Società | Immigrazione

Pensieri complessi e pensieri semplici

Attraverso l'esempio dell'immigrazione è possibile distinguere compiutamente chi, in politica, vuol risolvere le vere questioni da chi, al contrario, imbroglia la gente.

Il pensiero semplice è quello che di fronte a situazioni complesse propone soluzioni ad effetto ma che non si possono realizzare. Al contrario, è o sarebbe quasi ovvio ritenere che per risolvere situazioni complesse occorrono soluzioni complesse. E quindi un modo complesso di pensare.

Se facciamo l'esempio dell'immigrazione la cosa risulta lampante.

Qual è l'atteggiamento che è possibile avere di fronte all'imponente flusso migratorio che stiamo osservando (e in larga parte subendo)? Chi pensa in modo semplice dirà che dobbiamo impedire l'arrivo di queste persone, fermandole con la forza (da qui la favola del "blocco navale", ripetuta da stolti di ogni ordine e grado) oppure facendo in modo che le condizioni di vita nei paesi di origine migliorino a tal punto da rendere quelle partenze inutili. Nel primo caso l'imbroglio consiste nel ritenere possibile l'uso di un intervento militare in terre straniere - un "blocco navale" lo presuppone - senza considerare che un conflitto bellico è insostenibile; nel secondo caso ci si illude o di poter dar vita a una seconda colonizzazione, oppure si ha fiducia che nel breve o medio periodo l'economia, la politica e in generale la vivibilità di regioni attualmente depresse si risollevino non nuocendo peraltro al nostro benessere (che in molti casi si basa proprio sullo sfruttamento indiretto della povertà o delle situazioni di crisi di quelle regioni).

Chi pensa in modo complesso, al contrario, sa che un tale flusso migratorio non è arrestabile (se non sul lunghissimo periodo) e perciò sa anche che l'unica via è quella dell'accoglienza e dell'integrazione (oltre a quella di una buona diplomazia e un'efficace collaborazione con quei pochi governi stranieri che sono in grado di aiutarci).  Per rendere il concetto più esplicito: accogliendo un migrante c'è la possibilità che diventi un mediatore culturale o qualcuno in grado di ricostruire il profilo criminale di un mercante di uomini, e dunque collaborare alla sua cattura; respingendolo potrebbe trasformarsi invece in delinquente o scafista.

Certo, anche "accogliere" non deve essere scambiato per un atteggiamento semplice. Accogliere non è mai semplice, implica un durissimo lavoro, la capacità di sedare tensioni, di programmare e disporre un concerto di forze, e - non ultimo - saper imbrigliare i nostri istinti, ancora oggi largamente razzisti e xenofobi. Si tratta però di una strada obbligata, anche perché l'unica alternativa che rimane sul tappeto è quella di un'invasione incontrollata e portatrice di ulteriore violenza.

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Gabriele Di Luca Mer, 04/29/2015 - 18:29

In risposta a di Guido Gentilli

Sono un fautore dell'utilizzo di immagini spiazzanti (cioè incongrue rispetto a ciò che commentano, se si tratta di qualcosa di scritto). In questo caso, però, un nesso - se vogliamo chiamarlo così - lo si potrebbe trovare. Nel mio testo rifletto su due atteggiamenti antitetici e l'immagine raffigura esattamente una contrapposizione tra un edificio diroccato della Gibellina distrutta dal terremoto e il Grande Cretto di Burri (forse una delle opere d'arte che a me piacciono di più in assoluto e che riprendo spesso). Inoltre la frase finale dell'articolo, che allude a una distruzione violenta si associa alle macerie rappresentate sulla destra, mentre le vie tortuose dell'opera burriana, così levigate e profonde, potrebbero essere viste anche come simbolo della complessità che si tratta di percorrere. Spero di aver fugato i suoi dubbi e la ringrazio comunque della domanda.

Mer, 04/29/2015 - 18:29 Collegamento permanente