Cultura | Opera Haydn

“Non c’è nulla da ridere...”

Il rossiniano Barbiere di Siviglia va in scena. Sarà diretto da Alessandro Bonato. SALTO lo ha intervistato.
Alessandro Bonato
Foto: FHS
  • Alessandro Bonato è nato a Verona nel 1995. Ha studiato al Conservatorio della sua città prima violino, e poi viola, anche composizione e contrappunto, e infine direzione d’orchestra. Oggi è un apprezzato direttore, in campo sinfonico e operistico.

     

  • SALTO: Tra una possibile carriera di interprete, di compositore oppure di direttore ha scelto di intraprendere quest’ultima. Perchè?

    Alessandro Bonato: Quando qualcuno mi chiede "che lavoro fa?" io rispondo il musicista; solo in un secondo momento, alla successiva domanda "che strumento suona?", specifico il direttore d'orchestra. Perché, di fatto, il direttore è un musicista come gli altri, ma suona lo strumento più grande e completo che esista: l'orchestra. Mi ha sempre affascinato la direzione d'orchestra perché mi consente di capire la musica a pieno, a tutto tondo, di vederla "dall'alto": mi piace mettere in relazione le cose e creare dei collegamenti tra loro, avere la visione completa senza limitarmi ad un unico punto di vista. Non ho mai avuto l'istinto compositivo, perché di fatto la composizione è una esigenza fisica, corporea e mentale, che fluisce da dentro naturalmente. Ho sempre usato lo studio dell'armonia e della composizione per capire e approfondire al meglio le partiture che devo dirigere.

    Rossini a 22 anni compose il “Barbiere di Siviglia” in sole tre settimane. La prima, per il Carnevale del 1816 al Teatro Argentina di Roma, risultò un vero e proprio fiasco. Oggi è considerato un capolavoro. Ci descrive questa Commedia, che altri definiscono Dramma comico, o ancora Opera buffa, con 4 aggettivi? 

    Intelligente, sottile, attuale e irriverente.

    Ho tralasciato volutamente l'aggettivo divertente perché lo trovo abusato e assolutamente limitante per un'opera come il Barbiere di Siviglia. Se si pensa alla trama in termini assoluti, si nota che non c'è nulla da ridere: una povera ragazza costretta e sottomessa da un uomo burbero e cattivo; un nobile che pur di averla le mente, si traveste e si serve di uomini disperati e subdoli (Figaro) per arrivare al suo scopo, vantando il potere del danaro che possiede. È la genialità di Rossini che, attraverso tutte le sfumature della commedia (comico, tragicomico, parossismo, contrasti, ecc.) e l'uso di scelte musicali straordinarie ed efficaci riesce a creare una commedia divertente, che non deve far ridere ma suscitare il sorriso, sentimento ben più nobile e duraturo, che non svanisce nel momento in cui si manifesta.

  • Il Barbiere di Siviglia: la regia è di Fabio Cherstich, Artist in residence della Fondazione Haydn Foto: FHS
  • Lei ha interpretato il capolavoro rossiniano nel recente passato allo Sferisterio di Macerata e all’Arena di Verona. Nel riprendere lo studio della partitura per il cartellone operistico della Fondazione Haydn ha trovato dei motivi, o alcuni dettagli, che le suggeriscono una nuova interpretazione?

    Ogni volta che riprendo una partitura già eseguita scopro cose nuove e dettagli diversi, spesso cambiando punti di vista o rileggendola ex novo, come se non l'avessi mai diretta. Il problema di eseguire molte volte la stessa partitura è quello di cadere nella routine, nella mera ripetizione, come accade quando si fanno i biscotti con lo stampino. In realtà, per me, è fondamentale tornare sempre sulla partitura, rivedere tutto da capo, per assicurarmi di non tralasciare nulla.

