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Chi disegna le città?

Da Barcellona a Buenos Aires, Col∙lectiu Punt 6 esplora un nuovo modo di guardare e vivere le città.
Mappa della notte
Foto: Col∙lectiu Punt 6

L’esplodere della pandemia di COVID-19, con le conseguenti chiusure generalizzate avvenute in molti paesi del mondo, ha dato risalto al tema dell’abitare. La questione della qualità delle case in cui viviamo, ma anche dei quartieri (con il vincolo di non spostarsi dalla propria zona per fare acquisti di prima necessità), del trasporto pubblico e dei lavori essenziali si sono fatte spazio nella narrazione quotidiana, per quanto accompagnate da bandiere e canzoni alle finestre.

Il tema dell’abitare e delle discriminazioni che porta con sé è centrale per l’urbanistica femminista, che si chiede: chi disegna la città? Quali persone sono previste nella progettazione dello spazio urbano – dagli edifici ai trasporti pubblici – e quali dinamiche di potere contribuisce a cristallizzare? Ma soprattutto: è possibile ripensare lo spazio in cui viviamo in modo che sia accogliente e giusto?

La saggista Leslie Kern, nel suo libro Feminist City - Claiming Space in a Man-made World (tradotto in italiano da Treccani con il titolo La Città Femminista - La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini), porta l'esempio dei collegamenti tra centro e periferia. Escludendo la possibilità di usare un mezzo proprio, osserva che le corse degli autobus sono adatte per chi si reca a lavoro la mattina e rientra la sera, mentre risultano insufficienti per chi svolge un lavoro di cura che preveda un percorso non lineare – fare spesa, portare bambine ei bambini a scuola, spostarsi più volte per chi si occupa di anziani o di pulizie in più di un edificio. In una società in cui la divisione dei lavori – produttivo e riproduttivo – corrisponde a una divisione di genere e di classe sociale, non è difficile capire chi si trovi in una situazione svantaggiata.

 

Col·lectiu Punt 6

 

Nel 2004 la Generalità della Catalogna approva la Legge dei Quartieri (Ley de Barrios), un documento di otto punti per migliorare i quartieri e le aree urbane attraverso misure sociali e urbanistiche. Il punto 6 della legge riguarda l’uguaglianza di genere nell’uso dello spazio urbano e periferico, e proprio da questo prende il nome Col·lectiu Punt 6.

Col·lectiu Punt 6 è una cooperativa di architette, sociologhe e urbaniste che dal 2006 lavorano per ripensare gli spazi domestici, comunitari e pubblici da una prospettiva femminista, con più di 400 progetti realizzati nell’ambito locale, statale e internazionale. Le modalità in cui la cooperativa porta avanti i progetti e le azioni passano attraverso lavori collettivi, creazione di guide e sondaggi, in modo da dare voce alle persone della comunità, dato che, come riportato nel loro sito, sono le massime esperte dei territori che abitano.

 

 

La prospettiva della cooperativa è intersezionale, per far emergere attraverso l’azione comunitaria le differenti posizioni di potere e l'influenza che queste hanno sull’uso e la configurazione degli spazi, per promuovere la diversità sociale e superare le discriminazioni. La configurazione degli spazi definisce la nostra maniera di abitarli: per rompere con le gerarchie che restringono la nostra maniera di vivere, le componenti della cooperativa si propongono di decostruire e ripensare lo spazio in funzione delle necessità, usi e desideri delle persone che lo abitano, occupano e utilizzano.

Col·lectiu Punt 6 si muove tra l’ambiente accademico e quello sociale, proponendo formazioni e approfondimenti all’interno di istituzioni e università, ma anche sondaggi tra la popolazione e mobilitazioni di massa.

 

Una prospettiva intersezionale

 

La città femminista di Col·lectiu Punt 6 passa dalle esperienze delle donne e delle persone non binarie, ma mette al centro anche la questione ambientale. In un mondo in cui le istanze riguardanti il cambiamento climatico e la giustizia sociale si intrecciano e acquistano forza, la cooperativa si affianca a realtà non solo della Catalogna ma anche del resto della Spagna e di paesi di lingua spagnola dell'America Latina. Due casi recenti sono il corso di Urbanistica Ecofemminista presso il centro sociale e culturale La Casa Encendida di Madrid, o la guida Mobilità quotidiana con una prospettiva di genere elaborata per la città di Buenos Aires.

 

Le componenti di Col·lectiu Punt 6 su cos'è l'Urbanistica Femminista

 

Un esempio: chi vive la città di notte?

 

Un potente lavoro di Col·lectiu Punt 6 presente in inglese sul loro sito, è il report “Nocturnas - The everyday life of women nightshift workers in the Barcelona metropolitan area”. Il documento è frutto di un Progetto di ricerca partecipativo sviluppato tra il 2015 e il 2017 con le donne che lavorano di notte nell’area metropolitana di Barcellona (BMA) con l’obiettivo di rendere visibile come lo sviluppo urbanistico abbia effetto sulla vita quotidiana delle lavoratrici notturne. Partendo dall’osservazione che la “pianificazione notturna” riguarda spesso solamente il divertimento e il tempo libero e non considera che la notte è anche tempo di lavoro di cura e riproduttivo, la ricerca si sviluppa attraverso pratiche collettive per arrivare a definire cosa fa percepire uno spazio sicuro o insicuro, e quali sono i desideri e le richieste delle donne che ogni notte li attraversano. Nocturnas raccoglie le esperienze di 24 donne che lavorano di notte con età compresa tra i 25 e i 60 anni, tra addette alle pulizie dell’aeroporto e dell’ospedale Bellvitge, personale medico, polizia locale, assistenza agli anziani e lavoratrici del sesso. Le donne provengono da diverse parti della città, lavorano di notte da periodi di tempo diversi e conducono vite diverse durante il giorno. Nel report vengono approfonditamente spiegati gli strumenti e, in conclusione, formulate delle richieste per far sì che la città della notte assomigli di più a quella che vorrebbe chi di notte la vive.