Società | soccorso alpino

Ancora troppe infradito sui sentieri

Il Soccorso Alpino è messo a dura prova dall’aumento delle richieste di aiuto, spesso per i comportamenti sconsiderati degli escursionisti: da gennaio 665 gli interventi.
Tourismus
Foto: Othmar Seehauser

Da inizio anno sono 665 le volte in cui il Soccorso Alpino e Speleologico dell’Alto Adige è intervenuto su richiesta di escursionisti e ciclisti in difficoltà sui sentieri di montagna, utilizzando elicotteri e un ingente numero di volontari impegnati nella ricerca e nel recupero. Un aumento considerevole rispetto ai 500 nello stesso periodo di riferimento del 2022. Oltre agli escursionisti, si è verificata un’impennata degli incidenti con le e-bike: mentre le salite sono accompagnate dal motore elettrico, risultano molto più difficili le discese, spesso impervie e sottovalutate proprio a causa della facilità iniziale.

Puntuali sono gli appelli delle associazioni di montagna che, ogni anno, invitano i turisti che intendono affrontare un'escursione ad alta quota a prepararsi adeguatamente all’itinerario. Dall’equipaggiamento alla consultazione del bollettino meteo, passando per l’accurato studio del percorso e dei tempi di percorrenza: tutte raccomandazioni fondamentali per prevenire incidenti ma che prontamente vengono disattese a causa della superficialità con cui si affronta la montagna. 

giorgio_gajer.jpg
Giorgio Gajer: "Se la nostra Provincia vive di turismo va anche detto che il proliferare di tutte queste nuove infrastrutture ha reso tutto facilitato e ha falsato la percezione dei rischi"​​​​​

 

"Purtroppo immaginavamo già questi incidenti, visto il caldo e la massiccia presenza di turisti sulle montagne – spiega Giorgio Gajer, presidente del Soccorso Alpino Alto Adige –. Se la nostra Provincia vive di turismo va anche detto che il proliferare di tutte queste nuove infrastrutture ha reso tutto facilitato e ha falsato la percezione dei rischi: se prima c’era una selezione per arrivare in vetta sulla base della preparazione, oggi con gli impianti che arrivano fino a sopra il ghiacciaio non è raro imbattersi in turisti con pantaloncini corti e infradito: siamo alla follia. Molti interventi potrebbero essere evitati se solo ci fosse un po’ più di maturità e consapevolezza. Molte voci chiedono di limitare la presenza dei turisti ad alta quota ma la politica sembra spingere in una direzione contraria”. 

Con l’ondata di caldo che sta investendo l’Europa in queste settimane, in montagna aumentano anche i malori. I consigli restano i soliti: cappello, tanta acqua – mai meno di due litri – e capire se lungo il percorso ci sono fonti per poter attingere ulteriori riserve. Se il percorso è impegnativo è importante partire alle prime luci del mattino ed essere pronti, fisicamente e psicologicamente, alle difficoltà del percorso.

Un doveroso occhio di riguardo anche per gli animali, selvatici e da pascolo, che incrociamo sul nostro percorso. L’incidente con un gruppo di mucche che ha preso di mira escursionisti e soccorritori, pare dopo essere state spaventate da un cane senza guinzaglio, ne sono un tragico esempio.

Troppo spesso si incontrano persone che avvicinano e importunano le mucche al pascolo

“Il troppo caldo può avere effetti negativi anche sugli animali. Troppo spesso si incontrano persone che avvicinano e importunano le mucche al pascolo, spesso solo per fare un selfie – denuncia Gajer –. La massiccia presenza di persone, i cani senza guinzaglio sono fonte di grande stress e possono provocare, per quanto raro, tragiche reazioni come quelle che abbiamo visto. Il consiglio, anche stavolta frutto del buonsenso, è lasciare gli animali in pace”.

csm_c_costa_denis_5x1000_2022_-1_5e3a28cf5f.jpg
Aumentano rispetto lo scorso anno gli interventi del Soccorso Alpino: "Dobbiamo ricordare che i soccorritori sono tutti volontari, con il loro lavoro e le loro famiglie, che lasciano tutto per portare a casa la persona in vita mettendo a rischio la propria". Foto: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico - CNSAS


