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Fogli di via distribuiti come caramelle

La testimonianza di uno degli anarchici che hanno ricevuto il foglio di via dal questore Paolo Sartori, letta pubblicamente durante la manifestazione “per Gaza” che si è tenuta sabato scorso. Cosa significa concretamente ricevere tale provvedimento?
palestina gaza
Foto: SALTO
  • Vi spiego perché, dopo un anno di intensa mobilitazione in città che abbiamo condiviso assieme, non posso essere presente in piazza con voi. Il 17 luglio, dopo avere saputo della protesta dei detenuti del carcere di Bolzano contro l'ecatombe di suicidi e contro le terribili condizioni di vita nel penitenziario, con alcuni compagni siamo andati spontaneamente sotto le mura ad ascoltare le loro ragioni e a salutarli. Per questo fatto la polizia ci ha fermato, portati in Questura, fotosegnalati e denunciati per “manifestazione non autorizzata”. Io, visto che sono residente poche centinaia di metri dopo la fine del comune di Bolzano, ho ricevuto dal capo della polizia politica Francesco Marconi un foglio di via da Bolzano firmato dal questore Paolo Sartori.

    Si tratta di un provvedimento arbitrario, motivato con deliranti distorsioni della realtà e incredibili menzogne scritte nero su bianco, che per due anni mi vorrebbe allontanare dalla mia città, la mia famiglia, dai miei amici, dai miei compagni. Un provvedimento da cui sul momento è impossibile difendersi e che dà la possibilità al Questore di usare e abusare del proprio potere sulle altre persone, senza alcun equilibrio, senza alcun controllo. Sartori infatti, consapevole del grande potere e dell’immensa discrezionalità a disposizione, usa questo strumento con estrema disinvoltura, spesso solo sulla base di semplici sospetti o semplicemente sulla base della presenza di eventuali precedenti penali, in una sorta di “fine pena mai”. 

     

    “Nelle cronache dei quotidiani locali ogni giorno leggiamo di fogli di via o, nel caso di immigrati, decreti di espulsione firmati con vergognosa leggerezza, a volte perché persone senza una casa sono state trovate a dormire in edifici”

     

    Nelle cronache dei quotidiani locali ogni giorno leggiamo di fogli di via o, nel caso di immigrati, decreti di espulsione firmati con vergognosa leggerezza, a volte perché persone senza una casa sono state trovate a dormire in edifici abbandonati, per piccoli reati oppure per semplici sospetti. Decine di persone che subiscono provvedimenti pesantissimi perché di fatto sono poveri, senza documenti o di origine straniera e di cui, al di là delle veline della Questura (…) non sappiamo nulla perché hanno paura, sono isolati e non hanno la forza di scrivere, di denunciare, travolti dalla macchina schiacciasassi innescata dalla firma di un pezzo di carta. 

  • La lettera

    “Ciao a tutti e tutte, ho il cuore spezzato a non poter essere lì con voi in piazza”. Inizia così la lettera inviata da uno degli anarchici che hanno ricevuto dal questore Paolo Sartori il foglio di via, letta pubblicamente durante la manifestazione “per Gaza” che si è tenuta sabato scorso. Le ragioni della protesta si possono condividere o meno, ma non è questo il punto. Abbiamo deciso di pubblicare ampi stralci del testo, in origine molto più lungo, unicamente allo scopo di far capire cosa significhi concretamente “foglio di via”, una misura ideata nel 1956 in sostituzione del confino per i soggetti socialmente pericolosi, in particolare per i mafiosi. La misura preventiva viene data dal questore in modo del tutto discrezionale e può essere appellata solo attraverso un costoso ricorso al Tar. 

    A questo link wikipedia si può farsi un’idea quando solitamente è prevista la misura.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Foglio_di_via

  • Dopo aver ricevuto questo foglio di via dal Questore, tanto osannato dall’estrema destra al potere attualmente nella Provincia di Bolzano di cui egli rappresenta lo specchio, per portare i miei figli nella città in cui sono nato, cresciuto e in cui ho famiglia, affetti e amicizie dovrei chiedere il permesso al questore. Per andare dal medico o per portare i miei figli dal pediatra dovrei chiedere permesso al questore. Se volessi fare una passeggiata con mia madre dovrei avere l’autorizzazione di Sartori. Se volessi incontrare i miei amici o i miei affetti dovrei...ah no è proprio per quel motivo che il Questore mi ha dato il foglio di via: per allontanarmi dai miei amici e dai miei compagni, per isolarmi dal mio ambiente. Lo ha scritto infatti nero su bianco sul provvedimento da lui firmato. Il foglio di via mi è stato dato per la mia lunga militanza politica, per “contenere e limitare” la mia partecipazione alle mobilitazioni contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese e a tutte le altre iniziative che da tanti anni portiamo avanti. 
    Se io oggi fossi presente con voi alla manifestazione il signor Francesco Marconi, capo della polizia politica, prenderebbe nota e mi denuncerebbe all’autorità giudiziaria per violazione del foglio di via, rischiando così molti mesi di reclusione (dai 6 ai 18 mesi di reclusione oltre a 10.000 euro di multa). 

