La finta Ice Arena e altre beffe

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L’idea della finanza di progetto di per sé non è neppure male: si coinvolgono “soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell'accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche, o opere di pubblica utilità, in vista di entrate economiche future” (Wikipedia). È pensando di utilizzare a mani basse questo strumento che le amministrazioni coinvolte in “Milano-Cortina 2026” hanno inizialmente cercato di raccontare la favola delle Olimpiadi a costo zero anche per quanto riguarda le opere collegate. Ma come stanno andando le cose, veramente? Sta andando che le opere vengono costruite dai privati senza gare e "il pubblico" mette i soldi per oneri di urbanizzazione e strade ma, soprattutto, per gli “extracosti” dovuti all'aumento dei prezzi delle materie prime. Per due opere importanti come l’Arena di Santa Giulia che ospiterà gli incontri di hockey pur non essendo a norma, e il Villaggio olimpico di Scalo Porta romana che poi diventerà uno studentato, lo Stato sborserà complessivamente almeno 100 milioni finora non previsti (forse si arriverà a 130). Solo che, parlando della cosiddetta legacy (ciò che resta in eredità, ndr) dopo la finale olimpica di hockey l’unico evento sportivo che potrà ospitare il “PalaItalia” saranno le Atp Finals, e, dall'altro lato, rispetto ai patti iniziali, solo il 30% dei posti letto nello studentato sarà affittato al prezzo calmierato di 680 euro. Una doppia beffa olimpica.
Il problema di fondo è che con il project financing il privato si aspetta profitti anche più alti del normale perché anticipa di tasca propria i fondi e su questo aspetto l’ente pubblico di fatto non ha quasi mai nulla da eccepire perché comunque sborsa meno quattrini di quanti non ne sborserebbe se dovesse realizzare direttamente le opere. Con questo modo di procedere di fatto si elimina il rischio di impresa, ma, come si vedrà, non è affatto detto che per le casse delle amministrazioni si verifichino sempre situazioni win win.
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Lo studentato high cost
Partiamo dal Villaggio olimpico di Scalo porta Romana. Le sei palazzine in stile Berlino Est 1983 sono state completate a livello edile, mentre sono in corso i lavori per completare le aree esterne. L’annuncio è stato dato – presente il ministro Matteo Salvini - alla fine della scorsa settimana dal Fondo immobiliare promosso e gestito da Coima in cui coinvestono Convivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund. Il ceo di Coima, Manfredi Catella, nel 2020 si è aggiudicato l’area con un offerta di 180 milioni di euro, un’area che, come spiega Milano Finanza, in futuro sarà parzialmente occupata dal villaggio-studentato, perché a partire dal 2026 verranno realizzati altri 320 alloggi in edilizia convenzionata.
1149 posti finiranno sul mercato con prezzi che varieranno tra 740 euro per un letto in una doppia condivisa e i 1.000 euro per una camera singola
“Il giorno dopo la fine delle Olimpiadi, questo sarà il più grande studentato universitario d’Italia con prezzi che non supereranno i 650 euro per le famiglie e i ragazzi in difficoltà, che è un prezzo che a Milano assolutamente oggi è impensabile”, ha detto trionfante il leader leghista visitando il cantiere la settima scorsa. Le cose, però, non stanno proprio così. Lo studentato avrà sì 1.700 posti, ma, come ha scritto La Notizia, solo il 30%, cioè 611, saranno a tariffa agevolata, a 680 euro al mese, non 650. Le condizioni strappate da Coima prevedono 50 posti in camera singola a tariffa agevolata riservati a disabili e 100 in camera doppia a studenti meno abbienti. I restanti 1149 posti finiranno sul mercato con prezzi che varieranno tra 740 euro per un letto in una doppia condivisa e i 1.000 euro per una camera singola. L’operazione urbanistica, dunque, ha portato ad un deciso aumento dell’offerta consolidando però i prezzi di mercato. Il contrario di quello che era stato promesso inizialmente in cambio della gestione trentennale delle residenze. Un controsenso.
