Un anno con dio
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Proverò a riassumere quello che è stata la questione insegnamento della religione cattolica (IRC) in questo anno scolastico, nel mio ruolo di genitore e di insegnante. Non sarà breve e forse nemmeno interessante, lo faccio per tenerlo a mente.
Premessa: IRC è una materia che può essere definita facoltativa, siccome le parole sono importanti, non ci si esonera da IRC, semplicemente non ci si avvale. In tutta Italia sono stati attivati insegnamenti alternativi per chi non si avvale. In Alto Adige, siccome abbiamo la sindrome da primi della classe, sulla base dall'autonomia, è stato deciso che tali percorsi e i relativi fondi destinati non servivano, quindi la legislazione che regola la questione in Alto Adige è differente da quella italiana.
Gli studenti che non si avvalgono sono sempre di più. Mentre 30 anni fa erano mosche bianche, oggi alle superiori possono capitare intere classi di studenti che non si avvalgono, quest'anno ad esempio in una mia classe erano 16 su 21. Alle superiori questi ragazzi escono dall'aula e sono tendenzialmente lasciati a loro stessi. Quindi nella classe di cui prima, 16 escono, 5 restano in classe. Secondo la diocesi in Alto Adige gli studenti delle superiori che non si avvalgono sono il 15%. Non molti si potrebbe pensare, in realtà, in un istituto come quello dove insegno, il 15 % significa più di 200 ragazzi.
Alle Manzoni può andare anche peggio: può capitare che lo studio autonomo sia previsto nella stessa classe, mentre gli altri fanno religione.
Alle elementari e alle medie la questione cambia: sorveglianza e responsabilità non possono essere accantonate o delegate, quindi cosa si fa? Niente. Non si fa niente. Tra le opzioni che una scuola può indicare per questi studenti c'è “studio autonomo”. La dicitura studio autonomo è l'ombrello sotto cui mettere al riparo questi anni di immobilismo sulla questione. Alle Foscolo lo studio autonomo è previsto in altre classi: ragazzi di IID, vanno a passare l'ora in IIG. Nel resto d'Italia questa pratica è stata considerata illegittima da diverse sentenze, in Alto Adige no, è considerata una forma di studio autonomo. Mia figlia per dire, non ci voleva andare, perchè le crea disagio, perchè non è vero che puoi studiare ciò che vuoi, perchè spesso l'insegnante della classe ti dice che con il tuo comportamento autonomo distrai il resto della classe. Alle Manzoni può andare anche peggio: può capitare che lo studio autonomo sia previsto nella stessa classe, mentre gli altri fanno IRC. Quindi lo studente che non si avvale, è comunque in qualche modo costretto ad avvalersi.
Questa pratica di accorpare ragazzi di classi diverse, contro la quale come genitore mi sono battuto quest'anno, non è mai applicabile al contrario: i 5 studenti della mia classe di cui sopra, che frequentano l'ora di religione, non possono essere accorpati a quelli di un'altra classe dove sono in pochi ad avvalersi, è espressamente vietato dalle norme relative all'IRC, che prevedono anche delle osservazioni piuttosto rigide su cosa possono fare gli studenti che non si avvalgono. Ad esempio, non possono essere seguiti da un insegnante per recuperare o approfondire argomenti del programma di altre materie, in quanto ne trarrebbero un ingiusto vantaggio sugli altri (e forse porterebbero più famiglie e studenti a riconsiderare se avvalersi o meno di IRC).
Su questi aspetti la vigilanza dei docenti di IRC è sempre puntuale e attenta. In questa situazione, mi pare inoltre di osservare una certa discrezionalità della dirigenza: qualche anno fa mia figlia maggiore andava nella biblioteca scolastica. Ragazzina seria e responsabile, avevamo concordato col dirigente questa possibilità. Leggeva e aveva creato un bel rapporto con la bibliotecaria che la accoglieva settimana dopo settimana. Ora pare che che la bibliotecaria non possa essere legalmente responsabile della sorveglianza, quindi niente. Che poi dove sia stata davvero mia figlia durante l'ora di IRC non lo sanno, ma forma e apparenze sono salve, meno il benessere dei ragazzi e i loro diritti.
Come famiglia, su questo argomento negli ultimi anni ci siamo confrontati con un sacco di persone: insegnanti, dirigenti scolastici, ispettori dell'intendenza, altri genitori, studenti. Prima di avviare qualunque dialogo, ci siamo trovati davanti sempre le stesse obiezioni, magari con sfumature leggermente diverse, ma di base sempre le stesse due.
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Prima obiezione, very cheap: Dai, un po' di religione non ha mai ucciso nessuno, siamo cresciuti tutti così, sono le nostre radici. Non tutte le tradizioni meritano di sopravvivere all'infinito e comunque la mia posizione davanti a questa obiezione è tendenzialmente: fatti i cazzi tuoi. Le motivazioni per non avvalersi possono essere così tante e così personali da non poter essere argomento di una discussione o di una contrattazione che parta da una obiezione del genere.
Certo, gli studenti possono fare etica e storia delle religioni, con insegnanti nominati direttamente dal vescovo, di formazione teologica.
