Cultura | la mostra

I fumetti di Bonvi a "Bolzanen"

Le Sturmtruppen del fumettista "emilianen" Franco Bonvicini arrivano in città alla Waaghaus. Parla la figlia Sofia, che si è trasferita nel "capoluoghen" per lavoro.
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Foto: Bonvi/Bonvicini eredi

Il fumetto “Cattivik”, l’investigatore “Nick Carter” e la striscia satirica “Sturmtruppen” che venne pubblicata in 10 paesi, diventando il primo fumetto straniero pubblicato in URSS, facevano di Bonvi un maestro del fumetto di fama vastissima. “Era talmente famoso che negli anni ’80 il Partito Comunista Italiano gli chiese di candidarsi in Consiglio Comunale a Bologna. Nonostante si definisse anarchico, nel senso intellettuale del termine, mio papà era un simpatizzante della sinistra”, racconta Sofia Bonvicini, figlia del fumettista emiliano Franco Bonvicini, morto investito all'età di 54 anni mentre attraversava la strada. “Nell'85 fu eletto e portò molti voti. Peccato, però, che delle sue idee al partito importasse poco; non lo lasciavano mai parlare. Durante una seduta estiva, stanco di essere sfruttato per la sua immagine, si alzò dai banchi e uscì dall’aula canticchiando i Righeira: L’estate sta finendo / e Bonvi se ne va. Si dimise e successivamente stracciò la tessera del PCI. Lui ci credeva, ma non gli è stato dato credito. Era un uomo con un proprio codice d’onore”. Fino al 7 giugno la Waaghaus di Piazza del Grano ospita la mostra “Sturmtruppen a Bolzanen” in occasione di Art May Sound.

 

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Bonvi: con la sua tavola di Nick Carter (Foto: Bonvi/eredi Bonvicini).

 

SALTO: Come mai la scelta di portare Sturmtruppen in Alto Adige?

Sofia Bonvicini: Mi sono trasferita qui per motivi di lavoro e devo dire che ho trovato una comunità appassionata di fumetto. Poi senza dubbio il fatto che Sturmtruppen utilizzi il “tedeschese”, un linguaggio che suscita simpatia ma non è irrispettoso, si presta bene alla realtà locale caratterizzata dal bilinguismo.

Non è l’autore che deve stabilire come stanno le cose, ma il fruitore dell’opera mentre formula un proprio pensiero

E perché suo padre scelse proprio l’esercito tedesco come spunto per la satira?

Il motivo è semplice: gli serviva un esercito che fosse vicino alla memoria storica degli italiani, e la Wermacht era una dimensione adatta al tipo di narrazione che desiderava proporre. Poi, a questo, ha voluto associare un linguaggio simpatico, senza fare mai giudizi netti, divisivi e moralistici. Bisogna lasciare libero il lettore: è questo che bisognerebbe pensare quando si fa letteratura. E la linea tra giusto e sbagliato, buono e cattivo che ha voluto tracciare Bonvi è molto labile. Non è l’autore che deve stabilire come stanno le cose, ma il fruitore dell’opera mentre formula un proprio pensiero. Oggigiorno siamo bombardati dai contenuti dei social che non ci lasciano nulla. Sturmtruppen invece fa riflettere e mostra un’alternativa al pensiero mainstream.

In che termini “fa riflettere”?

In molte strisce si notano le disavventure di questi soldati che stanno in trincea e combattono un nemico sconosciuto, invisibile, che non si vede mai. E quel nemico, di fatto, siamo noi. Noi che lottiamo contro le nostre paure, le pulsioni e i nostri sentimenti. La mostra sarà infatti divisa per macro-tematiche che vanno dall’amore alla morte, dall’oppressore all’oppresso, dalla malinconia alla follia. Bisogna considerare che i fumetti Sturmtruppen di mio padre risalgono al ’68, un periodo storico importante durante il quale però erano presenti ancora molti tabù. Bonvi affronta il tema dell’omosessualità e anche quello delle malattie mentali, che non erano, come oggi, all’ordine del giorno nel dibattito pubblico. Ogni macro-tematica avrà un pannello esplicativo.

 

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Sofia Bonvicini: nello studio di Via Rizzoli a Bologna (Foto: Bonvi/eredi Bonvicini)

Se penso ai fumetti di papà mi viene in mente anche la musica di allora: i gruppi rock, Woodstock e nomi come Jimi Hendrix, The Doors, The Rolling Stones.

Da alcuni fumetti di Bonvi sono stati tratti dei film. Come eredi avete l’intenzione di portare qualche personaggio sui social?

L’idea c’è, ma non posso anticipare nulla. Ricordo, per chi volesse, che i fumetti sono ancora oggi reperibili in formato cartaceo.

La mostra presso Waaghaus arriva in occasione di Art May Sound, ritrova qualche collegamento con la musica?

Certamente. Se penso ai fumetti di papà mi viene in mente anche la musica di allora: i gruppi rock, Woodstock e nomi come Jimi Hendrix, The Doors, The Rolling Stones.

Papà era davvero un anarchico?

Assolutamente. Lui stesso si autodefiniva così. Però non è da intendersi in senso violento ma intellettuale; forse oggi sarebbe meglio definirlo come outsider, per nulla mainstream, scevro da catalogazioni.

Però poi si candidò con il Partito Comunista Italiano…

Negli anni ’80 il Partito Comunista Italiano gli chiese di candidarsi in Consiglio Comunale a Bologna, perché era famoso e portava voti. Lui comunque era un simpatizzante della sinistra e credeva nei propri ideali. Un autore vive delle proprie idee, anche se, come nel suo caso, il Partito non gli diede credito.

Avete ancora lo studio di Bonvi in Via Rizzoli a Bologna?

No. Lo studio era in affitto, quindi lo abbiamo dovuto abbandonare, però è tutto al sicuro. A proposito… alla mostra realizzerò un piccolo studio con tutti i materiali originali, come le matite, così che i ragazzi possano rendersi conto di cosa significhi creare un fumetto in modo artigianale e non digitale.

 

Alcuni Sturmtruppen:

 

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Immagini: Bonvi/eredi Bonvicini​​​​​​​