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Quando gli edifici sono ormai pronti Coima fa sapere di avere avuto 40 milion di “extracosti” rispetto all’investimento inizialmente preventivato. Con i 60 milioni (secondo altre fonti almeno 70) di extracosti per l’Arena concerti che sarà utilizzata per qualche settimana come palaghiaccio si arriva ad oltre 100. “Più o meno la cifra è quella”, ha detto Sala a Milano Finanza, dicendo di essere “disponibili, anche con il presidente Fontana, a considerare di fare la nostra parte. Il problema, più che gli extra-costi che sono il tema iniziale, sono anche le modalità con cui il pubblico può intervenire su un’opera privata. Quindi, discutiamo del quanto ma anche molto della modalità, ci stiamo lavorando e speriamo di trovare una soluzione”. Per affrontare la questione si è svolto un incontro tra gli amministratori lombardi, il presidente del comitato olimpico Thomas Bach, l’amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina Andrea Varnier e il governo nel quale sarebbero state prospettate alcune possibili soluzioni. Una decisione sarà presa – pare – entro marzo.
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Arena per i concerti, non palaghiaccio
Davvero particolare, la vicenda dell’ Arena polifunzionale di Santa Giulia, che sarà sede di gara dell’hockey su ghiaccio e della cerimonia di apertura delle Paralimpiadi (quella delle Olimpiadi si terrà invece a San Siro). La società che ha presentato il progetto è la Evd Milan Srl, controllata dal colosso tedesco che in italia opera con il marchio TicketOne (la società germanica si chiama Cts Eventim). Il Comune di Milano ha dichiarato il “PalaItalia” d’interesse pubblico perché indispensabile per il torneo di hockey e di conseguenza il gruppo economico ha avuto diversi “sconti” su monetizzazioni e oneri di urbanizzazione (questi ultimi sono stati praticamente azzerati, compresa la realizzazione dello svincolo dalla Tangenziale est costato ben 12 milioni di euro).
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A fine settembre 2024 scriveva Altraeconomia: “Il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) presieduto da Giovanni Malagò non intende rendere pubblico il parere tecnico-sportivo che ha rilasciato nel marzo 2023 e poi trasmesso al Comune di Milano in merito al progetto di costruzione del gigantesco palazzetto privato dal costo iniziale preventivato in circa 180 milioni di euro, e già schizzato ad oltre 300 (dovrebbero essere 260-270).
L'impianto non va bene per l'hockey e per il basket può ospitare solo 3.500 spettatori
Dopo le pressioni arrivate da varie parti il parere è stato reso noto una decina di giorni più tardi, e si è finalmente capito perché si voleva tenerlo segreto anche dicendo la bugia che in quelle pagine erano indicati “riferimenti a dati ed elementi progettuali che consistono in soluzioni strutturali e tipologiche protette da segreto industriale, commerciale ed economico”. L’impianto che solo il Comitato olimpico chiama ancora Ice Hockey Arena è in realtà un edificio pensato per ospitare concerti e grandi eventi. Secondo la Commissione impianti sportivi del Coni infatti “non rispetta condizioni di visibilità degli spettatori, in particolare per quanto riguarda l’attività di hockey su ghiaccio, dichiarata come temporanea e limitata ad alcuni eventi sportivi, prescrive di ottenere le relative deroghe da parte della prefettura competente, nonché le necessarie omologazioni da parte delle Federazione sportiva nazionale e internazionale per gli eventi considerati”.
Notizie non entusiasmanti anche per quanto riguarda il basket. Il palazzo da 16.000 posti (per i concerti) è idoneo ad ospitare “attività agonistica, sia maschile sia femminile, con presenza di pubblico” fino a solo 3.499 spettatori, una vera miseria per una città come Milano. Via libera, fortunatamente, alle Atp Finals di tennis e al volley in quanto il parterre da 60 metri per 32 ed alto circa 27, potrà ospitare “tennis e pallavolo” con livello di omologazione “internazionale” (almeno questo). Altro che nuovo Palaghiaccio: l’hockey sarà un’unicum per le Olimpiadi grazie alle deroghe “estorte” a federazione e Prefettura.
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