Politica | Il dibattito

Se la politica diventa intrattenimento

A Trento confronto tra esperti sulle War Room organizzato da Tempora in collaborazione con il T. "Tra slogan e ricerca di follower, la comunicazione politica è marketing"
War dibattito
Foto: Tempora Il T quotidiano
  • All’interno della sala convegni di Palazzo Benvenuti a Trento, nei giorni scorsi si è svolto un incontro sul tema “War Room e comunicazione politica”. L’evento, ideato da Tempora ODV in partnership con il T quotidiano, si inserisce all’interno dell’Agenda 2030 ed è stato moderato dalla Project Manager Giovanna Venditti. 

    Cosa sono le War Room? A cosa servono e com’è cambiata la comunicazione politica nel tempo? Ne hanno parlato Marco Brunazzo,  Alessia Donà, entrambi professori dell’Università di Trento ed il giornalista Daniele Benfanti.

    Proprio quest’ultimo ha dato avvio all’incontro dicendo che la politica è un oggetto delicato da trattare, “che vede al suo interno candidati e politici, che sempre più spesso assomigliano a prodotti commerciali”. Mentre in passato, a dar voce ai politici, c’erano le tribune elettorali e i comizi in piazza, adesso i mezzi di comunicazione sono cambiati e spesso il politico è un vero e proprio personaggio mediatico, di fronte alla cittadinanza.  Talvolta quest’ultima, specie negli ultimi anni, ha perso fiducia verso il mondo della politica e la disgregazione della società, ha fatto sì che difficilmente le persone abbiano, a differenza di un tempo, un’idea chiara di chi votare e del perché.

    Brunazzo ha spiegato, poi, cosa sono le War Room: “Erano i luoghi all’interno dei quali i militari statunitensi controllavano l’apparato missilistico e dove il Presidente e i suoi consiglieri, seguivano gli avvenimenti importanti. L’idea di War Room, quindi, è stata ripresa nel corso del tempo, diventando una vera e propria cabina di regia, all’interno della quale esperti in vari settori, curano l’immagine del politico di riferimento. In Italia le War Room sono arrivate in ritardo rispetto ad altri paesi, nello specifico intorno agli anni 2000 e la loro connotazione può essere sia positiva che negativa”. 

    Alessia Donà ha spiegato poi come il termine War Room faccia riflettere sul fatto che termini bellici siano stati inseriti nel discorso politico, aggiungendo poi che: “La politica è lotta per il potere”.

    Ciononostante, se è vero il richiamo allo scontro, è altrettanto vero che al loro interno nascono importanti forme di libertà di espressione, di democrazia e di strategie. Lì gli strateghi delineano l’immagine del proprio candidato, naturalmente non senza studiare i punti deboli dei suoi avversari. “Esse fanno comprendere che le campagne elettorali non si improvvisano, mostrandoci l’importanza, non solo del messaggio e quindi del contenuto, ma anche di come esso viene trasmesso”, ha detto.

    Successivamente si è parlato di come negli anni ’80 la figura del leader inizia ad assumere un ruolo estremamente importante, trovando il suo culmine nella contemporaneità. Il leader diventa quindi un prodotto da vendere, tramite esperti che lo salvino da eventuali cadute o errori di stile.  Le campagne elettorali sono momenti nei quali le professionalità di chi è dietro le quinte escono fuori.

    Questo si lega senza dubbio ai cambiamenti della politica negli ultimi anni. Ad oggi il contenuto e lo stile comunicativo politico, sono sempre più violenti anche a causa dei social media. La comunicazione diretta, infatti, ha portato ad un imbarbarimento del linguaggio.

    La comunicazione attuale si rifà all’emotività e non più al contenuto vero del messaggio. Tra slogan e ricerca di follower sui social, la comunicazione politica è diventata un semplice intrattenimento. 

    A tal proposito Donà ha spiegato che i temi di cui si discute sui social network, non sono gli stessi di cui si parla all’interno del Parlamento e spesso questi ultimi, la popolazione nemmeno li conosce. Quindi si è parlato dell’uso del maschile e del femminile all’interno del mondo politico e, di come, molte donne una volta al vertice vadano ad avallare un sistema di potere, senza intaccare una struttura che non è mai stata a favore delle donne. 

    Questo in Italia rafforza certe disuguaglianze, mentre un linguaggio inclusivo andrebbe a valorizzare e a riconoscere le diversità.

    Stesso discorso vale per le quote rosa: la rappresentanza non deve essere solo numerica, ma sostanziale. Le funzioni interne dovrebbero cambiare e in Italia la presenza femminile non è elevata e, per questo, c’è ancora molta strada da fare.

    In conclusione, la politica è diventata sempre più complicata e necessita di molte risorse; nello stesso tempo la comunicazione è diventata, al contrario, estremamente semplificata. Tuttavia, come sottolineato dai relatori dell’evento, non bisogna in alcun modo alimentare la disaffezione, ma al contrario riconoscere i pro e i contro dell’attuale comunicazione politica, per migliorarsi e scongiurare il peggioramento dell’astensionismo.