Ambiente | Bosco

Il censimento forestale

In Alto Adige quasi il 60% del territorio è coperto da boschi. Cresce il numero degli addetti delle imprese forestali: i dati nel primo Rapporto nazionale.
Zerstörtes Waldstuck Nahe Karerpasse
Foto: Foto: Andrea Düchting
Tra il 2011 e il 2016 nel territorio della Provincia autonoma di Bolzano il numero di imprese forestali attive è cresciuto del 32,8 per cento, da 183 a 243. Il numero degli addetti, invece, è passato da 277 a 515, più 85,9%. 
L'Alto Adige segna una tendenza opposta rispetto all'Italia, dove il numero degli occupati del comparto è calato nello stesso periodo del 13,4%, pur a fronte di un aumento del numero delle aziende attive. 
Il dato provinciale è indicativo, anche perché questo ambito è uno dei "punti di debolezza" su scala nazionale, individuati all'interno del primo "Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia", presentato a Roma il 21 marzo in occasione della Giornata internazionale delle foreste, e realizzato dal ministero delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo.

Il rapporto, la cui redazione ha coinvolto 214 esperti di Enti, Istituzioni, Amministrazioni e Associazioni nazionali e regionali, nasce per raccogliere in un unico contenitore le conoscenze e le informazioni inerenti le foreste le sue filiere foretali nazionali dando avvio ad un nuovo processo di aggiornamento per le indagini statistiche in materia, con specifica attenzione alle necessità conoscitive europee e internazionali. Ci sono 105 notizie, 8 focus, 109 indicatori e 8 buone pratiche. 
 
Tra il 2011 e il 2016 nel territorio della Provincia autonoma di Bolzano il numero di imprese forestali attive è cresciuto del 32,8 per cento. L'Alto Adige segna una tendenza opposta rispetto all'Italia.
Tra i curatori del Rapporto Raoul Romano, ricercatore del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e responsabile della scheda foresta della Rete Rurale Nazionale: "Le nostre foreste hanno raggiunto un'estensione di 11 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale, il settore produttivo ad esse legato occupa oltre 400 mila persone. Il ruolo produttivo del bosco è fondamentale per il nostro Paese e per i servizi ambientali, sociali e culturali che solo una corretta gestione può fornire. In termini occupazionali si potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300 mila posti di lavoro, in particolare per le aree rurali. Molto, infine, si può fare sul fronte dell'utilizzazione del patrimonio boschivo - spiega Romano -, incrementando in modo sostenibile i nostri prelievi legnosi per diminuire l'import di legna dall'estero, senza intaccare il nostro capitale naturale".

L’Italia è infatti un importatore netto di legname. Se si utilizza materia prima estera è a causa dei bassi tassi di prelievo e della scarsa qualità degli assortimenti locali. In particolare, spiega il rapporto, i prelievi legnosi dai boschi italiani sono molto al di sotto della media europea (tra il 18 e il 37% di quanto il bosco cresce ogni anno, contro il 62-67%), e sarebbe possibile accrescerli "cautamente" e "in modo sostenibile". 
 
Il prossimo 20 aprile compie un anno il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali (TUFF): la nuova legge quadro nazionale in materia di selvicoltura riprende il concetto di “gestione attiva” del patrimonio forestale, e così - scrive Romano nel Rapporto - "la gestione del bosco ritorna ad essere espressione di una scelta colturale consapevole (conservativa o produttivistica) che trova la sua attuazione nella pianificazione forestale, quale unico strumento giuridico in grado di responsabilizzare i proprietari, pubblici o privati, nel garantire l’interesse pubblico posto sempre come limite all’interesse privato".