Consigli di non consumo
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Alla vigilia della festa in cui più di ogni altro periodo si corre per far incetta di regali, incastrati tra l’ormai famoso black friday e i saldi post natalizi, persi nella frenesia di riuscire a trovare gli sconti più vantaggiosi e i doni più adatti, si rischia di finire sommersi da una montagna di cose che, presto o tardi, finiranno nel dimenticatoio. Se da tempo si sente parlare di economia circolare, riuso e riciclo, l’attrattiva del nuovo sembra non smettere di brillare, soprattutto su internet, in cui si susseguono siti che promettono di abbattere i costi di spedizione e consegnare qualsiasi ordine in tempi sempre più brevi. In questo continuo e velocissimo passaggio di merci provare a riflettere sull’effettivo uso e bisogno di oggetti in maniera più rispettosa dell’ambiente e degli spazi rappresenta una possibile alternativa al consumo costante: è il suggerimento del volume Ecominimalismo. L’arte perduta dell’essenziale, ultimo lavoro di Elisa Nicoli, comunicatrice ambientale, nata e cresciuta a Bolzano, conosciuta su instagram con il nome di @eco.narratrice.
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Nel libro, in cui la prefazione porta la firma dell’economista Luciano Canova, l’autrice decide di partire con il tema a lei caro della connessione tra uomo e natura, dipingendo scorci della propria infanzia nelle località montane del Trentino-Alto Adige, per ricordare quanto lo stare nella natura crei un senso di appagamento e pienezza, contribuendo a sviluppare un legame spesso dimenticato. Ed è proprio tale legame che dovrebbe diventare la spinta per rivedere il sistema dei nostri consumi e adattarsi alle nuove esigenze ambientali. Negli anni le battaglie ecologiste hanno attratto un numero sempre maggiore di persone e dagli sparuti gruppi degli esordi si è passati ad una consapevolezza molto più diffusa, soprattutto tra le generazioni più giovani, permettendo di modificare anche la produzione dei beni e dei rispettivi imballaggi. Solo 15 anni fa pochissimi ristoranti fornivano opzioni vegetariane o vegane, molto raramente la grande distribuzione si preoccupava di fornire contenitori compostabili o biodegradabili e si considerava la dicitura usa e getta come un pregio, mentre oggi la partecipazione della società civile alle proteste e l’iniziale, promettente, inversione di rotta sui consumi ha spinto le istituzioni, soprattutto sovranazionali, e le imprese a trovare modi alternativi, con l’inevitabile, ma non necessariamente negativa, conseguenza di creare un business nuovo, in grado di attirare nuovi investitori.
Se l’ecominimalismo diventa una filosofia allora questa può essere applicata alla casa, alla spesa, all’abbigliamento, ai viaggi...
Elisa Nicoli ribadisce, quindi, che cambiare è possibile e ricorda come le battaglie, che la coinvolgevano nel suo inizio da ambientalista convinta, siano passate da essere oggetto di derisione ad un apprezzamento sempre più diffuso, nella ormai certezza che il tempo per evitare la catastrofe naturale stia per scadere. Difatti le deadline di ONU, UE e Cop rimandano al 2030 per i primi obiettivi tangibili, fino ad arrivare al 2050 con le soluzioni più incisive, un lasso di tempo molto breve in cui tutti gli abitanti del mondo sviluppato dovrebbero capire come razionalizzare i propri consumi. L’autrice cita la nozione di carbon footprint (impronta di carbonio), ma invita ad andare oltre le sole emissioni di gas serra, per affrontare la complessità delle scelte di consumo: se si sceglie di non prendere gli aerei ma non si cambia il modo di mangiare, se si decide di non avere la macchina ma si usufruisce della consegna a domicilio tutte le settimane, se si opta per un veicolo elettrico ma si continua ad acquistare cose nuove con regolarità l’impatto dello stile di vita di ognuno sulle risorse del pianeta rimarrà imponente.
Concentrandosi non solo sull’avere meno, ma sul possedere meglio: la formula da non dimenticare diventa quella del costo per utilizzo
Ed ecco che il volume entra nel cuore del problema, proponendo di abbracciare l’ecominimalismo in ogni campo ed illustrando proposte alternative adatte alle più diverse situazioni. Se l’ecominimalismo diventa una filosofia allora questa può essere applicata alla casa, alla spesa, all’abbigliamento, ai viaggi…Concentrandosi non solo sull’avere meno, ma sul possedere meglio: la formula da non dimenticare diventa quella del costo per utilizzo, che guarda soprattutto alla possibilità di utilizzare lo stesso bene più e più volte e che lascia intravedere quanto l’acquisto a basso prezzo possa rivelarsi a tutti gli effetti il più costoso, poiché oggetti di scarsa qualità richiedono un ricambio maggiore, nonostante l’apparente convenienza dell’offerta iniziale. Se poi imparare a riparare diventa una buona alternativa, anche la diffusione dello sharing rappresenta un’interessante opzione e, da qualche periodo, anche in Italia si stanno diffondendo le oggettoteche, nelle quali è possibile affittare strumenti e utensili sulla falsariga delle biblioteche. Un nuovo modo, quindi, che permette anche di riorganizzare gli spazi ed influisce positivamente sul bilancio economico, fattore da non trascurare in questi tempi incerti di crisi perenni.
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