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Manufacturing, chance europea

Auto a guida autonoma, robot intelligenti: non solo Silicon Valley. L’inventore di microchip e touch screen Federico Faggin spiega a salto.bz perché l’Europa se la gioca.
Manifacturing
Foto: upi

Senza Federico Faggin non esisterebbero il microprocessore né i touch screen. Curiosità inestinguibile, rigoroso studio scientifico, intuizione profonda e capacità di mettere in comunicazione diversi settori del sapere gli hanno fruttato intuizioni che hanno cambiato il mondo. Il suo successo dimostra che una simile intelligenza – fatta di fantasia, creatività, emozione, coraggio e “pancia” - sarà sempre una prerogativa esclusivamente umana. “Chi nella Silicon Valley promette a breve il robot intelligente (ma anche il giornalista che ne scrive) restituisce all'opinione pubblica una realtà inesistente” sottolinea Faggin. E' il main speaker di #Flashforeward, un convegno sul futuro della manifattura nella sede di e-Novia, la Fabbrica di Imprese che a Milano ha generato 31 startup hi-tech di cui 19 imprese costituite. Nata da una cordata fra i principali imprenditori italiani e non, e-Novia ha raccolto per le sue startup - che stanno sviluppando prodotti come Yape, il pony express a guida autonoma, e HiRide, il cambio automatico per mountain bike - 65 milioni di euro negli ultimi 4 anni e si appresta a quotarsi in Borsa fra il 2020 e il 2021.

In Europa esiste una solida infrastruttura del manufacturing: la vicinanza tra progettazione e produzione è un indubbio vantaggio competitivo

Prima dell'evento ho qualche minuto per porre a Faggin alcune domande. Affascinata, lo ascolto mentre plana a volo d'uccello sulla realtà, descrivendola come se la guardasse contemporaneamente attraverso un microscopio elettronico e un radiotelescopio. Una vita trascorsa da ambo le parti dell'Atlantico, il fisico d'origine vicentina è convinto fautore di un modello produttivo dove “i robot potranno moltiplicare la produttività del singolo, ma non sostituirsi ad esso”, non ultimo per i noti problemi etici sottesi all'uso e al controllo della tecnologia e delle sue applicazioni. “Al contrario che negli Stati Uniti dove la produzione è ormai in gran parte delocalizzata in Asia, in Europa esiste una solida infrastruttura del manufacturing: la vicinanza di progettazione e produzione porta a un'applicazione più creativa delle nuove tecnologie nel processo produttivo, trovando soluzioni ottimali di integrazione fra uomo e macchina” spiega. La struttura industriale presente in Italia, Germania, Francia e Regno Unito, unita a un pensiero europeo meno materialista e più attento al fattore umano, rappresenta per Faggin un enorme vantaggio competitivo del Vecchio Continente rispetto al Nuovo Mondo.

La priorità non è inventare un robot intelligente ma trovare soluzioni immediate e concrete per il cambiamento climatico

 

 

Faggin sottolinea anche l’urgenza del cambiamento climatico. “Oggi la priorità dell'umanità non è quella di inventare un robot intelligente. La priorità dovrebbe essere il cambiamento climatico, che richiede soluzioni immediate e concrete. I ghiacciai si stanno sciogliendo molto più rapidamente di quanto sinora ipotizzato. Il riscaldamento globale è una bomba a orologeria di fronte alla quale bisogna prendere immediatamente le decisioni necessarie. Le migrazioni climatiche che conseguiranno all'innalzamento del livello dei mari saranno un fenomeno di dimensioni che non possiamo neppure immaginare” sottolinea. Oggi occorre un cambiamento, non solo di passo ma di paradigma.

La fisica può dimostrare l'interazione fra consapevolezza umana e nanoparticelle come i fotoni, e dunque spiegare la natura della consapevolezza

E' quello che Faggin sta cercando di realizzare su quel terreno d'indagine al confine tra fisica quantistica, biologia, matematica, scienze cognitive e filosofia dove si cerca la natura della consapevolezza. “Il metodo della Federico and Elvia Faggin Foundation è rigorosamente scientifico deduttivo” precisa il suo fondatore. Obiettivo: dimostrare (o confutare) l'assioma che la consapevolezza è “una proprietà irriducibile della natura, preesistente al Big Bang e alla materia stessa, presente già al livello dei campi quantistici fondamentali”. Un possibile risultato a favore di questa tesi lo ha raggiunto uno studio finanziato in California dalla sua Fondazione dove il comportamento dei fotoni è stato influenzato dall’intenzione di persone che si trovavano a migliaia di chilometri di distanza dal luogo dell’esperimento. "Questo fenomeno non è spiegabile sulla base delle leggi fondamentali della fisica, ma richiede una fisica che permetta al nostro mondo interiore di avere influenza sulla materia, anche se solo in misura molto piccola" conclude Faggin.