Società | Il commento

Immigrazione elettorale

Sulla pelle dei migranti è in corso la campagna più becera della Seconda Repubblica. Alimentata da giornalisti incapaci di rispettare la deontologia della "Carta di Roma"
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Foto: Latuff 2008

Domenica 14 gennaio, un migliaio di attivisti "no borders" sfilavano tra Claviere e il Monginevro per chiedere l'apertura ai migranti delle frontiere tra Italia e Francia. Vorrebbero chiudere, così, la "rotta alpina", quella che porta i migranti ad attraversare le Alpi nella neve, anche in condizioni meteo proibitive, a causa del blocco a Ventimiglia.
Nelle stesse ore, Silvio Berlusconi ospite di Barbara D'Urso a Domenica Live, su Canale 5, dichiarava la propria presunta contrarietà al Trattato di Dublino, quello che obbliga i richiedenti asilo a permanere nel primo Paese europeo che toccano, generalmente il nostro. Nessuno ha associato i due momenti, e i media si sono concentrati a svelare le fake news di Berlusconi sui reati commessi dai migranti, enfatizzando l'errore del leader di Forza Italia, secondo cui il Trattato sarebbe stato firmato nel 2013 da Matteo Renzi. Non è così: lo firmò lui, da presidente del Consiglio, nel 2003.

Sempre domenica anche Attilio Fontana, il nuovo candidato della Lega Nord alla presidenza della Regione Lombardia, ha scelto di toccare le pance dell'elettorato, e lo ha fatto se possibile con toni ancora più aggressivi: "Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali" ha detto a Radio Padania. "Non possiamo [accettare tutti gli immigrati] - ha sostenuto l'ex sindaco di Varese - perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata". Qui c'è l'audio: la voce è molto più cruenta di un testo scritto.

Mettendo insieme Berlusconi e Fontana, quindi Forza Italia e la Lega, il mix è questo: il Paese è invaso da 476mila migranti africani, che sono arrivati per delinquere e stanno realizzando una vera e propria sostituzione etnica. Si accoda Luigi Di Maio, che ad Ivrea è tornato ad affermare "primi gli italiani", seguendo un copione già sentito a Bolzano.

Un antidoto alla retorica della paura, dell'invasione, e del Paesecheaiutaimigrantimanonfanullapergliitalianipoveri, dovrebbe essere l'informazione. Invece, anche i giornalisti fanno la loro parte nella costruzione della retorica in cui nuotano le destre e il M5S.

Un antidoto alla retorica della paura, dell'invasione, e del Paesecheaiutaimigrantimanonfanullapergliitalianipoveri, dovrebbe essere l'informazione. Invece, anche i giornalisti fanno la loro parte nella costruzione della retorica in cui nuotano le destre e il M5S. Il come è spiegato nel quinto rapporto dell'associazione Carta di Roma, che prende il nome dell'omonimo codice deontologico cui i giornalisti devono attenersi quando scrivono di materie come asilo, rifugiati, vittime di tratta, e più in generale afforntano il tema dell'immigrazione. La Carta nel 2018 festeggia i dieci anni. "L’utilizzo di termini giuridicamente scorretti è diminuito, la parole 'migrante' e 'profugo' hanno stabilmente sostituito, nella generalità dei titoli, il termine 'clandestino', [...] e nell’organizzazione del lavoro redazionale l’immigrazione è sempre meno una “emergenza” ed è sempre più una delle questioni fondamentali del nostro tempo" riconosce il rapporto. Passi in avanti che però non toccano ancora la titolazione e le scelte politico-editoriali, il "modo di selezionare e gerarchizzare le singole notizie".

Appena il 5% delle 1.087 notizie sui fenomeni migratori in prima pagina sui quotidiani è "rassicurante". Gestione dei flussi, criminalità e sicurezza "occupano" l'immaginario: il 60% dei titoli fa riferimento a questi temi. Scrive Gian Maria Bellu nell'introduzione al rapporto di "extra-notizie sugli extra-comunitari", che hanno un unico risultato: "consolidare l’idea che l’immigrazione, e gli immigrati, non sono un fatto strutturale, che va governato, ma, appunto, una permanente emergenza. Che va fermata. Si rafforza così il senso comune dei pregiudizi e si concima il terreno su cui germoglia la mala pianta del pregiudizio xenofobo e dell’hate speech".

I giornalisti stimolano l'uso di un determinato linguaggio da parte dei Berlusconi, dei Fontana, dei Di Maio.

È per questo che, scrive Bellu, anche se "l’associazione Carta di Roma, fin dalla sua fondazione, ha fatto un utilizzo prudente dello strumento dell’esposto disciplinare - e d’altra parte i consigli di disciplina sono stati più prudenti ancora - nella convinzione che andassero privilegiati il dialogo e il confronto professionale", oggi "davanti a violazioni sistematiche, a volte irridenti, messe in atto con continuità dalle stesse testate e dagli stessi soggetti", si chiede se "non sia il caso di ragionare attorno all’opportunità di utilizzare pienamente l’apparato sanzionatorio, fino all’applicazione della sanzione più grave, la radiazione, quando risulti evidente, dal complesso delle violazioni, che si è di fronte a un rifiuto assoluto delle regole professionali".

"Perché chi non vuole rispettare la realtà dei fatti e preferisce mettersi al servizio della propaganda politica -scrive Bellu-, non deve potersi fregiare del titolo di giornalista".