Idrogeno, realtà e illusioni locali
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Dalla tavola rotonda un'unica constatazione appare prevalere: l’Alto Adige/Südtirol s’è infilato nel settore meno promettente per il futuro H2 ma avanti sempre così?
Il docu-film “Wasserstoff - Revolution oder Illusion?” di Andreas Pichler proiettato al FilmClub di Bolzano il 15 gennaio 2025, con presenze dal mondo ecologista e politico nonché con il silente “Wasserstoffpapst”, con la sala 2 tutta esaurita, ha probabilmente aperto gli occhi sulle difficoltà del famoso “Green Deal” lanciato con fin troppa baldanza dalla UE. Il documentario, davvero ben fatto, ha spaziato fra Europa e Africa alla ricerca di spiegazioni e di prospettive per questo vettore energetico e delle conseguenze di questa scelta. Inutile tentare di riassumere quanto visto ma un aspetto è saltato all’occhio: le prospettive a dir poco scarse dell’idrogeno per la mobilità fra costi di struttura, dei veicoli e di produzione H2 che richiede enormi quantità di energia.
Un aspetto che ha pesato come un macigno sulla successiva tavola rotonda, moderata dal regista del docu-film, a cui hanno partecipato l’ex responsabile tecnico della centrale H2 di Bolzano, il businessman della Hydrocell, l’attuale direttore del centro H2 di Bolzano e il direttore di ripartizione della mobilità della Provincia. Di certo scendere da un panorama europeo ed extra-europeo a quello locale è apparso, a tratti, mortificante.
La ghigliottina che ha calato il documentario sul settore della mobilità H2, ha reso balbettanti, insicuri ma anche assai irritabili gli irriducibili sostenitori della mobilità H2 provinciale, in particolare quando taluni dal pubblico sono intervenuti chiedendo una radicale riflessione, se non marcia indietro, sulle scelte fatte finora. Il fattore “perdere la faccia” ha finora fatto e farà sì che tale riflessione non si farà mai. Un dato è certo: senza fondi PNRR non si sarebbe fatto nulla per i progetti H2. Comprendo che chi si trova coinvolto professionalmente in tali progetti non possa che parlarne bene, ma deve anche abituarsi a vedersi rinfacciare di aver puntato su qualcosa che si sta arenando e di uno sviluppo futuro tutt'altro che chiaro, anzi.
Lo stesso dato fornito del 5% di bus a emissioni zero (sia H2 che a batteria) la dice lunga di quanta strada ci sia ancora da fare ma che si scontra, come ho evidenziato tante volte, sia sui costi di tale tipologia di trazione (spropositati già nella prima "sperimentazione" con i primi cinque bus H2 e che avrebbero dovuto far suonare qualche campanello d'allarme) che sul fatto che nei piani economici di Sasa la svolta elettrica (sia H2 che batteria) rimane proprio ai margini e che il futuro si chiama, ormai da 15 anni, diesel (non dimentichiamoci che quest’anno è previsto l’acquisto di ben 52 bus diesel urbani) e che la “svolta” in realtà sia stata posticipata al 2032 (campa cavallo…) a quanto si è letto nel nuovo ed annacquato Piano Clima ma questo non è emerso nella discussione.
Insistenza H2 altoatesin-sudtirolese concentrata al 99% sulla mobilità, forse dovuta anche all’assenza di una exit strategy a cui nessuno evidentemente non ha mai pensato, fa sì che ora le speranze si basino sulla “decarbonizzazione” a "zero emissioni" dei flussi di traffico (è bene sottolineare che i due concetti non sono sinonimi). Peccato che per l’auto il futuro H2 sia sparito e per i camion è tutto da scrivere ma con molteplici punti interrogativi. Ci si è vantati di aver raccolto fondi pubblici nazionali ed europei, ma… a cosa servono se si costruiranno infrastrutture che rischiano di rimanere lì a prendere polvere e che saranno costose da mantenere?
Peraltro le prospettive H2 nella mobilità sono piuttosto deboli. In generale per il 2025 si prevede un momento di “riflessione” del settore H2. I produttori/retrofit di camion H2 sono in profonda crisi (Hyzon, Quantron, Nikola, giusto per citare quelli noti), oltre a molti progetti H2 che non verranno realizzati per quanto sentito giusto qualche ora prima della proiezione durante un webinar internazionale e che probabilmente i decisori e lobbisti H2 provinciali avrebbero fatto bene a seguire ma dubito seriamente, però, che l’abbiano fatto. Il quadro internazionale H2, infatti, è tutt'altro che roseo e molte sono le note di pessimismo.
Di un'altra illusione deve anche svestirsi l'ambito locale perché non sarà certo l'Alto Adige/Südtirol a salvare il clima del pianeta. La scala di grandezza della sfida H2 e in generale del futuro a zero emissioni, infatti, è a livello europeo e mondiale.