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Bilancio sul “faticoso modello”

I 50 anni del Secondo Statuto d'Autonomia ripercorsi nel libro-intervista di Maurizio Ferrandi e Francesco Palermo. Il video della presentazione al Trevilab di Bolzano.
Il faticoso modello
Foto: alpha beta/salto.bz

„Dal punto di vista italiano, l'Autonomia è ancorata alla Costituzione“, ha „sancito il diritto alla convivenza“, fissando uno dei „primi e più avanzati sistemi giuridici per stabilire relazioni tra Stato centrale e Autonomie locali“. Tutto questo grazie alla „civiltà giuridica italiana“ e in generale al contributo offerto „anche da politici italiani a Roma e Bolzano, studiosi, magistrati“. È con queste parole che l'attuale Vicepresidente della Provincia Giuliano Vettorato, esponente della Lega, ha illustrato il programma di iniziative per i 50 anni del Secondo statuto d'Autonomia, che ricorrono quest'anno. Parole di un politico „altoatesino“, o „sudtirolese di lingua italiana“, oltretutto espressione del partito di centrodestra (seppure dal dna federalista) più votato dagli italiani del Sudtirolo. Parole che appena vent'anni fa difficilmente si sarebbero sentite pronunciare da un esponente della destra italiana.

Cosa dunque è accaduto – e cosa non – in questi 50 anni di Autonomia dell'Alto Adige? Un libro intervista di Maurizio Ferrandi e Francesco Palermo, due figure di spicco del mondo „italiano di Bolzano“ (usando questa limitante etichetta), cerca di illuminare i vari bivi e passaggi del nostro – a volte accidentato – percorso autonomistico. Entrato ufficialmente in vigore nel gennaio 1972, il secondo Statuto di autonomia dell’Alto Adige fu frutto di un decennio di trattative tra Roma, Bolzano e Vienna: il cinquantesimo anniversario di questo “faticoso modello”, secondo un'espressione usata da Romano Prodi in un'intervista di Fabio Gobbato su salto.bz, ha offerto a Ferrandi e Palermo l’occasione per tracciare un’analisi storico-giuridica e un giudizio “politico”, traendo un primo bilancio capace anche di orientare le previsioni per il prossimo futuro.

Un giornalista di lungo corso e un noto giurista affrontano così in questo libro-intervista l’ampio ventaglio di temi che fanno da cornice alla speciale ricorrenza, dal modo in cui fu concepita la “seconda autonomia” negli anni Sessanta alle questioni più controverse che ne hanno accompagnato la piena attuazione, fino ai nodi tuttora da sciogliere: proporzionale, censimento etnico, scuola, toponomastica, il ruolo della Regione, il concetto di autodeterminazione. Un dialogo serrato che porta a interrogarsi sul presente e sulle possibilità di adeguare uno strumento giuridicamente complesso quale lo Statuto ai profondi mutamenti sociali in atto.