Brennero: cuccioli salvati e profughi respinti

In questi giorni al Brennero hanno avuto luogo alcuni fatti che paiono in forte contraddizione.
La notizia più recente riguarda il sequestro di 15 cani di razza pregiata, stipati in una station wagon e, contrabbandati in Italia da un cittadino italiano. L’uomo è stato denunciato per maltrattamento di animali ed è stato multato per aver cercato di introdurre i cani in Italia senza essere in possesso della necessaria documentazione amministrativa.
Animali messi in salvo e umani castigati per il loro operato, dunque.
Non si può dire però che altrettanto sia avvenuto, nell’ultimo mese, questa volta per diverse centinaia di umani in fuga, respinti al Brennero dalla gendarmeria austriaca.
Sia parla di 4mila dall’inizio dell’anno e ben 600 nell’ultimo mese. Le provenienze sono a denominazione di origine controllata per quanto riguarda l’oggettiva persecuzione: Siria, Iraq, Nigeria, Somalia ed Eritrea. Ma per loro, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.
Quale il problema che causa il respingimento? Il tutto è legato al concetto di libera circolazione, evidentemente ancora non uguale per tutti in Europa.
I poliziotti in servizio al Brennero non ce la fanno più: la gestione della situazione è diventata estremamente complessa, sia dal punto di vista logistico che dal punto di vista umano.
Per ogni respingimento austriaco le autorità italiane prevedono la fotosegnalazione del profugo, la sua identificazione e quindi l’avvio di una pratica di riconoscimento dello status di rifugiato.
Molti profughi però non vogliono farsi fotografare perché considerano la foto anticamera del respingimento in patria. Ciò non è più vero da mesi, ma gli operatori di frontiera spesso non riescono a comunicare a causa delle barriere linguistiche.
Intanto lì, a pochi metri, transitano treni spesso carichi di sostanze tossiche, ad insaputa di tutti.
Insomma: il Brennero formalmente non è più una frontiera ma nella realtà resta un luogo carico di incognite e drammi, in cui le contraddizioni della nostra civiltà si fanno ancora sentire molto forti. Interrogando le coscienze.
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