Ambiente | Sinigo

Mistero sul futuro della falda

Da un'interrogazione di Madeleine Rohrer dei Verdi continua ad emergere la mancanza di coordinamento tra Comune di Merano e Provincia. Il laghetto poteva servire come vasca di laminazione? Il prossimo intervento sarà sul Rio Monte Franco.
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Foto: R. Scala
  • Stamani (15 ottobre) arriva nella casella email la risposta a un’interrogazione sulla falda di Sinigo della consigliera dei Verdi, Madeleine Rohrer: un sacco di domande dettagliate e un sacco di risposte dettagliate. Finalmente, viene da dire sulle prime, si potrà capire quale ente farà cosa e quando per evitare che il quartiere a sud di Merano si trovi periodicamente "con i piedi nell'acqua". Leggendo più attentamente l’interrogazione, però, si capisce che - purtroppo per i sinighesi - in realtà si è ancora molto lontani dall'avere un'idea di quando verrà posto rimedio al disastro amministrativo senza eguali che ha portato allo smantellamento dell'opera di bonifica effettuata durante il Ventennio. "Senza eguali", non tanto per l'entità, ma perché per gli altri scandali in salsa altoatesina, vuoi perché c'erano in ballo inchieste della magistratura (Sel) o vuoi perché la Provincia rischiava di perderci molto denaro (Fondo Sociale Europeo), si sono trovate soluzioni in tempi ragionevoli. Qui no, qui ci sono "solo" decine di cantine allagate e campi di mele che al momento non subiscono danni anche se ogni tanto le paperelle sguazzano fra i filari. Per cui possono passare anche altri dieci anni senza che cambi nulla. 

  • Anatre tra i meli: Quando la falda cresce molto si vede anche questo. Foto: Fabrizio Nicolini
  • Dall' interrogazione in questione emerge che l’unica cosa che probabilmente, anzi "presumibilmente" (cit.), sarà realizzata in tempi brevi è l’ impermeabilizzazione del rio Montefranco  Per il resto, la sensazione è che ci sia totale incertezza sui tempi, e, soprattutto, che la mano destra, il Comune, non sappia cosa fa la mano sinistra, la Provincia. Non solo. Neppure le dita della mano sinistra, e cioè gli uffici di Palazzo Widmann, sembrano sapere bene cosa faccia il dito accanto. “Credo che serva davvero una sorta di figura di coordinamento. In teoria dovrebbe farlo il sindaco Dal Medico, che ad inizio legislatura ha creato addirittura una delega alla falda, ma visto come vanno le cose è necessario forse che il ruolo venga ripensato”, osserva Rohrer.

    Vediamo l’interrogazione quasi punto per punto, cercando di “volgarizzare” le parti più tecniche. Si comincia dallo studio effettuato dall’ingegner Oscar Cainelli per conto dell’Agenzia provinciale per la protezione civile.

     Gli interventi proposti dal tecnico sono:

    A Sinigo Alta

    • Realizzazione di una rete di drenaggi volti a riprodurre l’effetto del tratto di allacciante Borgo Vittoria oggi dismesso, con riprofilamento del tratto iniziale del canale Corridoni; 
    • Adeguamento del canale ovoidale lungo via XXIV maggio all’accoglimento delle portate stimate dai piani delle zone di pericolo; 
    • Impermeabilizzazione del tratto pedemontano del rio Monte Franco; 
    • Adeguamento del tratto intubato all’apice della conoide del rio Monte Franco; 

    Sistema Corridoni-laghetto (ex Idrovora) 

    • Assetto attuale del Corridoni coadiuvato dal lago per la laminazione dei picchi; 
    • Rettifica del canale Corridoni eliminando la curva a gomito e scaricando più a monte sul rio Nova; 
    • Percorso attuale del Corridoni, con rifacimento/riprofilamento dal tratto intubato fino allo scarico sul Nova. 

    Sinigo Bassa 

    • Abbattimento generale costante del livello piezometrico attraverso una rete di pozzi 
    • Abbattimento temporaneo e localizzato del livello piezometrico con drenaggi (pozzetti)  

    Alla domanda cruciale: quali degli interventi proposti da Cainelli riguardano la competenza provinciale e demaniale, Kompatscher risponde così:  “L’impermeabilizzazione del tratto pedemontano del rio Monte Franco riguarda la competenza dei Bacini montani”. Strappa un sorriso tirato, invece, la risposta alla domanda: quali interventi invece sono di stretta competenza comunale? “La risposta non è di competenza provinciale, ma del Comune di Merano”. Lapalissiano.

    Riguardo all’impermeabilizzazione del rio Monte Franco nel tratto di via Piedimonte, opera delle quale si farebbero carico i Bacini Montani, il progetto, spiega il presidente della Provincia, c’è già, il costo dei lavori è di 175.000 euro, e l'intervento per limitare le infiltrazioni sarà realizzato presumibilmente” entro il 2025.

