Politica | Elezioni/Wahlen 23

“Resto innamorato del sindacato”

Maurizio d’Aurelio, candidato di Forza Italia, sulla revoca dell’incarico nella UIL, l’essere un “moderato” e le sue proposte per i giovani di Bolzano.
Maurizio D'Aurelio
Foto: Forza Italia
  • SALTO: Signor D’Aurelio, lei è uno storico sindacalista della UIL, esperto di sicurezza sul lavoro e prevenzione infortuni. Con la sua candidatura, però, il sindacato l’ha rimossa dai suoi incarichi provinciali. Perché?

    Maurizio d’Aurelio: È una situazione un po' dedicata e se ne occuperanno i legali. Sono uscito 34 anni fa da un’azienda di Laives, mantenendo il posto di lavoro. Nel 1992 ero già segretario provinciale degli edili e ci sono rimasto fino al 2022. Pur avendo l'incarico elettivo nel sindacato, è stata revocata la mia aspettativa per carica sindacale. L’unica strada sarebbe stata il rientro in azienda, con la quale ho ottimi rapporti. Ma fino alla consultazione elettorale sarò in un'aspettativa non retribuita. Una motivazione vera il sindacato non me l'ha mai formulata. Credo sia una scelta politica legata al partito per cui candido. Ma la UIL è il sindacato che amo ed è sempre stato laico, apartitico e valutato i provvedimenti governativi in base alla sostanza e non a chi l'aveva scritto. È perciò un brutto scivolone, la negazione dei diritti fondamentali, grave per un'organizzazione sindacale. Sia il senatore Gasparri che il ministro Tajani hanno espresso parole durissime in merito.

    Venendo alla candidatura, cosa l'ha convinta a candidare per Forza Italia in Alto Adige? 

    Non ho mai avuto tessere di partito in tasca, sebbene sia sempre stato vicino al pensiero socialista. Qualche mese fa ho incontrato Carlo Vettori e ho trovato molta corrispondenza con il mio pensiero. Sono sempre stato una persona moderata dai toni pacati, credo nel rispetto e nell’educazione e questo m’ha sempre aiutato nel lavoro sindacale. Cercavo una collocazione politica in un partito moderato che non urlasse, che facesse prevalere la forza della ragione, non quella dei muscoli. E credo che oggi Forza Italia rappresenti a pieno questi valori. Venendo da una famiglia di militari, la mia formazione va al di là del movimentismo per esempio di una Elly Schlein. 

    Forza Italia è però il partito più piccolo del centrodestra altoatesino…

    Come nel sindacato, anche nei partiti la gente si affeziona alle persone e molte scelte sono condizionate da questo. Molti sconosciuti mi hanno fermato per strada per esprimermi solidarietà e dirmi “noi ci saremo”. Devo dire che tutto sommato mi aspetto un risultato soddisfacente.

  • Foto: Forza Italia
  • Quali sono i temi della sua campagna elettorale?

    Non abbiamo fatto un programma, anche perché non viviamo su Marte: alla fine dovrai stringere degli accordi di governo, perciò abbiamo scelto punti dove non avremmo fatto un passo indietro, molto pratici e che si possono realizzare nell'arco di un mandato. Promettere cose che non puoi realizzare — questo me lo ha insegnato il sindacato — fa arrabbiare la gente. C’è il tema casa per i giovani, ma non solo visto l'impoverimento del ceto medio: serve aumentare l'offerta di case in modo da ridurne il prezzo e occorre fare qualcosa sugli affitti, dato che a Bolzano non c'è una grande tradizione nel costruire per affittare. Andrebbe poi dismessa una quota di patrimonio pubblico (e parlo anche dell’Ipes). Con quei soldi potremmo dare risposte ai giovani o anche ai genitori separati, creando delle soluzioni abitative innovative. C'è infine un problema di sicurezza, ma non credo che la soluzione sia la polizia provinciale: gli uomini delle forze dell'ordine sono bravissimi, disponibili ma i peggior pagati d’Europa. È stata tolta la polizia di quartiere e andrebbe ripristinata. Dopodiché resta il problema sociale: alle baby gang risponderei con percorsi scolastici di educazione civica, affidati magari alle associazioni. Potrebbe essere un buon deterrente. Anche perché se non andiamo alla radice dei problemi, non li risolveremo.

    Favorevole a un CPR a Bolzano?

    Il CPR si può fare, il problema sono gli accordi di rimpatrio. E poi Bolzano è la Cenerentola dell’Alto Adige. Bolzano ha bisogno di avere un vero ruolo di città capoluogo, ce lo chiedono i tanti giovani che hanno diritto di avere sì lavoro, sì casa, ma anche luoghi di svago e di divertimento. Trento sotto molti aspetti è messa meglio.

    Restando ai giovani, qual è la sua posizione sull’apprendimento della seconda lingua?

    Abbiamo lanciato l'idea del riconoscimento dell'attestato di bilinguismo B1 (l’ex patentino C) alla fine del percorso scolastico, dopo aver superato l'esame di maturità. Fare un ulteriore esame secondo noi è una follia e una cattiveria, ogni alunno della Provincia autonoma di Bolzano dall'ultimo anno di scuola materna all'ultimo anno di scuola superiore fa un percorso di studi in L2 di ben 13-14 anni. Potrebbe essere convertito in una sorta di test di bilinguismo alla maturità, affidato magari anche ai commissari provinciali preposti. Abbiamo un problema gigantesco di reperimento della manodopera, se a questa difficoltà aggiungiamo l’attestato il bilinguismo…

    Molti i temi sociali, dunque.

    Sono cresciuto nella UIL e ne sono ancora innamorato, nonostante tutto. Le grandi organizzazioni sono fatte di persone, ma non sempre tutte le persone meritano di rappresentarle. Però l'organizzazione viene prima di tutto.