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"Una riforma che unisce e non divide"

Al Festival dell'economia il Ministro Ciriani rinnova l'impegno del Governo per il regionalismo differenziato, ma non chiarisce i dubbi sull'utilizzo dei fondi del PNRR.
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Foto: Festival economia Trento

Nella Sala Depero, davanti ad una platea piena solo a metà, ieri (27 maggio) è andata in scena la conferenza Stati, Autonomie e PNRR. Al microfono della giornalista de Il sole 24 ore Barbara Fiammeri il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha introdotto le prossime riforme del Governo, all’insegna della semplificazione e del rafforzamento del ruolo dell’Esecutivo. Pur rispettando il monito del Presidente Mattarella, preoccupato dalla moltiplicazione dei decreti legge che svuotano il Parlamento di funzioni, Ciriani ha espresso tutti i suoi dubbi per un meccanismo bicamerale considerato obsoleto, guidato da regolamenti differenti tra Camera e Senato, che, assieme alle altre procedure, non permettono di rispondere con celerità alle sfide del presente. Il monocameralismo di fatto creatosi negli ultimi anni, in una costante normalità nella quale una Camera esamina i disegni di legge che nell’altra verranno solamente approvati, ha, per Ciriani, messo in luce la necessità di una riforma costituzionale come quella presentata dalla Ministra per le riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, che intende superare il sistema parlamentare in un’ottica presidenzialista. Ciriani si è poi espresso in favore di una riforma elettorale, che, oltre a ripristinare il sistema delle preferenze, guardi anche all’esempio dei governatori regionali.

 Le due riforme sono profondamente intrecciate in una visione che intende rafforzare gli esecutivi locali e quello centrale con un corposo sistema di competenze esclusive

L’altro grande filone delle riforme è, infatti, proprio il regionalismo differenziato, a prima firma del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. Le due riforme sono profondamente intrecciate in una visione che intende rafforzare gli esecutivi locali e quello centrale con un corposo sistema di competenze esclusive, attraverso un’ampia rilettura dell’articolo 117 della Costituzione. Nonostante la Commissione Europea e la Commissione Bilancio del Senato abbiano rilevato profonde criticità per un disegno che potrebbe sfociare in un ulteriore indebolimento delle regioni più fragili e in ripercussioni negative per le casse statali, meno floride a causa della perdita di competenze centrali, il Ministro Ciriani ci tiene invece a ribadire che regioni forti ed efficienti influenzeranno positivamente anche il governo centrale, grazie anche ad una programmazione generale di LEP (livelli essenziali di prestazioni) e a premiazioni dei governatori più virtuosi, in una riforma creata per rafforzare le singole amministrazioni regionali e il loro legame a livello nazionale. Anche Maurizio Fugatti, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, guarda con simpatia ed apertura alla nuova riforma, che, seppur non contenga cambiamenti significativi per le autonomie di Trentino ed Alto Adige, può offrire margini di manovra in ambito di gestione territoriale, come nel caso della questione grandi carnivori, in un tema ormai ribadito da Fugatti durante ogni uscita pubblica, nel pieno stile della campagna elettorale per le votazioni provinciali di questo autunno. Più cauto il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, che ricorda quanto sia stato lungo e non lineare il percorso che ha portato alla costruzione dell’autonomia, nata, in realtà, con il secondo statuto, nel 1972, a distanza di tempo dall’accordo De Gasperi-Gruber.  Kompatscher ha però fatto notare quanto, in realtà, un’autonomia ben gestita possa essere una ricchezza per l’intero Stato, ribadendo come l’Alto Adige si sia trasformato in 50 anni da terra di emigrazione a contributore netto per lo Stato italiano.

 

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Il Ministro Ciriani come l'intero esecutivo sembra impegnato in un'opera di generale rilettura in negativo dei finanziamenti del PNRR. (Foto: Festival dell'economia di Trento) 

 

Se il Trentino-Alto Adige può, quindi, fungere da esempio, come detto più volte da Maurizio Fugatti, resta però il problema del coordinamento tra Stato e Regioni, in particolar modo davanti alla gestione dei fondi del PNRR. Anche il Ministro Ciriani, interrogato sul punto, bypassa l’argomento, ripetendo il mantra, fatto ormai proprio dall’intero Governo, di quanto il PNRR appartenga ad un periodo passato, nato prima della crisi energetica e bellica, e di quanto sia inadeguato per far fronte alle emergenze, come nel caso delle recenti alluvioni in Emilia Romagna, per le quali sono stati stanziati altri fondi, circa 2 miliardi di euro, di cui Ciriani non specifica, però, la provenienza. L’intero esecutivo sembra, infatti, impegnato in un'opera di generale rilettura in negativo dei finanziamenti del PNRR, declassati perché legati a progetti rigidi e non adattabili alle nuove esigenze, poco intercambiabili e incapaci di ricomprendere l’innalzamento dei costi, ereditati da una legislazione precedente, che, in realtà, si è trovata a gestire una crisi ancora attuale e che ha lasciato spazio al Governo Meloni solamente pochi mesi fa. 

Più cauto il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, che ricorda quanto sia stato lungo e non lineare il percorso che ha portato alla costruzione dell’autonomia


Un ultimo accenno viene infine dedicato alle prossime elezioni, per le quali Ciriani auspica l’unità della destra per un singolo candidato che ne sia l’espressione, con il tacito obiettivo di avere un governatore con il quale sia possibile continuare sulla strada, ormai tracciata dall’esecutivo, delle riforme presidenzialiste.