Cultura | Sudeten. Memo.

Das verschwundene Sudetenland

Mostra fotografica sulla “Vertreibung” dei germanofoni dalla Boemia.

Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Fino al 19 Novembre la casa della cultura Waltherhaus ospita “Das verschwundene Sudetenland”, mostra fotografica del’associazione di Praga ANTIKOMPLEX, che dopo anni in giro per l’Europa - ricordiamo Monaco e Dresda nel 2003, Vienna e Graz nel 2009, solo per citare alcune tappe importanti - arriva ora anche a Bolzano, dove il tema delle minoranze, per di più di lingua tedesca, non può che essere sentito.

Il fatto storico è l’allontanamento della popolazione germanofona dalla rinata Cecoslovacchia (Boemia e Moravia hanno fatto parte del III Reich Hitleriano a partire da Monaco ’38) dopo le fine della II Guerra mondiale - nella spirale di vendette che contraddistingue entrambi i dopoguerra del ‘900 europeo, la popolazione di lingua ceca della Boemia e Moravia si vendicò del sostegno, o meglio del mancato dissenso, che buona parte dei contadini, lavoratori e imprenditori germanofoni dimostrò nei riguardi di Hitler e dei suoi compagni. Fatto vero, ma che in realtà coinvolse tutti i popoli in quegli anni.

Venne applicato un principio amato da tutti noi Europei nel secolo XX, quello della colpa collettiva: la popolazione che viveva in quelle terre per lo più di collina e media montagna da diversi secoli, venne tutta insieme giudicata colpevole e quando non proprio costretta allora almeno spinta in modo poco amichevole ad abbandonare le proprie terre.

Ma cosa avviene quando un popolo, legato ad una terra da legami di parentela, storia di famiglia, dal fatto di avere lì costruito le proprie case, è costretto ad andare via? La tragedia delle persone comuni coinvolte in questioni mondiali ben al di sopra della loro portata reale è quasi secondaria di fronte all’immensa tragedia che coinvolgerà questa terra, con la sua architettura e ambiente, per i decenni a venire. Alcune “parcelle” sono rimaste disabitate e altre conquistate da nuovi “coloni”, per lo più dell’Est della Slovacchia - tra il 1945 e il 1947 circa 5 milioni di persone si sono spostate, il tutto nell’illusione di evitare così futuri conflitti costruendo una terra monoetnica (ma di quale etnia si trattava poi, lì in mezzo all’Europa?)

Quali danni può produrre un evento così innaturale e così poco umano?

La storia ha riservato più fortuna all’Alto-Adige, che per fortuna è uscito dalla guerra prima che l’orrore delle opzioni disumanizzasse queste valli. Quali danni abbiamo così evitato?

L’esposizione è allestita nella sala della Casa della Cultura in centro a Bolzano in modo molto spartano - fin troppo - ma in ogni caso ci da la possibilità di riflettere e pensare. Che va sempre bene.

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Oskar Egger Gio, 11/20/2014 - 16:28

Grazie di cuore per questa segnalazione, che ho letto in ritardo, purtroppo, la mia famiglia paterna ha subíto questo destino. Millioni di sudeti morti e privati di ogni bene materiale, ma non solo: penso che non potró mai comprendere lo strazio di quelle persone nel vedere rase al suolo e cancellati per sempre i luoghi della loro gioventú. È un dolore che si tramanda, una triste Heimatlosigkeit.

Gio, 11/20/2014 - 16:28 Collegamento permanente