Pius Leitner diserta l’incontro organizzato da Politis
Thomas Benedikter lo dice con rammarico: “Mi ha spedito due sms di conferma, ma non è venuto”. Il Centro sudtirolese di formazione e studi politici Politis aveva organizzato un incontro con i candidati locali alle elezioni europee dal titolo “Die Spitzenkandidaten der EU-Wahl an einem Tisch". Avrebbero dovuto essere presenti Johann Gruber, candidato per “Italia dei Valori”, Herbert Dorfmann (Svp), Oktavia Brugger (Verdi) e, per l’appunto, Pius Leitner (Freiheitlichen). Gli ultimi due, però, non sono apparsi. Mentre comunque la Brugger aveva avvertito di avere altri impegni, e per questo è stata “sostituita” dall’ex parlamentare europeo Sepp Kußtatscher, l’assenza di Leitner è stata una di quelle che a scuola vengono definite “senza giustificazione”. Peccato. Sarebbe stato interessante ascoltare le argomentazioni di un anti-europeista a diretto confronto con chi, al contrario, si è sforzato di spiegare l’importanza della politica comunitaria.
Affidata alla brillante moderazione di Georg Schederheit, la discussione si è concentrata essenzialmente sulla confutazione di un pregiudizio molto radicato, quello riguardante la supposta “distanza” dell'Europa e l'"imperscrutabilità" delle sue decisioni rispetto ai cittadini che vengono periodicamente chiamati ad eleggerne i rappresentanti. Sia Kußtatscher che Dorfmann, ricordando la loro esperienza diretta, hanno sottolineato come il difetto di “democraticità” generalmente imputato al Parlamento europeo, e in buona sostanza al lavoro del suo “apparato”, non sia giustificato se confrontassimo quello che accade a Bruxelles e a Strasburgo con la situazione di molti altri paesi. Incluso il Sudtirolo. “Wir sind stolz ein offenes Haus zu sein”, ha affermato Dorfmann. E, di rimando, Kußtatscher ha spiegato come là non sia affatto difficile seguire ogni processo decisionale, ogni seduta, ogni atto: “Il Parlamento è una grande casa di vetro, chiunque, se lo volesse, potrebbe esaminare quello che accade. Quando si fanno riunioni a porte chiuse, deve essere indicato esattamente il motivo”.
Nonostante questi notevoli presupposti di trasparenza, perché, allora, l’interesse dei cittadini resta così tiepido? Perché prevale il pregiudizio di una macchina lontana e difficilmente comprensibile? Perché, soprattutto, non si ferma la costante crescita di tendenze ostili al processo di unificazione? Una possibile spiegazione, ha detto ancora Dorfmann, risiede nel fatto che in Europa manca ancora una pubblica opinione continentale. Ognuno tende insomma a leggere gli eventi attraverso la propria “lente nazionale”. E sono proprio gli interessi dei diversi Stati, spesso ancora caratterizzati da diffidenza reciproca – a questo proposito è stata esemplare, anche ieri sera, la posizione di Gruber, il quale ha più volte affermato che “la Germania ha consapevolmente approfittato della crisi danneggiando gli altri paesi” – ad ostacolare la nascita di una vera e propria koinè legittimata da un reale sentimento di appartenenza.
L’interesse degli Stati reali, si potrebbe aggiungere, ma anche dei piccoli Stati virtuali, come l’ipotetico “Libero Stato” del Sudtirolo vagheggiato da Pius Leitner. Che forse, come il protagonista del racconto di Franz Kafka Eine kaiserliche Botschaft, è rimasto a casa proprio per non smettere di sognarlo: "Du aber sitzt an Deinem Fenster und erträumst sie Dir, wenn der Abend kommt".
Nachsitzen
Für die ungerechtfertigte Abwesenheit muss Pius nachsitzen und einen Aufsatz schreiben zum Thema "Welche Vorteile bringt uns Europa?" ...