Seconda obiezione, very progressista: Dai, non si fa mica catechismo, oggi fanno altro, fanno storia delle religioni, fanno etica. Certo, fanno etica e storia delle religioni, con insegnanti nominati direttamente dal vescovo, di formazione teologica. Poi leggo lo statuto degli insegnanti di religione e trovo: L’insegnante di Religione cattolica orienta e svolge il proprio insegnamento, in ordine ai suoi contenuti e alle sue finalità, in conformità alla dottrina della Chiesa e quindi, quando poi vado a vedere il registro e leggo: introduzione alla bibbia, la struttura della bibbia, la Palestina ai tempi di Gesù, l'annunciazione, il compimento dell'attesa e via via tutto il rosario settimana dopo settimana, non mi stupisco affatto.
Le religioni come fenomeno politico, storico, etico e culturale vengono già ampiamente trattate, dall'insegnante di storia, che ha lo formazione necessaria e non deve agire in conformità di nessuna dottrina religiosa. Comunque quest'anno mi ero un po' stufato di questa cosa. E non ero l'unico. Così con alcuni genitori abbiamo provato a creare un gruppo e a chiedere un incontro con la dirigente dell'istituto comprensivo Bolzano VI frequentato da mia figlia, elementari e medie. L'incontro ci è stato a lungo negato. Era disposta a incontrarci uno alla volta, ma non in gruppo. Una delle motivazioni per cui ci era stato negato era la mancanza di firme autografe in calce alla richiesta. Abbiamo inoltrato la richiesta all'intendenza e magicamente l'incontro è stato fissato. Abbiamo chiesto che fosse inoltrato l'invito a tale incontro attraverso la bacheca del registro. Ci è stato risposto che l'invito sarebbe stato esteso solo a chi aveva sottoscritto la richiesta. Siamo comunque riusciti a coinvolgere più persone interessate. Diverse settimana dopo la nostra richiesta, finalmente abbiamo potuto confrontarci tutti assieme con la dirigente. Come prima cosa ci è stato detto che da parte loro non c'era nessuna resistenza, solo si era deciso di aspettare fosse disponibile l'ispettrice di IRC in rappresentanza dell'intendenza. Quale fosse la necessità della sua presenza ancora mi sfugge: a una riunione in cui dei genitori di ragazzi che non si avvalgono dell'IRC cercavano di far valere i loro diritti cercando di valutare con la dirigente quali avrebbero potuto essere le possibilità per migliorare la situazione, a reggere il discorso c'era l'ispettrice degli insegnanti di IRC.
Le medie Foscolo si attiveranno l'anno prossimo con un'ora di etica fuori dall'orario scolastico. Non mi è chiaro come possa questo essere di qualche aiuto nella questione. Sui diritti dei ragazzi e sul loro disagio nulla, niente.
L'incontro non è andato bene, le due parti erano rigidamente distanti e il dialogo è avvenuto in un clima reciproco di tesa e finta cordialità. Succo della riunione: non ci sono fondi, legalmente siamo in pieno diritto (l'ombrello dello “studio autonomo”), tra due anni ci sarà qualcosa anche qui in Alto Adige. Le medie Foscolo si attiveranno l'anno prossimo con un'ora di etica. Un'ora alla settimana, fuori dall'orario scolastico. Non mi è chiaro come possa questo essere di qualche aiuto nella questione. Sui diritti dei ragazzi e sul loro disagio nulla, niente.
Ma cosa ci sarà tra due anni? Secondo me ancora nulla, ma la narrazione è che verrà istituita un'ora di etica. Mancano ancora i curricoli (ossia cosa si farà in quest'ora di etica) e mancano gli insegnanti (magari ci sono, ma dovranno prima affrontare un periodo di formazione). Ai curricoli però stanno lavorando: li stanno preparando i tre ispettori di IRC delle tre intendenze (italiana, tedesca e ladina). Quelli che di fatto sono i capi degli insegnanti di religione, precedentemente loro stessi insegnanti di religione, stanno facendo i programmi per chi non si avvale di religione. Quando abbiamo fatto notare questo controsenso all'ispettrice si è offesa. Mi spiace.
E poi sul finire dell'anno scolastico, dopo un cambio ai piani alti post elezioni, ecco l'uscita del nuovo assessore Galateo sul quotidiano Alto Adige: non ci sono i fondi per l'ora di etica, pensateci bene prima di esonerare i vostri figli, che tanto mica si fa catechismo. Nello stesso articolo dell'Alto Adige, l'ispettrice Corrà, mentre stende i curricoli di etica, fa notare che la religione cattolica non si insegna solo per via del Concordato siglato quasi un secolo fa da Mussolini, ma anche perchè “la storia del nostro stato è legata a quella della chiesa e alla religione cattolica, è giusto quindi che nel programma entrino elementi di cristianesimo e della religione cattolica, come di altre religioni”.
Dimenticando forse che, per fortuna, a scuola si insegnano ancora la storia e la letteratura, che uno sguardo su questi aspetti lo buttano, senza bisogno di missio canonica.
* insegnante presso un istituto scolastico superiore di Bolzano.
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