Il mese del Pride
È la notte del 27 giugno 1969: Grande Mela, Manhattan, distretto di Greenwich Village. Un gruppo di poliziotti, per lo più in borghese, irrompe – la pratica è nota, ma insolita all’una di notte – in uno dei bar più frequentati da omosessuali e transgender di Cristopher Street, lo Stonewall Inn. Nel corso della notte, e per i giorni successivi, gli scontri tra polizia e gruppi omosessuali e transgender continua, creando un’eco forte e decisa. Da quelle violenze e da quelle ribellioni il movimento LGBTQI+ ha cominciato ad assumere un peso e un valore politico e sociale. Nel luglio dello stesso anno nasce infatti il Gay Liberation Front, che, in occasione del primo anniversario dai Moti di Stonewall, organizza quello che verrà definito il primo gay pride.
La comunità LGBTQI+ ha scelto per questo, simbolicamente, il mese di giugno per celebrare le sue vittorie, portando alta la bandiera arcobaleno diventata emblema del movimento.
In Italia pare che tutto si sia fermato dopo il becero affossamento del DDL Zan al Senato – il quale prevedeva che le aggravanti della legge Reale-Mancino, già esistente contro i crimini d’odio, fossero estese anche ai crimini motivati da misoginia, rivolti alle persone con disabilità e sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere – che ha provocato ondate di agitazione e al contempo solidarietà senza precedenti. A muoversi (sola?) rimane la comunità LGBTQI+ che giustamente continua a rivendicare il riconoscimento e la tutela dei suoi diritti, e a colorare, nel mese del pride, le strade del paese.
La comunità LGBTIQ+ si organizza
Mentre l’Italia ha sepolto – per ora – un disegno di legge necessario e fondamentale a garantire a tutti una protezione e per fermare l’odio, l’Unione Europea cerca di combattere l’omofobia e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e delle caratteristiche sessuali con un ampio pacchetto di azioni e iniziative. Tramite, ad esempio, il monitoraggio dei progressi per la promozione dell’uguaglianza, in favore della tutela dei diritti personali e contro le discriminazioni sul lavoro, ma anche provando a garantire un accesso all’assistenza sanitaria egualitario e sostenendo organizzazioni LGBTIQ+ europee. Una di queste è ILGA-Europe, che unisce più di 600 organizzazioni e che si occupa – tra le altre attività – di stilare annualmente la Rainbow Europe. Si tratta di una mappa, accompagnata da una recensione annuale, che documenta gli sviluppi legali, politici e sociali in 54 paesi dell'Europa e dell'Asia centrale nel corso dell'anno solare precedente. È un rapporto unico che traccia le principali tendenze positive e negative in relazione all'uguaglianza LGBTI e ai diritti umani.
Tra le organizzazioni del movimento LGBTQI+, si distingue, in Austria, SoHo. Un’organizzazione socialdemocratica nata nel 1994 e che da allora lotta affinché tutti possano essere in grado di autodeterminarsi e di essere fieri di ciò che sono, combattendo contro le discriminazioni, l’odio e l’esclusione. Politicamente e socialmente attiva, l’organizzazione – che non si è fermata nemmeno durante la pandemia, organizzando e promuovendo discussioni e interventi di attivisti e esperti sulla sua pagina Facebook, i QueerTalks – si espande in tutto il paese tramite una fitta rete, presente in ciascuno dei Länder austriaci. Albin Schennach-Thaler, Landesvorsitzender di SoHo Tirol, sostiene che, in tema di diritti,
“la situazione in Austria è lungi dall’essere soddisfacente. Manca una protezione contro le discriminazioni soprattutto nel settore privato. Poi, abbiamo ancora molti problemi con il dilagare dei crimini d’odio online.”
Benché la strada per superare questi ostacoli sia ancora lunga, “abbiamo organizzato – continua Schennach-Thaler – un grande e colorato evento Pride, a Innsbruck, il 16 giugno.”
Perché la vivacità e la determinazione con cui la comunità LGBTQI+ rivendica un mondo più giusto, il riconoscimento e la tutela dei propri diritti, e celebra l’inclusione e l’accettazione, sarà sempre più forte di coloro che apostrofano gli eventi pride come banali carnevalate.