicenda di Microgate è la dimostrazione che ancora oggi combinando sogni e grande determinazione è possibile emergere. A livello mondiale e mantenendo il cuore a Bolzano. 
Il nostro è una sorta di sogno realizzato. Ma ancor di più per questo mi preme allora dire, soprattutto ai giovani, che i sogni davvero si possono realizzare. Anche se si è senza soldi e si parte da una soffitta in via Druso. I capitali di partenza di certo aiutano, ma è possibile farcela anche solo se si ha coraggio, si rischia in prima persona e si ha sopratutto un grande spirito di sacrificio.