Società | L'Onorificenza

“La vera difesa è la gioventù”

L'avvocato Arnaldo Loner riceve oggi a Innsbruck l'Onorificenza del Land Tirol. Rappresentò la città di Bolzano nel processo al boia nazista Mischa Seifert.
Arnaldo Loner
Foto: Salto.bz

Arnaldo Loner ha scritto di sé: “Io sono uno che vive tra i libri. La vita tra i libri non è una vita con i libri, è qualcosa di diverso, qualcosa di più. La vita con i libri configura una presenza che può essere anche distante, immobile tra gli scaffali lungo le pareti. La vita tra i libri, invece, è con loro, non un semplice esservi, ma una partecipazione”. La distinzione tra le proposizioni è qui essenziale, perché marca la differenza tra un semplice accumulo di oggetti inerti, e quindi alla fine incapaci di comunicare veramente qualcosa, e la potenzialità che li anima, allorché il bibliofilo ne riconosce il valore intrinseco, fuso con la storia di tutta una vita. Dopo un'intera vita spesa a sceglierli, sfogliarli, collezionarli, Loner può dire: “Guardo il paesaggio verde e sereno della mia terra dalla finestra della mia biblioteca. I libri tacciono ma non sono muti. Vivere tra i libri è stato ed è un buon vivere”.


Per non dimenticare


Il “buon vivere” ha radici lontane. “Io – ricorda – sono bolzanino di origine trentina. Mio padre, si chiamava Albino, è venuto in questa città nel 1905, spostandosi dalla Val di Cembra. Il papà di mio padre, mio nonno, nella Prima Guerra Mondiale fu costretto ad andare a combattere in Russia, con i Kaiserjäger. Per questo motivo mio padre ha dovuto interrompere gli studi, una cosa che gli è dispiaciuta tantissimo. Ha fatto il contadino. Lui però teneva molto all'istruzione, e quando io mi sono trovato a scegliere quale istituto frequentare, finita la formazione inferiore, mi ha chiesto quale fosse la scuola più importante di tutte. Il liceo classico, risposi. E così ho potuto iscrivermi in quella scuola”. Dopo il conseguimento del diploma arrivò l'Università, la facoltà di Giurisprudenza di Bologna, e poi il lavoro.

Il negazionismo va combattuto nelle scuole

La vera notorietà di Loner, comunque, nasce allorché l'ex sindaco di Bolzano Giovanni Salghetti incaricò nel 1999 l'avvocato bibliofilo di seguire a nome della città il processo a Michael (Mischa) Seifert, il quarto criminale di guerra nazista perseguito penalmente dalle autorità italiane (gli altri tre ex-nazisti giudicati in Italia sono Walter Reder, Herbert Kappler ed Erich Priebke). “Quello fu un processo importantissimo – spiega Loner – perché oltre ad avere avuto una conclusione certa, con la condanna all'ergastolo, mise anche per la prima volta in luce la storia del Lager di Bolzano, che oggi è giustamente una parte incancellabile della nostra memoria”. Parlando del senso di non recedere, di perseguire ostinatamente i criminali nazisti anche a distanza di moltissimi anni dagli orribili eventi dei quali furono protagonisti, Loner sottolinea: “Certi fatti non possono, non devono venire mai dimenticati. In questo senso la Germania si è dimostrata più intransigente di quanto abbiamo fatto noi con i fascisti. E bisogna anche aggiungere che perseguibile non è soltanto chi si è macchiato materialmente di omicidi. Esiste una responsabilità anche da parte di chi li ha favoriti, magari credendo semplicemente di assolvere ad un compito ordinatogli dall'alto. Anche quelli che magari si limitavano a catalogare gli effetti personali dei deportati, svuotando le loro valige, anche loro erano ingranaggi del massacro. Neppure loro, quindi, possono essere assolti”.


