Politica | legge elettorale

The new old Italicum

La sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale “Italicum” si è fatta attendere – e alla fine è arrivata: bocciato solo il turno di ballottaggio.
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Foto: web

Dopo ripetuti rinvii, e con qualche ora di ritardo rispetto a quanto annunciato ieri, la Corte Costituzionale finalmente si è pronunciata sulla legge elettorale “Italicum” per la Camera dei Deputati, con una sentenza che ne riscrive in parte le linee essenziali, ma senza stravolgerle. Una legge, specifica la Consulta, immediatamente applicabile in caso di ritorno alle urne. Bocciato il “ballottaggio”: secondo il testo originario varato dal governo Renzi, se nessuna lista avesse raggiunto la soglia del 40% al primo turno – eventualità che invece garantisce un immediato “premio” – sarebbe scattato un secondo turno di ballottaggio tra le prime due liste più votate. Il premio di maggioranza è invece mantenuto dalla Corte per la lista che superi il 40% dei suffragi: otterrà il 55% dei seggi alla Camera. Invariata anche la soglia di sbarramento, fissata dall'Italicum al 3%. Secondo ilPost, risulta invece poco chiaro il funzionamento delle candidature plurime, ovvero di uno stesso capolista (bloccato) in più collegi: a detta della Consulta non potranno scegliere dove farsi eleggere.

L'Italicum è una legge elettorale varata nel 2015 ed entrata in vigore il primo luglio 2016, ispirata alla legge per l'elezione dei sindaci e in armonia con la fu riforma costituzionale Renzi-Boschi, poi bocciata dal referendum del 4 dicembre. Per questa ragione l'Italicum vale solo per la Camera dei Deputati, mentre per il Senato è in vigore il “Consultellum”, una specie di proporzionale derivante dalla bocciatura – sempre da parte della Corte – dei “premi di maggioranza” regionali previsti a suo tempo dal “Porcellum” di Berlusconi.

Ciò significa che, se votassimo domani per le elezioni politiche, avremmo due leggi elettorali diverse per Camera e Senato: per l'elezione dei deputati, un proporzionale corretto da un premio di maggioranza alla lista più votata (che però superi il 40%), al Senato un proporzionale “puro” e senza alcun premio con soglie di sbarramento all'8% per i partiti senza coalizione, al 3% per i partiti coalizzati. Ma, dati i consueti annunci delle forze politiche sul “mettere mano alla legge elettorale”, la normativa riscritta dalla Corte probabilmente non resterà tale.

Nessun cambiamento in vista per il Sudtirolo, dove per il Senato restano i tre tradizionali collegi uninominali, mentre per la Camera sono “riesumati” i quattro collegi uninominali del Mattarellum, con quello “italiano” di Bolzano-Laives che va ad aggiungersi a Bassa Atesina, Merano-Val Venosta e Bressanone-Val Pusteria.