Ambiente | bici in montagna

“La situazione non è più tollerabile”

Il cicloturismo non è sostenibile, o almeno non lo è quello che si sta sviluppando in Alto Adige. Associazioni e istruttori chiedono regolamenti e controlli sui sentieri.
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Foto: mtb-dolomites

Negli ultimi anni il cicloturismo ad alta quota, soprattutto grazie alle e-bike, è aumentato esponenzialmente e con esso nuove strade e infrastrutture dedicate a percorrere la montagna su due ruote. I siti di promozione turistica del territorio ne sono lo specchio, gli alberghi dispongono di servizi di noleggio di bici elettriche e proliferano le offerte dedicate alle famiglie. Tra i primi ad aver intuito l’enorme potenziale di un settore riservato fino poco tempo fa a una nicchia di avventurosi sportivi sono stati gli impiantisti, con offerte esclusive dedicate a chi vuole cimentarsi al brivido della discesa, senza la fatica della salita. Ma il prezzo da pagare non si limita semplicemente a quello del pass. 

Family trail
Gli impiantisti sono stati i primi a cogliere il potenziale del cicloturismo: Sono sempre più i bike park raggiungibili in funivia che vengono costruiti a misura di famiglia (Foto: mtb-dolomites)​​​​​​​

 

Dietro l’inganno della valorizzazione e della fruizione sostenibile della montagna, si apre la strada a nuove trasformazioni, se non veri e propri attacchi, del delicato ambiente dolomitico. Assalti che tuttavia fanno meno rumore delle impattanti colate di cemento per la costruzione di nuovi rifugi-resort, o dell’ennesimo pilone che svetta dalla foresta per sorreggere un’altra cabinovia. Eppure le conseguenze, tanto all’ambiente quanto al paesaggio, non sono da meno. I primi ad accorgersene sono stati coloro che la montagna preferiscono attraversarla lentamente, sempre più a rischio di venir travolti, o scrutarla dall’alto dalle pareti di un’arrampicata. Enormi solchi marroni, lisci e privi di ostacoli hanno preso il sopravvento sugli accidenti naturali tipici del paesaggio di montagna. Avvallamenti che, con le piogge e lo scioglimento della neve invernale, diventano ruscelli, causando molteplici danni.

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Una montagna che cambia: Enormi solchi marroni, lisci e privi di ostacoli hanno preso il sopravvento sugli accidenti naturali tipici del paesaggio di montagna. (Foto: mtb-dolomites)

 

Le associazioni alpinistiche sono costrette a intervenire sempre più frequentemente per riparare i danni sui sentieri storici: “Le bombe d’acqua dell’ultimo periodo hanno spostato i sentieri, che vengono ripristinati solo grazie al lavoro di dei volontari – dice Carlo Alberto Zanella, presidente del CAI Alto Adige –. Ma sempre più spesso dobbiamo intervenire per i danni causati sui sentieri dalle e-bike e dalle mountain bike, che si portano via terra e ghiaia ad ogni passaggio, per non parlare di quando deviano lungo i prati. Abbiamo tante ciclabili e strade forestali adatte, trovo assurdo che si creino percorsi ad hoc per la discesa. Io sono scandalizzato perchè su certi percorsi le biciclette andrebbero proibite e invece si continua con la manomissione dei sentieri storici che vengono continuamente allargati e livellati per facilitare i ciclisti, a discapito degli escursionisti. Ho il forte dubbio che l’alluvione che ha danneggiato una parte del sentiero per Malga Lahner servirà da pretesto per allargarlo e consentire il transito delle biciclette. Le ruspe sono già al lavoro”.

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La trasformazione dei sentieri in Alta Badia tra Piz la Villa, Piz Sorega e Pralongia​​​​​​​: "Su certi percorsi le biciclette andrebbero proibite e invece si continua con la manomissione dei sentieri storici​​​​​​​".

 

Una montagna sempre più accessibile non si traduce automaticamente con una preparazione adeguata da parte degli avventori. Il Soccorso Alpino denuncia sempre più interventi necessari a soccorrere ciclisti infortunati o in panico per aver sottovalutato una discesa. 

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Una convivenza difficile: Se da un lato i sentieri storici vengono allargati per fare spazio alle biciclette, dall'altro circolano su terreni non idonei percorsi da escursionisti (Foto: mtb-dolomites)

 

Oltre ai fattori individuali anche la diffusione di proposte di itinerario - attraverso app o siti internet, talvolta riconducibili anche alla stessa Azienda per il Turismo - che non sono assolutamente adatti ad essere percorsi su due ruote contribuisce alla sottovalutazione del rischio. “Insegno mountain bike da 15 anni e sono convinto che questa esplosione sia appena iniziata – racconta a salto.bz un istruttore della Val Gardena che chiede di rimanere anonimo –. Posso affermare con certezza che il 90% dei turisti che dalla città arriva in bici sui nostri sentieri non sa usare le mountain bike e questo contribuisce agli incidenti, oltre che a importanti danni sul paesaggio: quando il ciclista inesperto frena passivamente, ovvero bloccando totalmente la ruota dietro, i prati e i sentieri vengono rovinati, le radici distrutte. Inoltre – aggiunge – ogni albergo dispone ormai di un noleggio ma non tutti hanno un meccanico che controlla quotidianamente le bici che vengono date ai turisti. Tante di queste sono assolutamente non idonee. In generale sono convinto sia arrivato il momento di una regolamentazione, un po’ come succede nello sci”.

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La necessità di regolamentare il flusso di bici ed e-bike ad alta quota è particolarmente sentita: "Da noi si circola come pare e piace"

 

In Alto Adige non esistono regole specifiche che disciplinano il cicloturismo di media ed alta quota e i controlli sono del tutto assenti, spiega Georg Simeoni, presidente dell’Alpenverein Südtirol: “Da noi si circola come pare e piace: sui ghiaioni di montagna, su sentieri che non sono adatti o peggio ancora tagliando nei prati e nei boschi. Il problema è che la nostra Provincia, a differenza di Trento, non si è data alcun regolamento e quindi la gente fa quello che vuole, anche nei parchi naturali, dove di fatto non esiste controllo. La situazione non si può più tollerare. Dall’altro lato – aggiunge Simeoni – la Provincia continua ad allargare i sentieri a dismisura. Noi abbiamo provato a suggerire la larghezza massima di un metro e mezzo per la quale un sentiero può essere percorribile con la bicicletta, ma non siamo stati ascoltati. Per ora – conclude Simeoni – cerchiamo di tamponare la situazione, segnalando quali percorsi sono adatti per le biciclette nella speranza di spostarle da altre zone ma, per risolvere, servono regole, controlli e divieti ben precisi che, laddove ci sono, hanno dimostrato di saper funzionare”.