on the road...
„Vogliamo vagabondare nel mondo. Con lo zaino, la tenda e lo stretto necessario. Vogliamo farlo unicamente via terra, per non perdere mai il contatto. Per sentire i nostri spostamenti: attraversare il mare in nave, percepire ogni tratto di strada percorso con tutti i nostri sensi, viaggiare prendendoci il nostro tempo“. Dice così la voce off sulle immagini di apertura del documentario Weit. Die Geschichte von einem Weg um die Welt (t.l. Lontano. La storia di un giro attorno alla terra) realizzato da Gwendolin Weisser e Patrick Allgaier, la giovane coppia originaria di Friburgo (lei classe 1992, lui classe 1983) che ha avuto l’idea di fare il giro attorno al mondo nella direzione opposta rispetto a quella scelta a suo tempo da Cristoforo Colombo: lui era partito verso ovest per raggiungere un ipotetico est, i due giovani si erano diretti verso est per tornare a casa giungendo dall’ovest. Gwen e Patrick erano partiti nella primavera 2013 dalla Foresta Nera per viaggiare in auto stop da un paese all’altro essendo un altro dei loro presupposti „voler conoscere limiti e confini (nel senso più ampio del termine, ndr), non spendere più di cinque euro al giorno e viaggiare per due, se non tre anni“.
Il film inizia con le immagini dei primi passaggi in camion che portano i due giovani attraverso i paesi balcani fino a Mosca, da lì attarversano l’Asia centrale, il Caucaso fino a giungere nell’Iran, il primo paese sulla cui popolazione si concentrano per mostrare testimonianze di tutt’altro tipo rispetto ai soliti luoghi comuni tra la violenza e l’odio verso gli occidentali. Il primo grande obiettivo per Gwen era trascorrere un po’ di tempo in India. Per arrivarci via terra, bisogna fare la strada che passa attraverso il Pakistan ed era nato il quesito se rischiare di avventurarsi in un paese noto per aver dato i natali a tanti terroristi. Nel decidere le mete i due seguono il loro intuito affidandosi allo spirito di curiosità e fiducia nell’umanità, e ancora una volta questa loro spontaneità nell’incontrare l’altro viene premiato: fanno incontri „gentili“ con persone che trasmettono un profondo rispetto verso lo straniero, e non solo, anche una gran gioia nel vivere le loro vite, spesso fatte di grandi sacrifici. Certo, il male esiste ovunque ed è risaputo che nei media si preferisce dar notizie allarmanti per alimentare così, giorno dopo giorno, paure, ansie, terrore, che a loro volta alimentano le xenofobie.
Dall’India il duo attraversa il Nepal per arrivare in Siberia, qui Gwen scopre di essere incinta... I due decidono di continuare il loro viaggio, far nascere il figlio in Messico, dove rimangono fermi in una piccola casa per tre mesi, poi si continua con un furgone usato trasformato in camper per un altro anno, prima di tornare in Germania. Le sequenze scorrono con un ritmo adeguato tra la narrazione di momenti felici e difficili, dove non manca mai un pizzico di (auto)ironia.
Non stupisce quindi che in tanti abbiano contattato sul loro sito Gwen e Patrick, che oltre al dvd del film hanno pubblicato anche un reportage-guida dal titolo omonimo in cui ci sono alcune scene del film e soprattutto un decalogo di cosa fare, e soprattutto „non fare“, on the road e – come non aspettarselo – questo magazine era andato subito esaurito!