L'odissea dei nomi in Alto Adige
In einer zweiseitigen Analyse in der österreichischen Tageszeitung DER STANDARD ist Gerhard Mumelter letzthin auf das Verhältnis der Sprachgruppen in Südtirol, den Toponomastikstreit und das Unbehagen der Italiener eingegangen. Das italienische Wochenmagazin internazionale hat den Artikel in der letzten Ausgabe in gekürzter Form übernommen.
Pubblichiamo qui l'articolo di Internazionale ripreso dal quotidiano austriaco Der Standard (traduzione a cura di Nicola Vincenzoni) in forma leggermente
ridotta. Hier können sie den Standard-Artikel in der Originalfassung lesen.
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A 65 anni dalla morte, il geografo Ettore Tolomei scalda ancora gli animi dell’Alto Adige. Nato nel 1865 in Trentino, all’epoca territorio austriaco, dedicò la sua vita a italianizzare l’Alto Adige. I suoi sforzi per annettere il Trentino al Regno d’Italia cominciarono nel 1901. Nel 1904 ha scalato il monte Klockerkarkopf, alto 2.912 metri, al confine con l’Austria. Tolomei lo definì il punto più a nord della penisola e lo chiamò Vetta d’Italia. Poi tradusse migliaia di toponimi con corrispettivi italiani, molti dei quali inventati. Nel suo testamento chiese di essere sepolto con la testa rivolta a nord, per “vedere anche l’ultimo tedesco ricacciato oltre il Brennero”. Questa sua volontà alla fine non fu rispettata. Nel 1979 un attentato distrusse la sua tomba scaraventando la salma imbalsamata oltre il muro del cimitero. Ma la più dura sconfitta del senatore fascista è postuma: quasi tutti i nomi di luogo che aveva introdotto stanno per essere cancellati.
E in Alto Adige, dove ogni problema etnico diventa politico, non mancano le polemiche. La contesa sui toponimi va avanti da decenni e in futuro i fantasiosi nomi italiani spariranno: la futura legge provinciale dovrebbe riparare il torto fascista, ma sta creando nuove tensioni. La scelta della commissione paritetica di preservare circa 500 toponimi italiani, quelli più usati, è un atto di buonsenso, oppure, come afferma chi protesta, un segnale della “dominazione tedesca”?
Il costituzionalista Francesco Palermo, presidente della commissione paritetica per il Trentino-Alto Adige, in cui siedono i rappresentanti dell’Alto Adige e del governo di Roma, conosce perfettamente gli umori e le idiosincrasie dei gruppi linguistici. Palermo, 47 anni, laureato all’università di Innsbruck, oggi insegna a Verona, ed è stato eletto senatore con una lista comune del Partito democratico (Pd) e della Südtiroler Volkspartei (Svp). Per Palermo è ragionevole conservare solo i nomi che gli italiani effettivamente usano. La località sciistica di Obereggen, vicino a Bolzano, si chiama anche San Floriano, ma perfino gli italiani usano il nome tedesco. Intanto 102 senatori italiani hanno chiesto al presidente della repubblica di conservare i toponimi di Tolomei e chiedono una decisione della corte costituzionale.
La scelta della commissione paritetica di preservare circa 500 toponimi italiani, quelli più usati, è un atto di buonsenso, oppure, come afferma chi protesta, un segnale della “dominazione tedesca”?
Lo svantaggio
Il consigliere provinciale del movimento L’Alto Adige nel cuore (centrodestra), Alessandro Urzì, ha definito il provvedimento della commissione paritetica “un massacro ai danni del gruppo linguistico italiano”. Invece un gruppo di intellettuali italiani difende il nuovo provvedimento sul sito bilingue salto.bz: “Che senso ha mantenere diecimila toponimi inventati e mai usati nel linguaggio comune?”. Il provvedimento della commissione arriva in un momento delicato. In Alto Adige, infatti, i conflitti etnici si ripresentano con un’inversione delle parti: ora sono gli italiani a sentirsi in svantaggio. E non del tutto a torto, dato che il loro numero diminuisce costantemente. Mentre la popolazione di lingua tedesca è cresciuta quasi del 20 per cento dal 1971 a oggi, quella italiana è calata del 16 per cento. In dieci anni il numero dei consiglieri provinciali di lingua italiana è passato dal 23 al 14 per cento: oggi nella giunta siede un solo italiano. In molti comuni anche i carabinieri parlano tedesco.
