La carne lavorata fa venire il cancro?

Cattive notizie per tutti i "carnivori praticanti", l'agenzia di ricerca sul cancro dell'Oms (l'Organizzazione mondiale della Sanità), l'Iarc, avverte: le carni lavorate "sono cancerogene" e vanno inserite nel gruppo 1 delle 115 sostanze che causano il cancro a pericolosità più alta come il fumo e il benzene. Le carni trattate includono quelle in scatola, hot dogs, bacon, salsicce, prosciutto, würstel; tutte quelle che sono state dunque trasformate "attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione", fa sapere l'OMS. Meno a rischio le carni rosse non lavorate, da inserire fra le 'probabilmente cancerogene'. Non è ancora chiaro tuttavia se esista o meno una quantità limite di carne che si può mangiare per ritenersi "al sicuro"; l'Oms comunque precisa: il consumo di 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di sviluppare un cancro al colon del 18 per cento.
Ma niente allarmismi: "Per una persona, il rischio di sviluppare cancro all'intestino a causa del consumo di carne processata resta piccolo, ma aumenta in proporzione alla carne consumata", ha commentato Kurt Straif, capo dello Iarc Monographs Programme. A gettare acqua sul fuoco anche Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom): “L’Oms dice cose che in gran parte già sappiamo, e nessuno si sogna di vietare il consumo di carne: come per tutti gli alimenti, serve equilibrio”. E ancora: “Il messaggio principale è un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore”.
Sebbene la comunità medica e scientifica abbia più volte puntato il dito contro il consumo, specie se eccessivo, di alcune carni, come quella rossa, in quanto potenzialmente dannose per la salute, questa sarebbe la prima classificazione ufficiale da parte della più alta istituzione sanitaria mondiale fra le sostanze che causano i tumori. Paolo Boffetta, un medico che ha lavorato per l’OMS, ha dichiarato al Washington Post: “capisco che la gente sia scettica su questo report perché i dati non sono tremendamente solidi. Ma in questo caso le prove epidemiologiche sono molto concrete”. Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.
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