Farmaci al supermercato?
Parafarmacia. Il nome dice già molto. Il fenomeno nasce a seguito delle liberalizzazioni avviate dal governo Prodi nel 2006. Il cosiddetto “decreto Bersani” (DL 4.7.2006, n.223) permette agli esercizi commerciali di vendere al pubblico “farmaci da banco o di automedicazione” e “tutti i farmaci o prodotti non soggetti a prescrizione medica”.
Tra breve, secondo quanto dichiarato pubblicamente, una di queste parafarmacie sarà inaugurata nel supermercato Poli di via Galvani a Bolzano. In Alto Adige non è la prima né l’unica. Anni fa se ne aprì una ad Appiano, poi chiusa per mancanza dei requisiti di legge. Ce ne sono un altro paio in attività (a Brunico e nei pressi di Appiano) in negozi di prodotti naturali ed erboristici.
Secondo la legge una parafarmacia può operare solamente “durante l’orario di apertura dell’esercizio commerciale”, “nell’ambito di un apposito reparto, con l’assistenza di uno o più farmacisti abilitati all’esercizio della professione ed iscritti al relativo ordine”. In Alto Adige il farmacista ha ovviamente l’obbligo del bilinguismo.
L’autorizzazione da parte dell’Assessorato provinciale alla Sanità per la parafarmacia di Bolzano tarderebbe ad arrivare (anche se secondo Poli sarebbe imminente), proprio perché il personale non è bilingue.
“A me non è arrivata ancora nessuna comunicazione”, dice il dottor Maximin Liebl, presidente dell’Ordine dei Farmacisti e titolare della farmacia Madonna in piazza del Grano a Bolzano. “L’Ordine non è ancora stato coinvolto. Del resto in questi giorni tutti gli uffici sono chiusi… Da quello che so, ma l’ho appreso dai giornali, stanno ancora attendendo l’autorizzazione. Ciò significa che possono aprire, vendere la cosmetica o prodotti erboristici, ma non i farmaci. Senza farmacista bilingue, niente autorizzazione”.
In Alto Adige, spiega Liebl, c’è una pianificazione territoriale delle farmacie. Il numero delle stesse è stabilito in relazione alle distanze e al numero degli abitanti della zona. Per aprire una farmacia bisogna partecipare e vincere un concorso pubblico. “Invece la parafarmacia può operare dove e quando vuole. Vende solo il farmaco da banco e non è convenzionata con l’ASL”.
L’Ordine come valuta il fenomeno delle parafarmacie? “Dal punto di vista professionale – dice Liebl – finché è garantita la qualità del servizio con la presenza del farmacista, non possiamo avere niente in contrario. Spesso però, nelle altre regioni d’Italia, sappiamo che ci sono problemi legati proprio alla presenza del professionista”. Non è anche una forma impropria di concorrenza? “È una concorrenza, sì, ma l’Ordine dei farmacisti non si occupa di questo. Certo, quello che può succedere è che i farmaci siano venduti secondo una logica esclusivamente commerciale, e che i farmacisti coinvolti, anziché autonomi nelle loro scelte, siano condizionati da ciò che impongono i grandi gruppi commerciali. Vendere certi prodotti piuttosto che altri, senza guardare per prima cosa l’interesse dei pazienti”.
Secondo il dottor Luca Collareta, titolare della farmacia Salus a Merano e presidente di Federfarma, si tratta di “un fenomeno marginale, assolutamente non drammatico”. Rispetto a quanto vende normalmente una farmacia, i farmaci da banco coprono circa il dieci per cento del fatturato. Difficile dire se il fenomeno sia destinato a diffondersi. “Non credo più di tanto”, dice Collareta. “Anche nel resto d’Italia, dove non serve il patentino e il farmacista è remunerato molto meno che da noi, per cui ci sono costi più bassi, vedo che tranne in centri molto grossi, la cosa non ha avuto questo grande successo. È più un posizionamento strategico del supermercato nel presentarsi come quello capace di offrire tutto”.
Una questione di immagine? “Mah, a Bolzano che senso può avere una parafarmacia in quella zona? Penso che sia un posizionamento che il supermercato Poli si vuole dare. Cioè vuole caratterizzarsi rispetto ad altre insegne del largo consumo offrendo ai clienti anche questo tipo di servizio”.