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Come fiorire a modo proprio

Dalla sofferenza psichica possono nascere delle opere d’arte. Ariele Eccher e Rosanna Stoffie lo dimostrano attraverso la mostra del progetto “Spaziosissimo” presso il bar del Cristallo.
Spaziosissimo, anime in fiore
Foto: La Strada - Der Weg/Spaziosissimo
  • SALTO: Siamo a ridosso della mostra “Anime in fiore”. Siete emozionate?

    Rosanna Stoffie: Sono contenta, ma l’emozione ha lasciato spazio all’esperienza, perché sono esattamente trentun anni che faccio volontariato in questa associazione che, prima di aderire a La Strada, si chiamava “Il nostro spazio” e che adesso si chiama “Spaziosissimo”. Questa è la quarta mostra che facciamo e si potranno trovare dipinti in acquerelli e lavori in argilla.

  • Spaziosissimo: Anime in fiore Foto: La Strada - Der Weg/Spaziosissimo

    Quanto è complicato, secondo voi, riuscire a trovare un luogo di aggregazione per chi vive una sofferenza psichica?

    Ariele Eccher: Specifico che io rivesto questo ruolo da un anno circa e, quindi, ho cominciato da poco a realizzare il contesto in cui sono inserita. Per me questa è la prima esperienza con delle persone adulte, perché prima lavoravo prettamente con bambini e adolescenti delle scuole e dei centri giovani. Detto questo, io penso che trovare degli spazi di aggregazione non sia facilissimo e che proprio per questo anche noi di Spaziosissimo dobbiamo uscire dalla nostra sede di Via Vittorio Veneto, o del Centro Lovera, per aprirci e farci conoscere dalla realtà locale. Questa esposizione è infatti un tentativo che va in questa direzione. Vogliamo aprirci alla cittadinanza e spiegare cosa facciamo e, nel mentre, abbattere lo stereotipo legato alla persona con sofferenza psichica. È un tema di cui si sta parlando molto, però nel quotidiano rischiamo di rimanere con un preconcetto superficiale che a volte crea distanza. 
     

    Spaziosissimo si rivolge ad un target in particolare?

    Eccher: Ci rivolgiamo a persone con sofferenza psichica dai diciott’anni in poi. In questo preciso momento l’età degli utenti non è certo bassa, però ci stiamo muovendo per raggiungere anche un pubblico più giovane che comunque può vivere delle profonde sofferenze psichiche, alla pari di chi ha un po’ di anni in più. 
     

    Cosa rappresenta Spaziosissimo per gli utenti?

    Stoffie: Deve essere chiaro che a Spaziosissimo le persone non vengono a riempire un loro tempo “libero”, quanto piuttosto un tempo “vuoto” perché, quando ci si trova a vivere una sofferenza psichica, le capacità legate all’autonomia si indeboliscono. Serve quindi un luogo in cui poter socializzare e allenare quelle capacità che dobbiamo mettere in atto nella quotidianità. I laboratori che organizziamo, e questa mostra ne è un esempio, vogliono proprio stimolare l’abilità organizzativa, la creatività e la curiosità di ciascun partecipante. Dopo questa esperienza, alcuni utenti arrivano a iscriversi anche a dei corsi esterni perché magari hanno scoperto una passione che non credevano di avere. Tutto questo accade perché il progetto Spaziosissimo non vuole essere un luogo in cui gli utenti vengono “parcheggiati” in attesa che trascorrano passivamente delle ore giusto per fare qualcosa. C’è un obiettivo ben chiaro e comune per cui anche i volontari si mettono a disposizione.

  • Mani creative: Foto: La Strada - Der Weg/Spaziosissimo

    Com’è nata questa mostra?

    Stoffie: Questa mostra è stata organizzata piuttosto in fretta, perché inizialmente avevamo proposto altri temi, come la musica che però si è rivelata difficile da tradurre in un progetto collettivo. Quindi, dovendo trovare qualcos’altro da cui partire, è nata l’idea della rappresentazione dei fiori. Ci piaceva il fatto che ogni pianta fiorisce a modo suo, differentemente dalle altre, un po’ come accade alle persone.  La mostra sarà nel bar del Teatro Cristallo. Ci sarebbe piaciuto farla anche nel foyer, ma i costi erano proibitivi per le nostre finanze. Ci tengo a precisare che nel laboratorio d’arte si nota spesso come alcune persone con sofferenza psichica, proprio a causa della perdita di confini dovuta a determinate patologie, riescano a essere artisticamente più creativi e liberi rispetto a chi invece non ha vissuto quel percorso. Direi che è un aspetto da prendere in considerazione.
     

    Siccome accade spesso che i servizi legati alla salute mentale siano complessi da affrontare, c’è un po’ di timore o diffidenza da parte delle persone che si rivolgono a voi?

