Lupo: così la Provincia fa harakiri
L’immagine che viene in mente approfondendo il modo in cui Palazzo Widmann affronta la questione lupo è quella dell’uomo un po' frastornato che sega inconsapevolmente il ramo sul quale è seduto. Sotto pressione per gli attacchi sui media Athesia, la Provincia, negli ultimi mesi ha forzato la mano mettendo in atto una serie di misure alla ricerca della ormai classica via sudtirolese, mettendosi apparentemente nei guai da sola, non facendo le uniche cose che le avrebbero consentito di avere il consenso per effettuare i "prelievi". E non diciamo questo perché ieri mattina è stato sospeso dal Tar di Bolzano il decreto di abbattimento firmato dal presidente Arno Kompatscher, mentre, per nulla a sorpresa (più avanti si vedrà perché), il Consiglio di Stato ha ritenuto invece legittima l’ordinanza di abbattimento di due lupi della Lessinia. No, la sensazione è quella sopra descritta perché fino ad oggi non è stata ancora tematizzato un aspetto che per certi versi, con l'amministrazione quasi sempre allineata ai desideri Svp, è anomalo: mentre, infatti, il parere negativo sui due prelievi dei "pazzi romani" dell’Ispra veniva dato per scontato, quello dell’Osservatorio faunistico provinciale è giunto del tutto inatteso. Il perché è presto detto: l’organismo, del quale è difficilissimo trovare traccia su internet, è presieduto da Dominik Trenkwalder dell’ufficio gestioe fauna selvatica. Ne fanno quindi parte Eva Ladurner, zoologa del Museo di scienze, Lothar Gerstgrasser dell’ufficio economia montana, e Renato Sascor del’ufficio foreste. Tutti dipendenti provinciali (Barbara Franzetti di Ispra era invece collegata in videoconferenza). Si tratta cioè di un organismo interno che ha di fatto bocciato la Provincia su tutta la linea. Va poi notato che, in tempi in cui ci si riempie la bocca della parola "trasparenza", è abbastanza strano che reperire tutta la documentazione utile a stendere questo articolo sia stato piuttosto complicato (fino a ieri il decreto di Kompatscher era introvabile online) al punto che per quanto riguarda i pareri degli organismi scientifici la Provincia si è trincerata dietro la deludente risposta: “si tratta di documenti interni”. Ma tant'è. Ora i documenti sono disponibili per chiunque voglia farsi un'idea all'interno di questo articolo.
Partiamo dal provvedimento di abbattimento. Si ricorderà che nell’ultimo giorno utile, il primo settembre, la Provincia annunciò che erano arrivati i pareri dell’Osservatorio faunistico provinciale e di Ispra senza specificare che erano nettamente negativi. In due diversi comunicati si annunciarono ulteriori approfondimenti.
Il decreto del LH
Ai primi di settembre, tendendo l'orecchio, si sentiva aleggiare l’interrogativo: Kompatscher firmerà, rischiando grosso, o non firmerà? Visto che entrambi i pareri erano negativi (notizia anticipata da SALTO il 2 settembre qui), il totodoppietta propendeva più per “non firmerà”. Invece, sette giorni dopo, di sabato, e cioè nel giorno in cui il Dolomiten, organo ufficiale del partito antilupo, era chiuso (per punizione la notizia è stata quindi oscurata per tre giorni e data alla fine in chiave negativa sentendo il sindaco di Selva dei Molini, ndr) è arrivato il decreto di abbattimento. Anzi, non si tratta neppure di un decreto ufficiale e infatti non si trova nella lista dei decreti consultabile online, ma di un provvedimento della ripartizione foreste. Cambia poco.
Scorrendo il documento si scopre che, per uscire dal vicolo cieco, Kompatscher prende atto che i pareri sono negativi ma in una riga aggiunge che non ne tiene conto perché “L’OFP e l’ISPRA eccepiscono la mancanza di dati tecnici e scientifici, sulla base dei quali sono stati definiti i criteri del danno grave. Invece gli stessi sono stati definiti con la LP 10/2023”. Come a dire: ho ragione, gli scienziati leggano meglio le carte.
Sarebbe interessante ripercorrere nel dettaglio, come sono riportate nel decreto, le creative capriole amministrative con cui la Provincia, unico territorio dell’arco alpino, agendo sotto dettatura del Bauernbund, e con l’incredibile mancata impugnazione da parte del governo Meloni, ha cercato di aggirare la normativa europea rovesciando il concetto stesso di protezione, laddove sotto minaccia non è il grande carnivoro, ma la “zona pascoliva”. Proprio così. Ma per capire il livello di zelo e spregiudicatezza (o disperazione?) basti dire che il decreto ricorda come siano state determinate "Zone pascolive protette" in cui non è possibile attuare misure di protezione 1.458 malghe su 1.700. E non è una barzelletta.