    La mia interpretazione del Barbiere ha dei princìpi cardine, uno su tutti il rispetto di quanto scritto da Rossini, specialmente nelle agogiche e nelle articolazioni (quanto era preciso e chirurgico Rossini a tal proposito!). Poi, chiaramente, la musica è l'arte del compromesso (in senso assolutamente positivo): si parte da un'idea di base e si va a costruire il tutto con le persone che si ha davanti. Questo è un concetto fondamentale: una richiesta fatta ad un'orchestra o ad un cantante può non funzionare con un'altra o un altro. Ecco perché ci vuole elasticità mentale ed intelligenza nel capire le esigenze di ognuno e nel trovare le soluzioni che consentano all'idea primaria di svilupparsi ma, allo stesso tempo, di non mettere in difficoltà i colleghi, facendo in modo che si possano esprimere al meglio e senza tensione.

    I primi cinque titoli della sua playlist operistica? 

    La Boheme, Nabucodonosor, Otello (Verdi), Suor Angelica, Il Barbiere di Siviglia.

  • Alessandro Bonato: ad aprile dirigerà la Haydn in un programma sinfonico. Foto: FHS
  • Nel corso o a margine di un suo concerto le è capitato un episodio buffo (o tragicamente comico) di cui ancora sorride?

    Sì, mi è capitato proprio a Macerata durante il Barbiere di Siviglia. La regia prevedeva che durante il quintetto del secondo atto Basilio scendesse dal palco dello Sferisterio, facesse finta di uscire dal Teatro, tornasse indietro verso la buca a chiedere a me dei soldi (lo pagano tutti nell'opera purché se ne vada, quindi il regista aveva coinvolto anche me) e infine cantasse gli ultimi due "Buonasera, Buonasera". Tutto questo, però, avviene nel silenzio, senza musica, e riuscire a tenere a mente la nota da cantare non è per niente facile (c'è un intervallo particolarmente complicato in quel punto). Io, con la complicità dell'orchestra FORM, di cui ero direttore principale, distribuii i soldi alle prime parti sicché, quando Basilio venne da me, dovette aspettare almeno 2 minuti in più che io raccogliessi i soldi da tutte le prime parti che li avevano messi in tasca, nella custodia degli strumenti ecc... Insomma, il povero Basilio (Andrea Concetti, un amico caro e collega fantastico) continuava a dirmi parolacce sottovoce e di sbrigarmi perché aveva paura di perdere la nota e sbagliare a cantare. Alla fine fu molto divertente e il pubblico applaudì per altri 2 minuti finita la scenetta. Quel Quintetto durò notevolmente di più di quanto scritto, non lo scorderò mai.

    Pensa con Dostoevskij che “la bellezza salverà il mondo”?

    Si, sono perfettamente d'accordo. Ho imparato che la bellezza intesa come perfezione assoluta non si raggiungerà mai. Ma la via della salvezza sta nel fatto di rendersene conto e fare di tutto per avvicinarsi ad essa quanto più possibile. Mi piace pensare la bellezza anche in senso lato, come bellezza di intenti, di sentimenti, di gesti verso il prossimo. La bellezza come umanità quindi, come empatia, come bontà e generosità, senza odio, ma nel rispetto di tutti gli individui, con le loro fragilità e debolezze e soprattutto con le loro peculiarità e inclinazioni. Perché la diversità è bellezza, è ciò che rende uniche le persone.

  • 31 Gennaio ore 20.00

    2 febbraio ore 16.00

    Stagione Operistica Fondazione Haydn

    IL BARBIERE DI SIVIGLIA  

    Orchestra Haydn di Bolzano e Trento

    Coro Ensemble Vocale Continuum

    Direttore: Alessandro Bonato

    Regia: Fabio Cherstich

    Scenografie: Nicolas Bovey

    Costumi: Arthur Arbesser

    Luci: Marco Giusti

    Maestro del Coro: Luigi Azzolini

    Trento, Teatro Sociale