Politica | Second hand

L’ostinazione dei fanatici

Il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella rievoca i 50 anni dalla strage di Malga Sasso e tuona contro Eva Klotz e Martha Stocker.

1966, anno della recrudescenza del terrorismo in Alto Adige. I Pooh, cadetti della canzone di protesta, puntano a partecipare alla quarta edizione del Festival delle Rose, quella del 1967, con Brennero ’66, canzone che racconta di un giovane soldato ucciso sulle montagne durante il periodo delle bombe. La Rai censura il brano e impone alla band di cambiare alcune strofe e il titolo (che verrà modificato in Le campane del silenzio), condizione necessaria per poter presentare il singolo alla kermesse musicale.

Ad evocare l’episodio è Gian Antonio Stella, su Sette, inserto del Corriere della Sera, evidenziando che “non è bastato mezzo secolo, ai fanatici seguaci del Befreiungsausschuss Südtirol, il Fronte per la liberazione del Sudtirolo (fanatici che non vanno mai confusi con chi legittimamente si batte perfino su posizioni radicali per l’autodeterminazione ma con metodi dichiaratamente ostili alla violenza) per capire quanto quegli attentati assassini fossero appunto attentati assassini compiuti da assassini”.

Le cifre ufficiali rivelano che in 32 anni di guerriglia (1956-1988) i morti sono stati 21, 57 i feriti, 17 le sentenze passate in giudicato e 157 le persone condannate. Numeri che ai faziosi - osserva Stella - “entrano da un orecchio e escono dall’altro. Come nel caso della ‘devota’ Eva Klotz, palpitante e materna se parla di papà Georg (che secondo Gianni Roghi si accanì solo sui tralicci ma non uccise nessuno, non sparò mai a freddo a nessuno e dichiarò che non ne sarebbe mai stato capace) ma del tutto indifferente alla morte di chiunque, fosse pure un ferroviere, stava dalla parte dell’Italia. Tanto che nelle 360 pagine del libro sul padre non c’è una riga (non una!) sui morti italiani. Che le importa?”.

Lo stoccaggio della memoria non risparmia critiche nemmeno a Martha Stocker. Il co-autore de La casta ricorda il cinquantenario della strage di Malga Sasso in cui tre finanzieri, Franco Petrucci, Herbert Volgger e Martino Cossu, persero la vita nell’esplosione che distrusse, il 9 settembre 1966, una caserma della Guardia di finanza nei pressi del Brennero, e redarguisce l’assessora della Svp, “una matura signora signora laureata in storia (in storia!)”, rea di “insistere nel definire ‘le nostre bombe diverse da altre”. E ancora, infine: “Ci sarà o no una differenza tra l’ostilità al Monumento alla Vittoria, al bassorilievo col Duce a cavallo, alla italianizzazione fanfaniana delle case popolari, alla ‘romanizzazione’ dei toponimi e i candelotti di tritolo?”.