Non è purtroppo neppure una barzelletta, che, a fronte dei due pareri negativi, per giustificare i due prelievi l’Amministrazione provinciale abbia richiesto un ulteriore parere al prof. Klaus Hackländer dell’Università für Bodenkultur di Vienna, Institut für Wildbiologie und Jagdwirtschaft. Non è specificato se sia stato fornito gratuitamente o meno, ma ad ogni modo l’esperto (più esperto dell’OFP e di ISPRA) è giunto al risultato, “che si può presupporre, che in caso di tassi costanti di incremento della popolazione alpina di lupi e tenendo conto dell’evoluzione della popolazione in quelle limitrofe, anche parziali, il prelievo di 2, 4 o 6 lupi non minaccia lo stato di conservazione della popolazione dei lupi a livello locale".E così il Sonderkommando forestale imbraccia i fucili e bum bum.
Il parere dell’osservatorio
L’analisi del parere dell’Osservatorio faunistico provinciale riserva parecchie sorprese. Vale la pena di trascrivere l’intera parte deliberativa senza i riferimenti più tecnici.
L’Osservatorio faunistico a maggioranza, delibera:
- di riconoscere, considerato l’elevato tasso di predazione e il contesto di rapida ricolonizzazione del territorio europeo e soprattutto dell’area biogeografica alpina da parte della specie Canis lupus e considerando le peculiarità dell’agricoltura e l’alpeggio locale, la necessità e l’urgenza di intervenire localmente e di raggiungere una corretta gestione della specie attraverso soluzioni adeguate e nell’ambito consentito dalla normativa vigente (provinciale, nazionale e comunitaria).
- Che analizzata tutta la normativa è verificato almeno uno dei criteri e la validazione di questo criterio per il caso specifico è stata eseguita dall’Ufficio Caccia e Pesca; che con Decreto del Presidente della Giunta Provinciale del 16 agosto 2023, n. 25, sono stati definiti i criteri in base ai quali vengono definite le aree pascolive protette, sulle quali le misure di protezione delle greggi come recinzioni di vaste dimensioni, presenza continua di pastori e l’impegno di cani da guardiania, non sono ragionevolmente possibili, in quanto non fattibili dal punto di vista tecnico e non sostenibili dal punto di vista economico. Ciò significa che le misure di protezione del bestiame non sono considerate come “altra soluzione valida” per determinate malghe.
- che sulla base dei documenti citati nelle premesse lo stato di conservazione della specie Canis lupus in Italia e nelle tre regioni biogeografiche, nonché nella "regione alpina "e del Trentino-Alto Adige è classificato come favorevole, che però il criterio riguardante il presupposto che la popolazione della specie interessata possa permanere, nonostante l’applicazione delle deroghe, in uno stato di conservazione soddisfacente nel suo areale di distribuzione, non può essere valutato per i seguenti motivi:
- non è disponibile documentazione tecnico scientifica di dettaglio sulla dinamica di popolazione nella Provincia Autonoma di Bolzano e dalla richiesta non è chiaro come si giunga alla conclusione che l’applicazione delle deroghe non abbia effetti sfavorevoli sulla popolazione. Per poter valutare l’effetto locale ed eventualmente cumulativo dell’adozione di deroghe sullo stato di conservazione della specie, sono necessari dati certi e dettagliati su entità e struttura delle popolazioni (abbondanza, numero di branchi ecc.), così come sulla loro distribuzione, tasso di natalità, incremento, dispersione, mortalità. Per valutare scientificamente gli effetti di eventuali deroghe si raccomanda di aggiornare i modelli demografici esistenti integrandoli con dati aggiornati dall’intera Regione Trentino-Alto Adige.
- che, dalla documentazione disponibile non risulta su quali basi tecniche e scientifiche siano stati elaborati e definiti i criteri del “danno grave”, al riguardo si evidenzia come vi siano differenze in questa definizione rispetto al documento “IL LUPO NELLE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO: ANALISI DEL CONTESTO E INDICAZIONI GESTIONALI” (luglio 2023)”, coordinato tra le amministrazioni delle Province, il MUSE e l'ISPRA, e che sussistono forti differenze gestionali nelle realtà rurali delle due Provincie.
- che le opere di protezione, anche se non portano al successo auspicato, ma hanno comunque un certo effetto, dovrebbero essere comunque implementate ed adeguatamente documentate nell’ambito delle possibilità tecniche, economiche e di natura personale, prima che venga applicata una deroga. Inoltre, si raccomanda di applicare nel caso specifico di danni all’allevamento misure di dissuasione indirette o dirette, e di non rifiutarle categoricamente “come misure alternative non soddisfacenti” in particolare per generare un effetto dissuasivo sugli animali. Queste misure dovrebbero essere documentate per valutarne l’efficacia;
Come si può vedere il parere dell’osservatorio è di una chiarezza disarmante ed è una bocciatura su tutta la linea delle politiche di palazzo Widmann in materia di grandi predatori. Non è quindi agevole comprendere come mai in due diversi comunicati stampa sia stato specificato “che, a causa della complessità dei pareri, è necessaria un'ulteriore e dettagliata valutazione per poter adottare eventuali misure su una solida base giuridica”.