Da settimane il disagio degli italiani alimenta accese polemiche. Soprattutto nelle pagine del quotidiano italiano Alto Adige, da poco acquistato dallo stesso editore del quotidiano Dolomiten, il concorrente tedesco. L’acquisizione ha rafforzato in molti italiani la convinzione di un dominio tedesco. Inoltre alle ultime elezioni comunali la lista di CasaPound, il gruppo di estrema destra, ha ottenuto quattro seggi registrando qui il suo record nazionale.
In questa lotta surreale sui toponimi, alimentata dai partiti di destra sia tedeschi sia italiani, gli stati d’animo sembrano contare più dei fatti. La stampa nazionale non perde l’occasione di soffiare sul fuoco: “In questa parte del paese gli italiani vivono come veri eroi”, ha scritto il Corriere della Sera. Sul sito della consigliera regionale del movimento indipendentista Südtiroler Freiheit, Myriam Atz-Tammerle, si vede un’aquila che si libra in cielo con le ali spiegate. Nell’artiglio sinistro stringe una catena spezzata: “Sudtirolo, liberati dalle tue catene”. Ma la retorica patriottica oscura la risposta alla domanda fondamentale: quali sarebbero le catene che la benestante provincia dell’Alto Adige dovrebbe spezzare? Con un pil pro capite di 40mila euro lordi all’anno è negli standard tedeschi e rientra tra le regioni più ricche d’Europa. Il tasso di disoccupazione è solo del 3,7 per cento e i turisti aumentano, con un record di 30 milioni di presenze all’anno.
Il consigliere regionale Roberto Bizzo, pressato dai partiti italiani di destra, ha ritirato il suo appoggio al provvedimento. Bizzo è stato eletto nelle liste del Pd, che insieme alla Svp fa parte del governo di coalizione di Bolzano. Palermo aveva richiesto un voto unanime: “Altrimenti la pace sociale dell’Alto Adige sarebbe stata minacciata, a vantaggio degli estremisti”, spiega.
Il conflitto culturale è seguito da molti altoatesini. Tra questi ci sono gli imprenditori, le famiglie plurilingue e gli elettori dei partiti non etnici, come Verdi, Pd e Movimento 5 stelle. E quella parte della popolazione che ha a cuore la cultura cosmopolita di Bolzano, dove c’è l’unica università trilingue d’Europa, giudicata dal Times tra le dieci migliori piccole università del mondo. Nella provincia di Bolzano la Svp, il partito di maggioranza con il 45,7 per cento dei voti, teme la propaganda dei tre partiti di destra antitaliani, per i quali potrebbero votare un quarto degli elettori.
In Alto Adige i pregiudizi culturali sono radicati da decenni. Quando Philipp Achammer, presidente della Svp, dichiara che “imparando una lingua nessuno perde niente”, va considerato un progresso.
Per l’alpinista italiano Reinhold Messner il conflitto è “uno spettacolo pietoso”, che rischia di minacciare la pace sociale nella regione. Per ora un’uscita dall’impasse non si vede.
"ha a cuore la cultura
"ha a cuore la cultura cosmopolita di Bolzano, dove c’è l’unica università trilingue d’Europa": lachhaft, da die Staatssprache haushoch dominiert und die anderen beiden Sprachen mehr und mehr zum Feigenblatt werden. Ähnlich weiterhin auch die Kommunikationsverhaltensweisen in Bozen und wo sonst noch viele Italiener sind: die Staatssprache ist immer die erste Option um die "schwere" deutsche Sprache zu vermeiden, auch wenn jüngere Generationen der Italiener eindeutig besser Deutsch verstehen (wollen).
