Cultura | Classica

Nel nome di Abbado

Un viaggio nella memoria. Il libro che raccoglie tutti gli articoli di Angelo Foletto dedicati a Claudio Abbado sarà presentato martedì (20 agosto) al Teatro Comunale
Abbado
Foto: Cordula Groth (Wikipedia)
  • “Ho piantato tanti alberi” è la biografia che non ti aspetti: il volume, recentemente edito dalla Libreria Musicale Italiana, raccoglie le decine di articoli (recensioni, interviste, ritratti) scritti dal giornalista e critico musicale Angelo Foletto e con protagonista Claudio Abbado: centinaia di pagine, pubblicate originariamente sul quotidiano La Repubblica e le riviste Musica Viva e Classic Voice, che Foletto ha radunato come le tessere di un mosaico – o le briciole disseminate da un Haensel critico musicale in una vita di lavoro.

  • Foto: Libreria Musicale Italiana

    Impreziosito dall’introduzione di Alessandro Baricco, il volume, come ci spiega l’autore Angelo Foletto, è nato “da un’idea dell’editore Andrea Estero, che si è reso conto della mole di materiale e documentazione e mi ha proposto di lavorarci per raccoglierla in un libro. L’occasione del decennale dalla morte di Abbado ha dato poi la spinta decisiva alla realizzazione di questo volume. Si tratta di articoli in parte di critica musicale, ma ci sono anche ritratti e interviste.” Gli articoli in gran parte sono stati scritto per La Repubblica, con cui Foletto collabora dal 1978. Abbado l’aveva conosciuto 10 anni prima, nel ‘68: “Ero appena arrivato a Milano e Abbado fu il primo musicista che conobbi in città. Ebbi l’occasione di frequentarlo, era molto disponibile con noi giovani: ci faceva assistere alle prove, portava avanti l’idea che il Teatro alla Scala dovesse aprire le sue porte il più possibile. Questo libro è anche un atto di gratitudine per un musicista che mi ha dato molto.” Con un arco temporale che va dal 1978 al 2019, il libro è anche un viaggio nella memoria: “Mi ha fatto ritrovare alcuni momenti giornalisticamente molto rilevanti, come quella volta che a Berlino alla conferenza stampa in cui si annunciava che Abbado era stato scelto per guidare i Berliner, ero l’unico inviato italiano – ed erano anche i giorni della caduta del muro, quindi tutto era carico di un grandissimo significato. Mi ha dato anche la misura di come sia cambiato il rapporto di un grande giornale come Repubblica nei confronti della vita culturale e musicale del paese: negli anni ‘80 e ‘90 seguivamo moltissime cose, e se c’è un po’ di malinconia perché la situazione oggi è cambiata, c’è anche l’orgoglio di essere stato parte di quell’epoca. Per chi legge può anche essere un modo per ripercorrere le scelte interpretative di Abbado, che ritornò più volte su alcuni brani, come lo Stabat Mater di Pergolesi, le Sinfonie di Mahler, i Concerti Brandeburghesi di Bach: le recensioni testimoniano anche l’evoluzione di uno stile.”
     

    Abbado in Bolzano trovò principalmente due cose...
    [Angelo Foletto]


    Il volume viene presentato nell’ambito del Bolzano Festival martedì 20 agosto alle 19.00 presso il Foyer del Teatro Comunale, prima del concerto della Gustav Mahler Jugend Orchestra, orchestra giovanile peraltro fondata – come la EUYO - proprio da Abbado. Possiamo dire che non sarà una presentazione come le altre e che l’occasione è speciale, perché con la città di Bolzano Abbado ha avuto un rapporto lungo e intenso: un’amicizia nel segno della musica con la città, con un’eredità che continua a vivere ed è suggellata ogni anno dalle residenze delle orchestre giovanili, dall’Accademia Mahler, dal recente riconoscimento Unesco di “Città Creativa della Musica”. 

  • Claudio Abbado: “Abbado ha letteralmente piantato degli alberi..." (Renzo Caramaschi)

    Il sindaco Renzo Caramaschi, che con Abbado collaborò intensamente costruendo un forte rapporto personale, affiancherà Foletto nella presentazione del libro. Autentico fiume in piena quando gli si chiede di parlare con il suo rapporto con Abbado, Caramaschi precisa: “Tutti pensano che Abbado sia venuto a Bolzano perché eravamo amici, invece è il contrario: siamo diventati amici perché è arrivato a Bolzano.” Era il lontano 1982 e Caramaschi era funzionario di due comparti dell’amministrazione comunale: la ragioneria e la cultura. Aveva sentito un concerto dell’Orchestra Giovanile della Comunità Europea, come si chiamava allora la EUYO, diretta da Abbado nel Duomo di Siena e si era detto: perché non a Bolzano? Vincendo l’iniziale scetticismo degli amministratori e le varie difficoltà prospettate dalla Curia (“un calvario”, ricorda oggi) riuscì a ottenere di fare un concerto l’anno dopo in Duomo. Il resto è storia, anzi “la” storia recente della musica a Bolzano. “A parte il Busoni, allora non c’era niente. Con Abbado iniziammo la tradizione di portare la Euyo ogni estate a Bolzano. E nell’86, quando fondò la GMJO, scelse Bolzano per la residenza dell’orchestra. Si era offerta anche Firenze, ma per amicizia Abbado disse di sì a noi e di no a loro.” A Caramaschi questo titolo, “Ho piantato tanti alberi”, piace molto: “Abbado ha letteralmente piantato degli alberi, basti pensare al parco ad Alghero che ha salvato dalla desertificazione e destinato poi ad un uso pubblico, o i moltissimi alberi che fece piantare al Comune di Milano quando tornò alla Scala. Ma soprattutto ricorda il suo atteggiamento costruttivo, mi diceva sempre che fare del bene significa pensare al “dopo” degli altri e lavorare per il moltiplicarsi delle belle cose.”
    Cittadino onorario di Bolzano nel 2003, cosa ha legato Abbado alla città altoatesina? Su questo non ha dubbi Angelo Foletto: “Abbado in Bolzano trovò principalmente due cose: persone che dimostravano con l’evidenza la voglia di progettare e di fare, e la vocazione di Bolzano ad essere città transnazionale, multilingua. E il fatto di trovare la disponibilità ad “accasare” le sue due orchestre giovanili, la EUYO e la GMJO, fece entrare la città nel cuore di Abbado.”