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Impianti in Veneto con fondi altoatesini

Il ricorso delle associazioni ambientaliste contro il collegamento sciistico sul Comelico, finanziato con 26 milioni di contributi pubblici: “Un modo grave di procedere”.
Comelico
Foto: infodolomiti

“Prima si stanziano dei contributi pubblici e solo successivamente si fanno le verifiche ambientali, indispensabili ed obbligatorie, che dovrebbero al contrario esserne il presupposto”. Così le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Mountain Wilderness, LIPU e WWF che hanno impugnato dinanzi al TAR del Veneto le delibere del Comune di Comelico Superiore con le quali sono state approvate le varianti relative al collegamento sciistico Campotrondo – Col 'dla Tenda, a completamento di quanto già espresso nel 2017 per il collegamento sciistico tra Campotrondo e Passo di Monte Croce Comelico, all’interno del Comune di Comelico superiore, in provincia di Belluno.
Quello che denunciano le organizzazioni firmatarie è che, nonostante i pareri negativi (VAS e VINCA) espressi dagli uffici ambiente della Regione Veneto, l’amministrazione di Comelico Superiore ha comunque deciso di procedere con l'opera in questione, impattando negativamente sull'ecosistema di diverse aree protette appartenenti all'Unesco e alle rete Natura 2000. Le relazioni evidenziano che la costruzione delle piste da sci avrebbe comportato importanti criticità ambientali, tra cui la frammentazione di habitat e specie, la perdita di biodiversità, il disturbo della quiete invernale e il forte sfruttamento delle risorse idriche.

Ancora una volta la tutela dell’ambiente viene calpestata dagli interessi economici


“Nonostante le forti incidenze negative sulla Val Grande, ampiamente argomentate nei pareri e la dubbia efficacia delle misure di mitigazione proposte, l’intervento è stato approvato. Ancora una volta la tutela dell’ambiente viene calpestata dagli interessi economici”, denunciano le associazioni.
Per i collegamenti erano già stati stanziati 26 milioni di Euro di contributi pubblici, provenienti dal Fondo dei Comuni Confinanti, di cui fanno parte anche le Province autonome di Trento e Bolzano che lo alimentano ogni anno per 40 milioni di euro ciascuna, 80 milioni in totale.
“Questo rende ancora più grave la situazione - spiegano i depositari del ricorso - perché consolida un modo di procedere. I fondi stanziati potrebbero essere in parte investiti per creare lavoro con un turismo innovativo, che differenzi il Comelico dalle offerte turistiche delle aree circostanti, valorizzando lo stato di conservazione dei luoghi che altrove è invece stato distrutto; ed in parte spesi per servizi a favore della collettività, che contrastino realmente e nel lungo periodo lo spopolamento. Il ricorso - continuano - è stato presentato nello spirito di salvaguardia di un territorio, unico al mondo, prezioso, perché ancora conservato nella sua integrità che gli ha conferito il riconoscimento UNESCO; un valore che abbiamo il dovere di preservare anche per le generazioni future. Questo è anche il significato delle aree Natura 2000, che la normativa europea consente di alterare esclusivamente per ragioni di sicurezza pubblica. Ogni altra motivazione - concludono gli ambientalisti - è in queste aree secondaria rispetto alla tutela dell’ambiente”.