In risposta a "ha a cuore la cultura di Martin B.
Verdammte Italiener! Sie
Verdammte Italiener! Sie reden sogar Italienisch miteinander??? :O
In risposta a Verdammte Italiener! Sie di utente cancellato
Ja verdammt: Lateinisch wäre
Ja verdammt: Lateinisch wäre besser -_-
In risposta a "ha a cuore la cultura di Martin B.
naja, sind immer die Andere
naja, sind immer die Andere die Böse... a propo Staatssprache, zählt südtirolerisch auch dazu?!? Wenn man durch die Landesämter oder, noch besser, die Gemeindämter geht, hat man fast diese Eindrück ....Oder?!?
Einige kurze Anmerkungen:
Einige kurze Anmerkungen:
Detaillierte Erklärungen zu den wissenschaftlichen Ansätzen der angepeilten Lösung zur Toponomastikfrage wären meines Erachtens in einem solchen Beitrag sehr hilfreich.
Das Etikett des "Disagio" sollte nicht leichtfertig der Befindlichkeit der italienischen Sprachgruppe aufgepappt werden, da zwar geschickt eine international aufgedröselte Polemik inszeniert wurde, das Thema Ortsnamen aber an real empfundenen Problemen der Menschen im Lande vorbei geht.
Die RAI und andere Medien haben gegenüber der Plakataktion Südtiroler Freistaatsbefürworter in Rom deutlich gemacht, welche geballte Kraft an Öffentlichkeitswirksamkeit sie in die Waagschale legen können, wenn es darauf ankommt.
Auf diese Stimmungslage wird der gemeinsame Vorstoß des Südtiroler und des Trentiner Landtags für die Überarbeitung des Autonomiestatuts - so es dazu überhaupt kommt - in Rom stoßen, wenn er vom Regionalrat dem Parlament vorgelegt wird.
In Südtirol selbst hat der PD im Landtag und als politische Kraft womöglich derzeit zu wenig politisches Gewicht, um alleine zusammen mit der SVP eine politische Lösung der Ortsnamenfrage durchzusetzen, die auf die breite Zustimmung der italienischen Sprachgruppe zählen kann.
Wie bei anderen Politikfeldern bereits verschiedentlich festgestellt, ist die Vermittlung der angepeilten politischen Lösung der Ortsnamenfrage gegenüber der Bevölkerung und den Medien die wichtigste Prämisse dafür, Akzeptanz zu erzielen - allerdings aufgrund der Komplexität der Problematik sehr schwierig bzw. mit großem Aufwand verbunden.
In risposta a Einige kurze Anmerkungen: di Karl Gudauner
Von einer Plakataktion
Von einer Plakataktion Südtiroler Freitstaatsbefürworter (das sind eigentlich nur die Freiheitlichen) habe ich bisher noch nichts gehört. Möglicherweise liegt hier eine Verwechlung mit der Plakataktion des Südtiroler Heimatbundes vor, bei der es in keiner Weise um einen Freistaat ging. Wenn man Fakten so virtuos durcheinanderwirbelt, dann kann nichts Vernünftiges herauskommen.
Gerhard Mumelter hat, wie
Gerhard Mumelter hat, wie üblich, keine Ahnung von den Dingen, über die er schreibt. Die SVP hat - leider - nicht die Absicht, die von Tolomei erfundenen Ortsnamen abzuschaffen, sondern sie wollte lediglich einige der am wenigsten bekannten und genutzten Ortsnamen eliminieren. Gibt es denn wirklich niemanden, der dem Mumelter einmal ein paar Nachhilfestunden in Zeitgeschichte erteilt? Ich melde mich freiwillig.
In risposta a Gerhard Mumelter hat, wie di Hartmuth Staffler
bitte Hartl mach das doch.
bitte Hartl mach das doch. Kontaktdaten von Gerhard hast du ja.
http://www
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=34330
" In dieci anni il numero dei
" In dieci anni il numero dei consiglieri regionali di lingua italiana è passato dal 23 al 14 per cento: oggi nella giunta siede un solo italiano."
