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Quando la violenza entra nelle case

In uno studio dell'Osservatorio della Rete dei Servizi contro la violenza di genere i dati sul fenomeno.
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Foto: Othmar Seehaueser

I casi di cronaca si susseguono con puntualità: liti tra coniugi degenerate in lesioni, casi di stalker asfissianti, fino alla recentissima, brutale follia che ha visto vittima una 25enne romena, letteralmente arsa viva in una baracca della periferia bolzanina dal fidanzato, accecato dalla rabbia di un abbandono impossibile da accettare. Ma dietro ai casi eclatanti che finiscono nelle cronache dei giornali ci sono molte altre storie di ordinaria disperazione. Ma chi sono queste ragazze, queste donne? Hanno un'età compresa tra i 30 e i 45 anni, sono coniugate o conviventi, solitamente di cittadinanza italiana, per oltre la metà con un lavoro o un reddito da pensione (ma il 55 per cento dichiara di avere difficoltà a mantenere se stesse e i figli) e un grado di istruzione superiore a quello medio delle donne altoatesine. Ecco l'identikit della donna altoatesina vittima di violenze che, nella stragrande maggioranza dei casi (l'82 per cento), si verificano in seno alle famiglie. E nella sola Bolzano i casi fatti registrare nel 2012 sono 145.

Oggi il fenomeno è monitorato con attenzione e "Bolzano è una delle poche realtà italiane in cui con costanza, impegno e coraggio si è riusciti a costruire una rete di servizi dedicati al sostegno delle persone vittime di violenza”, ha detto Maura Misiti – ricercatrice dell'Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr – aprendo la conferenza stampa di presentazione dei dati dell'Osservatorio della Rete dei Servizi contro la violenza di genere di Bolzano. All'incontro erano anche presenti gli assessori comunali Patrizia Trincanato (Pari Opportunità) e Mauro Randi (Politiche sociali). La relazione è stata inoltre portata all'attenzione del Consiglio comunale.

Ma perché tanti uomini alzano le mani sulle proprie compagne, oppure le insultano e umiliano? Lo abbiamo chiesto a un'operatrice del Centro antiviolenza Gea, che ha preferito rimanere anonima trovandosi a lavorare in situazioni a rischio. “Si attiva una dinamica di potere – spiega – il controllo sulla propria partner è essenziale in queste persone per la propria autostima. E infatti sul tema ci sono molti stereotipi duri a morire: non esiste una tipologia standard di donna maltrattata, ve ne sono in tutte le classi sociali, di diverse età, provenienza etnica e religione”. Le statistiche dicono però che gli autori delle violenze sono in maggioranza (il 66 per cento) di cittadinanza italiana, questo significa che la percentuale di stranieri coinvolti nel fenomeno è statisticamente alta, considerata la relativamente bassa incidenza proporzionale di questi ultimi sul totale della popolazione. Ma l'operatrice della Gea nega ci sia un nesso: “No, è un mito da sfatare. La violenza non ha molto a che fare con la cultura, non c'è grande differenza tra una e l'altra e tra gli stranieri ci sono culture e religioni molto differenti”.

Tra le forme di violenza denunciate, la più presente è quella psicologica, seguita da quella fisica e a distanza da quella economica; violenza sessuale e stalking presentano una rilevanza minore. “La violenza fisica o sessuale sono quelle più tristemente 'appariscenti' – sostiene – ma uno stillicidio di maltrattamenti psicologici (minacce, insulti, umiliazioni) distrugge l'autostima di chi la subisce”. La violenza economica è invece più sottile. “Si ha ad esempio quando un marito impedisce alla moglie di cercare un lavoro oppure, è un caso che si presenta molto spesso in caso di separazione, quando un ex-marito si rifiuta di pagare gli alimenti anche se una sentenza lo prevede e questo per mantenere un controllo sulla vita dell'ex-moglie”.

Ma il trend statistico in che direzione va? “I dati sono sostanzialmente costanti, con una leggera crescita dovuta al fatto che questo è un tema di cui si parla sempre di più fortunatamente e quindi più donne escono allo scoperto, inoltre dove c'è una rete di servizi il numero di interventi è più alto perché le donne si sentono garantite dalle strutture esistenti quando chiedono aiuto. Rispetto ad altre città di dimensioni analoghe, Bolzano è nella media”.

E giovedì 23 maggio alle 20.30 presso la Biblioteca della donna si terrà una lettura di brani dal libro di Serena Dandini "Ferite a morte", con le voci di donne assassinate dai loro uomini, narrate dopo la loro morte. Dei brevi racconti questi già letti in molti teatri italiani. La presentazione sarà a cura di Lidia Menapace.