Con quattro basi di elicottero e “un esercito” di 1700 volontari, tra Soccorso Alpino e Speleologico del CNSAS/CAI e il Bergrettungsdienst (BRD) dell'Alpenverein Südtirol (AVS), la macchina dei soccorsi di montagna ha le spalle solide ed è sempre riuscita a coordinare in maniera efficiente gli interventi, ma il continuo aumento di richieste di aiuto facilmente evitabili mette sotto pressione il lavoro dei soccorritori e della centrale operativa: “Ci troviamo a intervenire anche per casi di stanchezza o per cadute dovute a calzature non idonee. È chiaro che questo complica il lavoro se riceviamo più chiamate in simultanea. Dobbiamo infine ricordare che i soccorritori sono tutti volontari, con il loro lavoro e le loro famiglie, che lasciano tutto per portare a casa la persona in vita mettendo a rischio la propria”.

Secondo Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, l’educazione alla montagna non può essere più relegata alle singole associazioni di volontari: “Non sono solo le infradito a non andare bene ma anche le stesse scarpe da ginnastica. Vedo gente con le Superga dalla suola liscia e gli shorts intraprendere una discesa su sentiero con il ghiaino. Gli albergatori – è l’appello di Zanella – dovrebbero essere i primi a educare i propri ospiti e avvertire quando escono per un’escursione con un equipaggiamento sbagliato”.

Carlo Alberto Zanella
Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige: "Gli albergatori dovrebbero essere i primi a educare i propri ospiti" ​​​​

 

Ma il problema, come ribadito da Gajer, non è solo l'attitudine individuale ma anche l’aver reso accessibile in pochi minuti ogni angolo della montagna, alimentando percezioni sbagliate e pericolose sui comportamenti da tenere: “Questo non è normale. Quando le persone prendono una cabinovia e arrivano già a duemila metri, sono invitati a percorrere le cime che sembrano raggiungibili a pochi passi. Poi si accorgono delle difficoltà, dei sentieri sconnessi delle pareti attrezzate e del dislivello. Così si spaventano e chiamano i soccorsi. C’è da dire anche – conclude Zanella - che se dovessero essere comunicati tutti gli incidenti che avvengono in montagna sarebbe la psicosi, e addio turisti. E invece ben vengano, ma a patto che sappiano come comportarsi. La cattiva educazione è ancora troppa”.

 
 

Bild
Profile picture for user Massimo Mollica
Massimo Mollica Mar, 07/18/2023 - 13:51

Il problema è la mancanza di formazione. Premesso che in città vi sono un numero maggiore di pericoli, però sin da piccoli si impara a conviverci. E comunque a volte non basta perché magari incontri un malintenzionato. Premesso tutto questo bisogna
1) formare i bambini nelle scuole,
2) far leggere ai propri clienti dell' albergo una brochure informativa, come quando si fa un volo in un aereo
3) predisporre cartelli informativi in più lingue sui pericoli e i comportamenti da affronrare. Se si va in Canada in alcuni boschi ti informano dei pericoli, come comportarsi e gli eventuali divieti. Qui da noi c'è poca organizzazione.

Sulla questione mucche siamo d'accordo che non debbano essere disturbate, ma se capita come alla coppia trentina, nei pressi del lago Seeber, che ha raccontato su Il Dolomiti che all'improvviso queste hanno attaccato (e non vi erano cani in giro), come bisogna comportarsi? Io so cosa fare alla vista di un orso ma se una mucca mi carica? Non ne ho idea!
Provocatoriamente potrei aprire una petizione online per dire che vi sono troppe mucche, che non si può più vivere, vi sono elementi problematici che vanno abbattuti e bla bla bla. Ma mi sforzo di usare il buon senso

Mar, 07/18/2023 - 13:51 Collegamento permanente
Bild
Profile picture for user Simonetta Lucchi
Simonetta Lucchi Mar, 07/18/2023 - 16:34

Ricordo quando portai mio padre, malato terminale oncologico, ultraottantenne e sofferente, al pronto soccorso di Bolzano ero sollevata al vedere solo due persone in attesa. Poi arrivò un elicottero: turisti polifratturati per un incidente in parapendio. Tre ore di attesa. Poi un altro elicottero: ancora turisti polifratturati in parapendio. Dopo sette ore ho perso la pazienza e non credo di aver fatto male. E comunque, tra turisti chiassosi, cani lasciati liberi, droni, parapendii, aperitivi e concerti è chiaro che tutti gli animali - esseri umani compresi, non ne possono più.

Mar, 07/18/2023 - 16:34 Collegamento permanente