Ferrovie sì e ferrovie no: il caso del Piemonte e di suoi due collegamenti transnazionali
Ne hanno parlato di recente i giornali locali e regionali, siti e blog.
In Piemonte c’è una ferrovia che non vuole nessuno, e una ferrovia che guai se ce la tocchi.
Tutte e due vanno, o dovrebbero andare, in Francia. Attraversando due valli alpine.
Capiamoci. Una è la TAV, la linea ad alta velocità che dovrebbe attraversare la Valle Susa e sbucare nella vallée de la Maurienne, in Savoia, e andare giù fino a Lione.
L’altra, invece, è la meno nota Cuneo-Nizza, ovvero un tratto di via ferrata che sale nella Valle Vermenagna (splendida, ma violata da enormi cementifici) ed ridiscende nella magnifica valle Roya per sbucare a Nizza, sul Mediterraneo, in Costa Azzurra.
Sulla TAV non voglio entrare nel merito perchè chiunque ha già scritto e detto tutto e il suo contrario.
Mi limito alla ferrovia che è di certo meno divisiva, di certo più panoramica, non so se più o meno utile oggi, ma di sicuro quella a cui siamo più affezionati noi cuneesi: la Cuneo-Nizza.
Ora, la storia della ferrovia è abbastanza antica: anelata dai Savoia già a metà del 1800, quando noi piemontesi “avevamo” ancora Nizza e la valle Roya, fu Cavour che iniziò a farne studi sulla fattibilità. Con la cessione di Nizza alla Francia, nel 1860, però il progetto si arenò.
Poi ognuno, Francia da una parte e Italia dall’altra, iniziò con costruirne dei tratti: fino a Ventimiglia, poi Limone Piemonte - da parte italiana - e tra Nizza e Breglio (oggi Breil) - da parte francese (il tutto tra il 1890 e i primi del Novecento).
Durante la Prima Guerra Mondiale i lavori vennero bloccati: infine il 30 ottobre 1938 la mitica ferrovia venne inaugurata, con due treni - uno proveniente da Nizza e l’altro da Cuneo che si incontrarono a Breil.
Il 15 settembre 1947, poi, l’alta Valle Roya divenne francese, segmentando ulteriormente la geografia della regione.
La Cuneo-Nizza conobbe ovviamente gravi danni nel corso della Seconda Guerra Mondiale e rimase inattiva a lungo. Solo negli anni Settanta ripresero i lavori di ripristino e fu riaperta nel 1979.
Per farla breve, per noi cuneesi la Cuneo-Nizza è la via di fuga verso la douce France.
A differenza di quello che è lo sbocco dalla valle Susa sulla Savoia, in una valle cupa e ombrosa, noi prendiamo un treno che penetra le montagne e ci porta al mare.
Un treno panoramico, che offre scorci mozzafiato su affratti di roccia a picco su un torrente verde smeraldo, costeggia paesi che sono come gettati a caso su rocche e dirupi, ma che hanno i colori del cielo e della terra di Provenza.
Beh, tutte queste smancerie per dirvi che ci siamo incazzati il giusto quando il governo leghista (e molto rattoppato) della nostra regione ha annunciato il taglio dei costi dei trasporti e quindi la chiusura del nostro gioiellino transnazionale.
Lunedì 22 aprile a Torino, davanti al palazzo della Regione, alcuni attivisti hanno organizzato un presidio per difendere la linea ferroviaria.
Lo scorso 11 aprile, inoltre, al "Forum cultura Marittime Mercantour" tenutosi a Cuneo, dedicato alle ricerche e gli interventi effettuati sul territorio transfrontaliero delle Alpi del Sud nell’ambito del Progetto integrato transfrontaliero (Pit) Marittime Mercantour, il sindaco di Tenda, Jean Pierre Vassallo, è intervenuto per dire che non si può pensare al futuro della cultura delle spazio Alpi Marittime Mercantour, senza la Cuneo-Nizza che rappresenta un pezzo di storia del territorio.
L’8 aprile la Confcommercio di Cuneo lamentava proteste da parte di operatori commerciali e turistici cuneesi preoccupati di vedersi costretti a lunghe peregrinazioni via Savona per raggiungere Ventimiglia e la Francia, così come lamentele giungevano dai sindaci dell'area interessata che hanno costruito un’economia sugli ospiti invernali ed estivi e sul passaggio.
Sono poi emerse polemiche anche nei confronti della parte francese, accusata di non fare abbastanza per mantenere il servizio.
E potrei andare avanti per pagine e pagine ancora nel riportare il sollevamento popolare e degli enti locali nei confronti di questa paventata decisione dell’assessore regionale ai Trasporti.
Detto questo, noi cuneesi, abbiamo da decenni in corso (diciamola tutta, è ferma da anni) la costruzione dell’unica autostrada che ci collegherebbe con la pianura padana, con Milano e con il resto dell’Italia che lavora e produce.
Ebbene, questa fatidica autostrada si chiama Asti-Cuneo, e ad oggi esiste solo tra Asti ed Alba, poi è interrotta (anzi, non costruita) tra Alba e Marene (diciamo 20 km? esageriamo? facciamo 25?), quindi abbiamo un pezzo di autostrada “riciclata” ovvero la già esistente Torino-Savona (detta a Zeta rovesciata perchè la si prende e si torna indietro... no, non stupitevi siamo di Cuneo, lo diceva anche Totò che gli uomini di mondo hanno fatto il militare da noi eh...) e poi alla fine, forse...si arriva circa 10 km prima di Cuneo.
Insomma: qualcuno si è scaldato per l’autostrada congelata? No.
Cantieri, appalti, subappalti... tutto fermo, non ci sono i soldi, o c’erano e non sono bastati, o chissà dove sono finiti, o ancora il politico di turno non si è più candidato quindi chissenefrega di ultimarla... ma è un problema? No, ovvio.
A noi di andare ad Asti frega un piffero. Prendiamo la statale e per fare 20 km impieghiamo un’oretta, in coda dietro a mille camion.
Però, se ci toccate la Cuneo-Nizza diventiamo delle belve.
Che siam di Cuneo noi, eh...se non l’aveste capito.