    Eccher: Direi che c’è un po’ di ansia da prestazione. Il fatto di non conoscere il contesto di Spaziosissimo e il gruppo di persone in cui ci si inserirà crea ovviamente un po’ di preoccupazione. I vari gruppi di lavoro hanno però una qualità importantissima, ovvero sanno accogliere i nuovi arrivati in un modo davvero naturale e immediato, riducendo così subito il possibile disagio. Se ci penso, sono sempre di più le persone che all’interno di Spaziosissimo trovano occasione di stringere nuove amicizie così da vedersi anche al di fuori dei laboratori, il che è una cosa importantissima per ricominciare a sentirsi parte di una collettività. Per quanto riguarda i più giovani invece, per adesso è un po’ più complesso. Allo stesso tempo, però, le richieste da parte loro stanno aumentando, di conseguenza si andrà sicuramente a coprire progressivamente una parte di quella fascia d’età. 
     

    Com’è cambiato in questi anni il dibattito sulla salute mentale?

    Stoffie: Quando nel 1978 è stata approvata la legge Basaglia, nelle famiglie c’era molta preoccupazione. Era una legge importante e innovativa, ma allo stesso tempo si temeva che l’intera complessità delle persone con sofferenza psichica venisse spostata interamente dagli ospedali psichiatrici alle famiglie. Le difficoltà ci sono sicuramente state, ma contemporaneamente nascevano vari servizi volti proprio a rispondere a questo problema. Quindi capisci che inizialmente la questione era più che altro pratica. Poi si è sviluppato progressivamente un dibattito sempre più complesso, fino ad arrivare alla pandemia, in cui il tema della salute mentale ci ha riguardati tutti da vicino, giovani compresi. Da lì in poi se ne è parlato sempre di più. Un altro tema riguarda le modalità con le quali vengono comunicate le notizie riguardanti le guerre in corso, che vanno ad accrescere l’angoscia generale, ma soprattutto quella di chi è già in una condizione di sofferenza psichica e si vede quotidianamente sbattute in faccia delle immagini terrificanti che certo non aiutano. 

  • Anime in fiore: Foto: La Strada - Der Weg/Anime in fiore

    Per quanto riguarda le nuove generazioni si parla spesso di confusione dei ruoli, soprattutto tra genitori e figli. Può il volontariato presso progetti come il vostro fare chiarezza su questo tema?

    Stoffie: Assolutamente sì, perché da noi saper stare nel proprio ruolo di volontario è fondamentale. Se non si riesce a mantenerlo, scavallando confini che dovrebbero essere protetti, non si fa altro che dare un’altra delusione a persone che portano già delle ferite in questo senso. Questo perché per gli utenti noi diventiamo un punto di riferimento e quindi abbiamo una responsabilità delicata da tenere bene a mente. 

    Eccher: Aggiungo che noi facciamo delle supervisioni interne con un professionista che viene regolarmente a formarci. Ci siamo accorti come questi confronti siano sempre più necessari per accrescere la consapevolezza delle relazioni professionali che instauriamo durante le nostre attività. La complessità di Spaziosissimo è che è formato da diversi gruppi: ci sono gli iscritti (che noi chiamiamo amici, non utenti), poi ci sono i volontari storici, i nuovi volontari e i giovanissimi che vengono da noi a fare servizio civile. Mantenere un equilibrio in un’equipe così eterogenea richiede un impegno e un confronto costante. Non a caso, ci stiamo chiedendo proprio in questo periodo come vorremmo che Spaziosissimo cambiasse nei prossimi dieci anni. 
     

    Riassumendo, se qualcuno volesse proporsi come utente per usufruire dei vostri servizi come deve muoversi?

    Eccher: Al servizio possono accedere tutte le persone maggiorenni affette da una patologia psichica. La particolarità è che non è necessario dover richiedere l’invio da parte dei servizi, perché ci si può iscrivere in totale autonomia. Viene fatto il primo colloquio conoscitivo, in cui si spiega come funziona il progetto, dopodiché si capisce se ci sia l’effettivo interesse a proseguire. Per quanto riguarda i costi, chiediamo dieci euro ogni sei mesi. Con questi dieci euro, che rappresentano un prezzo simbolico, si può accedere a tutte le attività e incontri ordinari. Per quanto riguarda invece le attività straordinarie, come i sabati culturali o i soggiorni estivi e autunnali, vengono chieste delle quote partecipative extra per sostenere le spese. Queste uscite, oltre che divertenti, sono propedeutiche per riprendere confidenza col mondo esterno, come banalmente anche coi mezzi pubblici. Facciamo anche dei weekend lunghi nelle città culturalmente importanti. L’anno scorso siamo andati a Brescia, mentre quest’anno andremo a Bologna. In generale, ogni anno riusciamo ad organizzare più di quattrocento attività.

  • Per altre informazioni, si consiglia la mostra “Anime in fiore - Ognuno fiorisce a modo suo”, che si terrà oggi, martedì 14 maggio alle ore 18 presso il bar del Teatro Cristallo, saranno presenti sia Ariele Eccher che Rosanna Stoffie, a disposizione per rispondere a tutte le domande.