Ciò non era prevalentemente dovuto al fatto che buona parte dell'elettorato italiano ha semplicemente deciso di non andare a votare?
In risposta a " In dieci anni il numero dei di Mensch Ärgerdi…
Nicht Regionalrats-, sondern
Nicht Regionalrats-, sondern Landtagsabgeordnete übrigens.
Come italiano (non alto
Come italiano (non alto-adesino) sono un tantino sconcertato da questa storia in difesa dei nomi che non si usano.
A Sappada esistono questi nomi (vedi Wikipedia)
monte Hobedreier
borgate (vedi Wikipedia) con doppia dicitura (a sinistra c'è quella "italiana", a destra quella sappadina)
Puiche / Puicha
Ecche / Ekke
Kratten / Krotn
Hoffe / Houve
Cottern / Kòttern
Mühlbach / Milpa
Bach / Pòch (sede comunale)
Pill / Pihl
Lerpa / Lèrpa (alt. 1.225 m)
A Sauris esistono questi toponimi
Oberkofel
Mitreichenpoch
Morgenleit
Hinter der Eichen
A Resia esiste il Pusti Gost, più altri toponimi misteriosi paleoslavi
Quanti di questi nomi (e tanti altri) sono "italiani"? TUTTI, visto che gli italiani li usano, come avviene per Obereggen e (a differenza di Obereggen) non hanno neppure pensato di inventarne di altri.
Che ci perdono gli italiani come persone, l'Italianità come essere semi-divino, il retaggio di Cesare e Druso, Roma con la sua schiava, dall'uso di questi nomi? NULLA
Trascinare questa storia serve solo a costruire una pessima politica sulla provocazione (assolutamente riuscita) nei confronti di altri cittadini italiani. Sapere che io, come cittadino italiano di madrelingua italiana, sono forzatamente coinvolto in queste sciocchezze, mi offende
In risposta a Come italiano (non alto di tagliaferro fulvio
Come sempre, un conto è l
Come sempre, un conto è l'autonoma rinuncia ed un altro è la deprivazione da parte di terzi.
Ma le nostre reciproche opinioni ci sono già note ;-)
Vedo sul periodico del CAI
Vedo sul periodico del CAI (nota associazione dei maledetti crucchi) "I rimanenti 32 nomi sono lasciati solo in tedesco perché sono di normale uso in tale lingua". Perché mai lo slavo "pusti gost" rimane tale , quando tutti gli interessati sanno che significa "bosco abbandonato"? Per rispetto verso gli abitanti del luogo, che hanno imparato a conoscerlo come pusti gost dai loro genitori, mentre nessuno ha imparato qualcosa di simile per "bosco abbandonato". Perché questo non dovrebbe valere per i 32 toponimi tedeschi, in cui la situazione è analoga? L'unica spiegazione è la seguente: bisogna punire i sudtirolesi, poiché i poro antenati si sono opposti ai missionari civilizzatori di Mussolini, Starace ecc...Accettare questo principio va benissimo per chi si riconosce nel Duce, dovrebbe essere un tantino più critico per chi crede nella democrazia. Se l'Italia è lo stato dei cittadini italiani, è pure lo stato dei cittadini italiani discendenti dai "criminali" che nel 1915-18 hanno servito il loro paese. Chiunque cerchi di trovare, nella difesa dei toponimi italiani non usati, delle scuse che rimandano alla storia diversa dell'Alto Adige-Sudtirolo rispetto (p.es.) alla Val d'Aosta è sostanzialmente eversivo: si afferma (contro la Costituzione) che ci sono cittadini italiani di serie A (savoiardi da sempre), di serie B (sudtirolesi) e poi, con gli immigrati, arriveremo certamente alle serie più basse. Questi non sono problemi locali (vostri): sono problemi nazionali, che discendono dall'incapacità della nazione italiana di decidere che cosa farà da grande. Chi non risolve tale problema non crescerà mai