Economia | Turismo

Turismo mordi e fuggi

Alla luce dello stop al limite ai posti letto che ha spaccato l'SVP, la serie storica sul turismo diffusa dall’ASTAT getta luce sui problemi del settore.
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Foto: (Grafik: Ismaele Pianciola)
Le difficoltà legate al turismo sono attualmente onnipresenti nel dibattito pubblico, basta pensare alla discussione riguardante la legge sulla limitazione dei posti letto che ieri ha subito un brusco stop in commissione. Prima del colpo di mano degli esponenti del Bauernbund, quando l'SVP si dichiarava d'accordo ad un limite, purché fosse ragionale, lo faceva considerando in parte i dati storici sul turismo diffusi recentemente anche dall'ASTAT. Dati che permettono di capire le cause dei problemi legati al turismo di massa. Il documento analizza il periodo tra il 1950 e il 2021 e quello che ne si può dedurre è un innalzamento della qualità delle strutture ricettive e un aumento degli arrivi, accompagnato dalla tendenza ad abbreviare i periodi di soggiorno. 
 
Nel periodo indicato, dal 1990 al 2021, il numero di letti è rimasto praticamente invariato, questo è dato da un limite massimo di circa. 229.000 letti che è stato fissato già negli anni ’80. Il dato che cambia è il numero di strutture ricettive, sia alberghiere che extraalberghiere, che sono diminuite nel tempo, in certi comprensori più del 10% rispetto al 1990.
Questo fa desumere che le strutture ricettive sono sì diminuite in numero, ma sono aumentate di capienza.
 
Un ulteriore dato rispetto alle strutture ricettive riguarda l’aumento delle strutture alberghiere da tre stelle in su. Rispetto agli anni ’90, dove gli alberghi cinque stelle non esistevano neanche, si è vista una crescita degli alberghi tre stelle da 802 a 1.509 strutture, degli alberghi quattro stelle da 154 a 520 e degli alberghi cinque stelle da zero a 48, il primo albergo cinque stelle appare nel 1998.
Gli alberghi da una e due stelle invece, stanno lentamente sparendo. Se nel 1990, ad esempio, gli alberghi a una stella erano 1.757, ora ne esistono solamente più 229.
In pratica, si sta assistendo ad un aumento della qualità delle strutture.
 
Quello che veramente sorprende è il numero di alloggi privati, questi sono diminuiti drasticamente dal 1990, quando se ne contavano 7.940, ad oggi dove ne restano solamente 3.396. Molte di queste probabilmente, sono state trasformate in residence, oppure in agriturismi stile “Urlaub auf dem Bauernhof”. Pensando però al “boom” presentato da piattaforme come AirBnb di questo tipo di strutture, rimane il dubbio se alcune di queste non siano semplicemente diventate più difficili da tracciare.
 

Soggiorni sempre più brevi

 
Il dato più rilevante dello storico è però quello che conteggia gli arrivi e le presenze: infatti, il rapporto tra questi due dati è diminuito nei decenni. Questo significa che il numero di arrivi è aumentato, si prenda come esempio il comprensorio Salto-Sciliar, dove sono aumentati da circa 76.000 nel 1960, a più di un milione nel 2019, ma che i pernottamenti sono diminuiti. Sempre nel comprensorio Salto-Sciliar la media dei pernottamenti, infatti, è scesa da 11 notti a 5 notti.
Il totale dei pernottamenti a livello provinciale è passato da 3,7 milioni nel 1960 al famoso record di 33 milioni nel 2019. La durate media provinciale però, è scesa da 7 notti a 4.
 
I soggiorni brevi sono dati dal fenomeno del “fast tourism”, ovvero la tendenza di dividere le proprie vacanze in brevi periodi distribuiti durante l’anno.
Questo fa sì che da un lato, le stagioni turistiche stiano diventando sempre più lunghe, con picchi che durano ben oltre i tipici periodi di Ferragosto e Natale e che dall’altro, il traffico però diventa sempre più intenso, fatto che si sta lamentando ormai da più tempo.
 
La soluzione potrebbe essere portare avanti l’ideologia dello slow tourism, ovvero implementare l’aumento di qualità delle strutture ricettive anche nell’esperienza stessa, cercando di spingere l’ospite verso un vissuto più lento dell’Alto Adige, dandogli così la possibilità di viversi al meglio quello che la provincia ha da offrirgli.
 
Il turismo di massa, si è visto, ormai sta causando disagi nelle zone più gettonate dell’Alto Adige, anche per colpa di piattaforme come Instagram, che favoriscono la caccia all’immagine perfetta secondo la logica del “pics or it didn’t happen” e che concentrano il traffico verso pochi hotspot ormai vicini al collasso.
Forse bisognerebbe puntare più su una logica del “take your time or it didn’t happen”, con guide apposite per ridistribuire il turismo su tutto il territorio, perché in fondo nessuno si gode l’Alto Adige e le proprie vacanze, se le deve passare in coda.
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Massimo Mollica Lun, 07/04/2022 - 23:47

Visto che i turisti li coccoliamo parecchio perché non prevediamo buoni per ricaricare le auto elettriche? Magari abbinati a abo giornalieri. Così quando soggiornano usano mezzi pubblici e quando partono ricaricano gratis. Inventiviamo chi possiede auto elettriche.

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