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La casa non è un diritto

In piena emergenza abitativa, i nuovi regolamenti sulle modalità di assegnazione degli alloggi sociali confermano l’indirizzo ricattatorio ed escludente della Provincia.
Ipes via Milano
Foto: Ipes

Che il contenuto della nuova legge sull’assegnazione degli alloggi IPES fosse problematico è fatto risaputo. Che la Provincia intendesse comunque proseguire sulla sua strada lo aveva ribadito già a settembre durante la conferenza stampa di presentazione del Bilancio sociale dell’Istituto per l'edilizia sociale, alla presenza dei vertici di Ipes e dell’assessora alle Politiche Sociale Waltraud Deeg. 

Non c’è da stupirsi dunque se i nuovi regolamenti riguardanti le modalità di assegnazione degli alloggi di edilizia sociale e della gestione dei rapporti di locazione elaborati dagli uffici dell’Assessorato all’Edilizia Agevolata confermano l’indirizzo ricattatorio ed escludente della Legge.

I quattro nuovi regolamenti (assegnazione, gestione, compravendita e case albergo) arriveranno a breve in commissione legislativa dopo essere stati presentati alle parti sociali che affermano di non avere più aspettative rispetto alla reale presa in considerazione delle osservazioni sostanziali fatte presenti in più occasioni.

Per quanto riguarda le assegnazioni, si confermano le nuove regole entrate in vigore già lo scorso anno che prevedono l’introduzione della DURP per la determinazione della capacità economica, requisiti di ammissione e formazione delle graduatorie. “Restano perciò anche le nostre perplessità – sottolinea in una nota il Centro Casa –  i limiti di reddito per l’accesso ad un alloggio sociale sono più bassi così come la media dei punteggi attribuiti, i redditi da lavoro sono penalizzati rispetto alle entrate derivanti da sussidi vari, la documentazione richiesta per i controlli patrimoniali, soprattutto per gli immigrati, è improponibile”.

Il timore è che il “canone sostenibile” sarà soprattutto applicato nei casi di revisione del canone sociale o di rinnovo dei contratti

Tra le novità, vi è l’introduzione del canale per l’assegnazione degli alloggi a canone sostenibile, da destinare a chi gode di redditi superiori alla soglia massima prevista per accedere a un alloggio a canone sociale, leggasi "classe medio-alta". 

“Allo stato attuale – continua il Centro Casa – come ci viene confermato dagli stessi funzionari provinciali e dell’Ipes, non si riesce a far fronte al soddisfacimento delle graduatorie per gli alloggi sociali e quindi rimane poco spazio per altre seppur condivisibili iniziative. Il timore è che il “canone sostenibile” sarà soprattutto applicato nei casi di revisione del canone sociale o di rinnovo dei contratti, per come elaborato nel regolamento dedicato alla gestione del rapporto di locazione”.

Il problema più rilevante rimane la somministrazioni di contratti a termine, introducendo la formula del 4+4 sulla scia del mercato privato. “Le persone non possono dipendere tutta la vita dalle politiche sociali”, è quanto aveva detto a salto.bz l’Assessora Deeg.

Le nuove disposizioni non saranno retroattive, pertanto dal 2023 saranno in vigore due diversi regimi, rispettivamente per gli inquilini attuali e per le nuove assegnazioni, sebbene alcune delle nuove regole saranno valide anche per i vecchi assegnatari. Tra queste, vi sarà la revoca dell’alloggio o l’applicazione del canone sostenibile a coloro che esercitano diritti su un altro alloggio che la provincia definirà di “dimensioni adeguate”. Se un inquilino di Bolzano possiede un alloggio a Sluderno la revoca sarà immediata. Se possiede un alloggio in qualsiasi altra parte del mondo allora dovrà aumentare la rata di affitto, che entrerà nella fascia ben più alta del “canone sostenibile”.

Per ora questa ipotesi è rientrata, ma se dovesse in un prossimo futuro essere rivalutata, avrebbe conseguenze dirette molto pesanti

Quello provinciale rimarrà il riferimento costante per la quantificazione dei canoni: “Il primo dei limiti di questo parametro è che è identico per tutto il territorio provinciale e, nelle città principali, per ogni zona. Il secondo è che, ai valori attuali, supera, in molti casi e nei quartieri cittadini meno pregiati, i massimi indicati dagli accordi territoriali per la stipula dei contratti agevolato – spiega il Centro Casa –. L’ipotesi più volte circolata è che lo si vorrebbe revisionare per aree geografiche con incrementi, per i centri urbani, del 20/25%. Per ora questa ipotesi è rientrata, ma se dovesse in un prossimo futuro essere rivalutata, avrebbe conseguenze dirette molto pesanti. Il regolamento sulle compravendite stabilisce le modalità di acquisto o cessione di proprietà Ipes. Ci viene assicurato –  conclude – che non si tratta dell’inizio di un processo di cessione del patrimonio o di operazioni per “fare cassa” ma di interventi di semplice razionalizzazione. Vogliamo pensare che sia davvero così”.