Contro il negazionismo


Assicurati alla Giustizia i colpevoli, il passo successivo è quello di farsi custodi della memoria. Quando anche gli ultimi testimoni della Shoah saranno deceduti è indispensabile che il lavoro di trasmissione alle generazioni future di “ciò che è stato” (per rammentare la celebre espressione di Primo Levi) venga proseguito infatti da chi, come accennato all'inizio, è in grado di interrogare e far parlare i libri altrimenti muti. Per questo l'attività di Loner si è riversata nelle scuole, incontrando ogni settimana centinaia di studenti. “Io sento una grande responsabilità nel cercare di arginare la rinascita del negazionismo. Il negazionismo sfrutta la distanza temporale da quei fatti per ripulire in un certo senso l'ideologia nazista e fascista, per renderla di nuovo attraente. Certo, contro i negazionisti si possono fare delle leggi, possiamo reprimerli. Ma il vero lavoro da fare è con i giovani, la vera difesa è la gioventù. Sono convinto che dopo aver parlato con loro, dopo aver spiegato quanto accadde, non sia più possibile che essi escano dalle aule e si uniscano a dei gruppi estremistici. L'educazione è fondamentale, è la cosa più importante di tutte, e io, finché le forze mi reggeranno, continuerò ad incontrarli. Nel libro di Levi I sommersi e i salvati c'è un passaggio terribile, che mi piace sempre citare. Rivolgendosi ai prigionieri, i nazisti dicevano loro: nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se anche qualcuno scappasse, il mondo non gli crederà. Ecco, io penso che far scoprire ai ragazzi di oggi e di domani quello a cui il mondo potrebbe essere tentato di non credere più, ed è esattamente questo ciò che i revisionisti vecchi e nuovi tentano di fare, sia una responsabilità alla quale non possiamo sottrarci”.

 


La specificità del Lager


Tra i compiti ai quali non possiamo sottrarci, aggiunge Loner, c'è anche quello di evitare il negazionismo che scaturisce dalla comparazione. Sempre più spesso, quando si parla dei crimini nazisti e dell'esperienza dei Lager, qualcuno interviene per denunciare anche l'orrore delle uccisioni compiute da altri regimi totalitari, ad esempio quelle perpetrate dallo stalinismo. Ma davvero è possibile dissolvere la specificità degli esiti nefasti prodotti dalla dittatura nazista richiamando quanto avvenuto in Unione Sovietica? “Qui credo che dobbiamo distinguere. Certo, è del tutto ovvio che anche Stalin si sia macchiato di crimini immensi. È verissimo che milioni di persone sono morte nei Gulag. Ma il nazismo ha progettato i campi di sterminio non per finalità punitive. Il nazismo era orientato alla soluzione finale fin dal principio, e si è accanito con metodo scientifico su esseri umani privati persino del diritto ad essere riconosciuti come tali. Nel Lager non esistevano Menschen, ma solo Untermenschen. È questa la differenza radicale, che fa dell'orrore nazista un unicum in tutta la storia dell'umanità”.
 

Io mi chiamo Arnaldo


Alla fine chiedo a Loner che effetto gli fa ricevere adesso la più alta onorificenza del Land Tirol, se questo in qualche modo può essere inteso come il vero coronamento di una vita spesa nella conservazione e nella trasmissione del sapere. “Guardi, non vorrei cedere davvero così in extremis alla vanità. Ma voglio raccontarle un piccolo aneddoto. Qualche mese fa ero in una scuola media, qui a Bolzano. Dopo aver finito la mia lezione mi stavo allontanando e un ragazzo, uno di quelli che aveva assistito, mi ha rincorso. Scusi, mi ha detto, vorrei farle ancora una domanda. Certo, gli ho risposto. Voglio sapere come si chiama. Mi chiamo Loner, ho detto. No, ha replicato allora il ragazzo, questo già lo so. Voglio sapere proprio come si chiama. Io mi chiamo Arnaldo. Ecco, non so come interpretare questa sua richiesta, perché mi sia venuto dietro per chiedermi il nome. Ma mi creda, per me è stato il riconoscimento più bello che potessi mai avere”.