     

    “Per andare dal medico o per portare i miei figli dal pediatra dovrei chiedere permesso al questore.”


    Perché vi scrivo questo? Non certo perché voglia fare la vittima ma per farvi capire quale sia il metodo intimidatorio del Questore e della polizia politica contro chi, in questa città vetrina per turisti, lotta contro la guerra e le tante ingiustizie, denunciando pubblicamente le complicità con il genocidio che ci sono, anche a Bolzano. Perché è importante che escano pubblicamente le voci di chi subisce questi provvedimenti che costituiscono uno strumento pericoloso nelle mani di chi ha l’unica ambizione di finire sulle prime pagine dei giornali e ottenere l’approvazione dei leoni da tastiera pronti a brindare all’espulsione dell’immigrato di turno. 

  • 300 in piazza: Un momento della manifestazione di sabato scorso Foto: SALTO
  • Nel definirmi Paolo Sartori usa una di quelle formule tipiche delle polizie di ogni epoca per definire il nemico interno: io sarei “pericoloso socialmente” e “un pericolo per la tranquillità pubblica”. Perché? Perché fin da quando frequentavo le scuole superiori di questa città mi sono sempre sforzato di non rimanere zitto e in silenzio di fronte alla miseria che le élite e i padroni di questa società e questo mondo ci stanno imponendo e che lui difende: solitudine diffusa, ignoranza, tagli sistematici a scuole e sanità, corsa al riarmo, guerra ai poveri, affitti da strozzinaggio, sfruttamento del lavoro, violenza strutturale contro i più deboli, razzismo, lager per immigrati, guerre, massacri e ora stiamo vedendo qualcosa di inaudito e che non avremmo mai immaginato possibile fino a poco tempo fa: un genocidio in diretta televisiva.

    Un metodo da stato di polizia che il questore applica ai compagni che lottano, a cui fogli di via e avvisi orali (solo da Bolzano dati altri due fogli di via a compagni e almeno 6 avvisi orali, anticamera della richiesta di sorveglianza speciale) sono distribuiti come caramelle, ma anche ai poveri, a chi non ha una casa, a chi vive per strada, agli immigrati, nei cui confronti Sartori firma decreti di espulsione senza alcun controllo, rovinando vite o rendendole ancora più impossibili. Lo stesso Questore, sempre con argomenti pretestuosi e senza alcuna attinenza con la realtà, ha vietato o limitato con pesanti prescrizioni diverse manifestazioni negli ultimi mesi.

    “Una repressione politica che dapprima colpisce minoranze di “dissidenti e antagonisti” e che poi si allarga all’intero Paese come dimostra il decreto sicurezza DDL 1160 in corso di approvazione in parlamento.”

    Una repressione politica che dapprima colpisce minoranze di “dissidenti e antagonisti” e che poi si allarga all’intero Paese come dimostra il decreto sicurezza DDL 1160 in corso di approvazione in parlamento, che trasformerà l' Italia in una società sempre più disciplinata sul modello di una caserma o di un carcere, che prevede la criminalizzazione sistematica del dissenso con anni di carcere distribuiti anche per proteste pacifiche non violente (blocchi stradali, resistenza passiva, ecc.)  che hanno sempre fatto parte del patrimonio di lotta dei lavoratori, dei movimenti per i diritti civili, pacifisti, antimilitaristi. (...)

    Continuiamo a lottare, a rompere l’indifferenza, a spezzare l’apatia. Continuiamo a scendere in piazza, perché mai come oggi deve essere chiaro a tutti e tutte che difendere il popolo palestinese significa difendere la nostra libertà, la nostra libertà di dissenso e pensiero, il nostro futuro. 

    * Stefano è il nome dell'attivista, usato da Christoph Franceschini in una serie di articoli sul caso.