Il no di Ispra
Anche il documento dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – pur articolato – è tutto tranne che di difficile comprensione. Il fatto è che, presi in contropiede dal doppio no, il Landeshauptmann e l’assessore Schuler hanno scientemente deciso di bypassare il tutto con un parere esterno per giustificare i prelievi unicamente allo scopo di avere qualcosa da offrire in pasto all’elettorato contadino e poter successivamente dare la colpa a qualcun altro (il TAR in questo caso).
Fra le altre cose Ispra evidenzia che "non viene definita la dimensione dell’ambito territoriale in cui devono verificarsi i criteri in termini di numero di capi/arco temporale che individuano il danno grave ai sensi della norma. Criteri che, sottolinea l’istituto, non sono stati sottoposti a valutazione da parte di Ispra (per scelta del governo Meloni, ndr), e non è pertanto noto come siano stati individuati”. Prima stoccata.
Gli esperti nazionali riferiscono poi che il Documento di orientamento della Commissione europea su “come debba intendersi l’applicazione adeguata di metodi preventivi, evidenzia che l’eventuale applicazione della deroga in tale contesto, pur coerente con la normativa provinciale, possa confliggere con la norma comunitaria". Inoltre viene evidenziato che, in assenza di misure di prevenzione, nessuno dei due cluster nella zona di Selva dei Molini risponderebbe alle condizioni relative alla prevenzione individuate nello studio ISPRA-MUSE.
Lo studio in questione è consultabile integralmente nell’articolo in cui vennero annunciati i due pareri negativi. Qui come anche nel parere dell’Osservatorio viene evidenziato come il problema maggiore, unitamente all’irrazionale rifiuto ad applicare qualsiasi misura di protezione, sia la mancanza di dati per carenze strutturali della Provincia stessa. Mentre in Trentino viene fatto un monitoraggio serio, in Alto Adige gli uffici competenti non sono messi nelle condizioni di farlo perché l’argomento è tabù.
“Con riferimento alla porzione di popolazione di lupi ricadente all’interno della Provincia Autonoma di Bolzano – si legge nel documento - , il rapporto più recente relativo al monitoraggio genetico della specie (Provincia Autonoma di Bolzano, 2021) riporta per l’anno 2020 un numero minimo di 15 individui campionati, ma nessuna evidenza di riproduzione di branchi stabili, sebbene sia stata ipotizzata la presenza di almeno 2-3 branchi nella porzione sud-occidentale della provincia, lungo il confine con la Provincia Autonoma di Trento. Inoltre, nella richiesta di parere si fa riferimento al fatto che nel corso del 2022 è stata accertata la presenza di una coppia di lupi nell’area dei cluster 2 e 4. Pertanto, qualora tutti i 6 abbattimenti finora previsti dovessero realizzarsi nel corso del 2023, ciò comporterebbe la rimozione complessiva del 40% della consistenza minima accertata nell’ultimo campionamento genetico per il territorio provinciale”. Il messaggio di Ispra è: poco importa se i lupi in Alto Adige sono oggi probabilmente parecchi di più, ma se la Provincia fa un report serio con i dati aggiornati è un problema suo.
In conclusione, alla luce dei dati forniti, ISPRA conclude che:
- L’abbattimento di due individui di lupo nei contesti descritti nella richiesta possa risultare coerente con i requisiti previsti dalla LP 10/2023 per quanto riguarda i tassi di predazione nel cluster 4. Per il cluster 2 le informazioni fornite non permettono di valutare la rispondenza ai criteri della LP 10/2023 circa la gravità degli impatti predatori.
- I due cluster di predazioni per i quali si fa esplicita richiesta di deroga ricadono in zone che soddisfano il requisito della LP 10/2023 relativo all’impossibilità di applicare misure di prevenzione in aree pascolive protette. Nel segnalare che l’applicazione della deroga nei contesti descritti nella richiesta potrebbe risultare in conflitto con il dettato della Direttiva Habitat, si chiede di evidenziare la coerenza dell’intervento proposto in relazione alle misure di prevenzione della predazione proposte dallo studio condotto da ISPRA in materia.
- Alla luce dei dati forniti, non risulta possibile valutare compiutamente gli effetti del prelievo di due individui di lupo nel 2023 sullo stato di conservazione della complessiva popolazione di lupi del Trentino Alto Adige, anche tenuto conto del previsto prelievo di due individui nella Provincia Autonoma di Trento e di quattro ulteriori individui in Provincia di Bolzano.
Insomma una bocciatura su tutta linea che farà gridare al complotto animalista. Ma vale la pena di ricordare che Ispra ha autorizzato il prelievo di due lupi in Trentino. Lo ha fatto, però, unicamente perché l’amministrazione Fugatti conduce monitoraggi seri e nei luoghi in questione erano state attuate le misure di protezione del bestiame. Ciò detto, le vie della giustizia e della politica sono praticamente infinite, per cui, chi lo sa, magari il 10 ottobre, quando sarà discusso nel merito il ricorso della Lav, gli abbattimenti saranno autorizzati.
Natürlich braucht es einen
Natürlich braucht es einen Managementplan zum Wolf, aber weit dringender wäre ein Managementplan zur illegalen Einwanderung.