    La Provincia conferma quindi che esistono “interconnessioni tra il laghetto di pesca e la falda sottostante”. Sempre dall’interrogazione protocollata l’11 ottobre, si desume che, secondo quanto appurato dal demanio forestale“ prima dei lavori l’acqua presente nel laghetto era puramente acqua di falda. La guaina impermeabilizzante danneggiata non riusciva a bloccare completamente l’acqua sottostante. Di conseguenza ogni volta che si svuotava il laghetto questo si riempiva immediatamente”. Questo era sotto gli occhi di tutti da parecchi anni, e con il tempo, come ironizzano gli abitanti lì intorno, lo specchio d’acqua era diventato un allevamento di zanzare. Ma ora non più.

    A questo punto si entra nella nebbia più fitta. Esattamente un giorno prima di Ferragosto 2024 il sindaco di Merano annunciava l’intenzione di rimettere in funzione un’idrovora, vicino all’ex laghetto della pesca sportiva di Sinigo, per agevolare il deflusso delle acque verso l’Adige. Annunciava cioè una sorta di ritorno al passato, dal momento che il vecchio sistema di pompaggio venne incautamente smantellato per lasciare spazio a una splendida villetta. Il fatto è che un’idrovora ha bisogno di un bacino di raccoglimento e nel frattempo il laghetto è diventato appunto un ex laghetto. L’area oggi si presenta così:

  • L'ex laghetto: è stato prosciugato. Foto: R.S.
  • Una realtà che si sposa bene con il contenuto di un'altra interrogazione di Madeleine Rohrer datata 12 giugno, nella quale l’assessore Luis Walcher spiega che L’Agenzia per il demanio “non ripristinerà il laghetto né lo riempirà d'acqua, perché il ripristino sarebbe troppo costoso. Il laghetto è inoltre classificato come “bacino artificiale” ed è soggetto a un'ispezione decennale da parte dell'Ufficio idrologia e bacini idrici, che è già scaduta e non è stata effettuata a causa del progetto di costruzione. Ciò è legato anche ai requisiti di sicurezza. Per un certo periodo, il Comune di Merano aveva preso in considerazione l'ipotesi di dare in concessione il terreno e continuare a gestire il laghetto stesso, ma non è stata portata avanti, probabilmente anche per motivi di costo”. Sempre nella stessa interrogazione si legge che l’area del laghetto sarà trasformata in uno spazio verde e che l'agenzia del Demanio potrebbe mettere a gara l'area e assegnarla in concessione o traferirne la proprietà al Comune di Merano. 

    Tornando invece alla nuova interrogazione di pochi giorni fa, alla domanda se fosse stata vagliata l’ipotesi che il laghetto possa fungere da vasca di ritenzione quando il fiume Adige è in piena il Demanio forestale risponde: assolutamente sì, di fatti a lavori finiti la quota di riempimento è più bassa appunto perché possa fungere da vasca di ritenzione. A cosa si riferisce il Demanio forestale?

  • Dal Medico e Kompatscher: Il sindaco di Merano con il presidente della Provincia. Foto: Salto.bz

    Interrogato in merito da SALTO il sindaco Dario Dal Medico spiega: “Ora il laghetto non esiste più per cui non è più attuale il suo utilizzo come vasca di laminazione. Questa era un’ipotesi valutata in precedenza ma mai come conditio sine qua non. Sarebbe stata un’opportunità se disponibile. L’idrovora è invece un’opzione da valutare. La sua reintroduzione in un posto che è da definire vista la situazione attuale. Queste considerazioni saranno approfondite e valutate dal progetto che vorremmo avviare al più presto e che deve basarsi sui dati raccolti negli ultimi anni”. Quello che è strano, però, è che pochi giorni fa l’ipotesi che l'ex laghetto possa fungere da vasca di laminazione sia stata ritenuta ancora valida dal Demanio foreste.  

    Negli ultimi punti della interrogazione di Madeleine Rohrer, la Provincia chiarisce poi di non sapere nulla di un nuovo studio sull’idrovora, e poi spiega meglio il ruolo del corpo forestale "per il controllo del corretto mantenimento dei canali e dei fossi". Quanti controlli sono stati effettuati dalla forestale nel corso del 2021, 2022 e 2023 a Sinigo sui canali? chiede Rohrer.  “Si chiarisce che i compiti di vigilanza del Corpo forestale provinciale previsti dalle leggi provinciali sulla protezione della natura, sulla tutela delle acque e dalle linee guida di gestione  riguardano solo il rispetto dei tempi di sfalcio previsti. Non rientra nei compiti di vigilanza del Corpo forestale provinciale assicurarsi che il proprietario del terreno adempia o meno ai suoi obblighi di manutenzione. L'Agenzia Demanio provinciale, conclude Kompatscher, "pulisce i canali di scolo dei terreni agricoli nella sua area di competenza, garantendo così il drenaggio delle acque interessate".