Società | Sociale altoatesino

I primi 50 anni di Autonomia Sociale

Con l'Autonomia e con la collaborazione interetnica è stato possibile costruire in provincia di Bolzano un proprio modello di protezione sociale. Ora guardiamo al futuro.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
  • L’anno della grande svolta è stato il 1972, quando è entrato in vigore il nuovo Statuto di Autonomia. Fino ad allora, le scelte riguardanti le politiche sociali per il nostro territorio, erano di competenza dello Stato o della Regione. Dal 1972 toccava alla provincia Autonoma di Bolzano organizzare i servizi sociali per i propri abitanti. Lo Statuto le assegnava infatti la competenza primaria per l’”assistenza e la beneficenza pubblica” e per l’”edilizia comunque sovvenzionata,, e inoltre la competenza secondaria per l’”igiene e sanità”, e non solo. Iniziava così una nuova era, l’inizio nella costruzione di un percorso che puntava ad aumentare la sicurezza sociale dei cittadini. A lavorare con impegno ed entusiasmo in questo cantiere, c’erano le forze sociali e politiche autonomistiche, così come una nuova generazione di funzionari pubblici preparati e motivati.

    In un tempo sorprendentemente breve ed in un clima di concreta collaborazione tra Stato, Regione e Provincia, sono state approvate norme fondamentali quali primi passi del nostro sistema provinciale di prestazioni sociali. Già nel 1973, norme per l’assistenza di base, a favore delle persone disabili, misure per gli anziani, norme sui contributi.

    Nel 1974, asili nido, assistenza ai bambini, figli naturali, nel 1975, ancora assistenza di base, la creazione di fondi specifici, invalidi civili, la cooperazione, igiene e salute, fondo pensione, minori soggetti a procedimenti giudiziari, e via, via a ritmo serrato.

    Una vera e propria “primavera” dell’Autonomia nel settore sociale, proseguita poi negli anni successivi con una copiosa legislazione e con robusti finanziamenti dal proprio bilancio. Era finalmente possibile reagire a specifici problemi della popolazione altoatesina, facendo riferimento al contesto socio-economico ed etnico locale, definendo priorità e modalità, ancorché nei limiti stabiliti nello Statuto.

    In questi nuovi grandi spazi aperti dal 1972 in poi, si è esercitata la creatività e l’innovazione necessaria per stare al passo coi tempi e con le trasformazioni della società. Per fare questo, la Provincia ha potuto guardare sia a Nord che a Sud del Brennero, scegliendo gli esempi migliori nel campo della legislazione sociale.

    Dall’Italia il tema della Psichiatria, la Riforma Sanitaria, l’Integrazione delle persone con disabilità, 

    dalla Germania il Minimo Vitale (Grundsicherung),

    dalla Germania e dall’Austria, la Famiglia, le prestazioni per la Famiglia, l’anticipo dell’assegno di mantenimento (Unterhaltsvorschuss),

    dalla Germania, Austria, Lussemburgo le prestazioni per la non autosufficienza (Pflegesicherung).

    Con l’Autonomia si sono potute anticipare scelte specifiche ed innovative come, per esempio, quella della Previdenza Complementare (Pensplan), della Cooperazione Sociale (legge regionale del 1988), dell’assistenza all’infanzia anche tramite le Tagesmütter.

    Si è trattato di un raccordo continuo tra competenze a livello provinciale, regionale, nazionale ed europeo, ma con la massima attenzione alle caratteristiche specifiche del nostro territorio.

    A favorire lo sviluppo in questi primi 50 dell’Autonomia Sociale, ha contribuito certamente la convivenza pacifica tra i diversi gruppi etnici, conseguente all’approvazione dello Statuto nel 1972. Non si sono verificate tensioni neppure nella ripartizione proporzionale dei mezzi a disposizione per il settore sociale, se non forse per l’edilizia sovvenzionata.

    Il fatto ulteriormente decisivo per la gestione comune interetnica delle politiche sociali è stata la qualità degli assessori che si sono succeduti nell’incarico: primo fra tutti, protagonista della “primavera” dell’Autonomia Sociale, è stato l’avv. Armando Bertorelle.

    Le nuove emergenze sociali impongono ora di attuare nuove politiche all’altezza dei tempi: con lo spirito dei precursori e con la ferma volontà di rafforzare con coerenza e determinazione la nostra Autonomia Sociale che saputo dare risultati così importanti per tutta la popolazione.