“Ripartiamo da qui”

Alla fine è successo: l’assemblea provinciale del Pd ha deciso per il ritiro delle truppe: l’assessore Mauro Randi, e i consiglieri Silvano Baratta, Sergio Bonagura, Miriam Canestrini, Monica Franch e Sandro Repetto presenteranno le loro dimissioni con effetto immediato. Un esempio, auspica il partito, che anche gli alleati dovrebbero seguire senza indugio. Durante la seduta di ieri sera, 28 settembre, un altro punto nodale è stato affrontato, ovvero la necessità di correggere il quadro normativo: il Pd - si legge in una nota - impegna “i propri rappresentanti in consiglio regionale ad attivare il percorso per una modifica della legge elettorale che renda possibile la governabilità del capoluogo. Dà a loro ulteriore mandato a farsi promotori della modifica migliorativa dell’articolo 55 quinquies della legge urbanistica. Per quanto riguarda le procedure già avviate (progetto Benko, ndr), il Pd ritiene necessario che queste vengano concluse e validate, nel rispetto dello spirito democratico”.
Raggiunta al telefono, la segretaria provinciale del Pd Liliana Di Fede, scioglie le riserve dei giorni scorsi per commentare gli ultimi avvenimenti dopo il congedo di Luigi Spagnolli.
Di Fede, a quanto pare per una volta siete riusciti a mettervi tutti d’accordo su qualcosa nel Pd: le dimissioni di consiglieri e assessore.
Il clima è stato molto positivo, mi fa molto piacere che la decisione sia stata presa all’unanimità e quindi con un’assoluta condivisione degli intenti.
E adesso qual è la strategia?
Abbiamo discusso il da farsi, siamo consapevoli che va ricostruito un percorso, ma occorre fare un passo alla volta. Trovo la nostra decisione chiara e pulita, lo stesso atteggiamento non si può riscontrare nell’opposizione, ricordo che a giugno c'era chi, fuori dal Comune, urlava “tutti a casa”, penso alla Lega per esempio, e oggi sono ancora lì attaccati alle loro posizioni in consiglio. Anche se dovessero dimettersi oggi, la figuraccia ormai resta tutta. (Carlo Vettori ha appena twittato: "Lettera di dimissioni pronta. Benvenuto al commissario", ndr).
Facciamo un passo indietro, Spagnolli si era confrontato con lei prima di annunciare le sue dimissioni?
Gigi aveva già espresso la sua stanchezza, la sua difficoltà, la sua impossibilità di garantire un governo stabile. Il momento preciso però in cui ha preso quella decisione non ce lo ha comunicato, no.
Ma l’abbandono di Spagnolli è anche una conseguenza diretta delle divisioni del Pd? In fondo l’ex sindaco non era esattamente benvoluto da tutti i colleghi di partito.
Non direi, credo che Spagnolli sia stato sostenuto dal suo partito, gli abbiamo dato fiducia la situazione era oggettivamente complicata. La nostra legge elettorale ha reso di fatto una maggioranza che ha vinto le elezioni una minoranza. Senza contare l'impegno profuso alla continua ricerca di equilibri fra le varie voci politiche e i grandi progetti che hanno aggiunto ulteriori difficoltà di governabilità.
Cosa significa per il Pd perdere un punto di riferimento, un primo attore come Luigi Spagnolli?
Quando Gigi dice di essere stato il sindaco di tutti dice una cosa profondamente vera. Penso ai momenti simbolici come l’inaugurazione del Monumento alla Vittoria o l’adunata degli alpini, ma anche alle opere che concretamente sono state portate a termine in città. Sono stati dieci anni importanti.
Oltre alle lodi c’è spazio anche per tentare anche un altro tipo di analisi, per esempio come giudica la mossa di rimettere in piedi la Conferenza di servizi senza confrontarsi con i suoi assessori, compreso quello del suo partito?
Per noi è assolutamente necessario che si valuti accuratamente l’interesse pubblico, ogni decisione deve essere presa nel rispetto delle regole democratiche e quindi da un organo democraticamente eletto.
Non ha risposto alla domanda, trova che quella decisione sia stata quantomeno discutibile?
Mi hanno detto che c’erano delle ragioni di tipo giuridico-amministrativo in ballo che però non sono in grado di valutare. Dal punto di vista politico è stata una scelta non condivisibile e sinceramente non me l'aspettavo.
A proposito del progetto Benko, come riporta il quotidiano Alto Adige oggi, sembra profilarsi un “dietrofront” di Kompatscher il quale assicura che non firmerà nulla prima che il Consiglio comunale si esprima in merito, si pensa anche ad un referendum fra i cittadini.
Ieri in assemblea abbiamo ribadito la necessità di una modifica dell’articolo 55 quinquies, chiedendo a Bizzo e Tommasini di farsi promotori di questa modifica. Gli ultimi procedimenti hanno messo in luce le varie carenze di questa norma che va assolutamente migliorata.
Cosa farà il Pd alle prossime elezioni?
Il primo punto imprescindibile è quello di confrontarsi sulla visione della città che si vuole realizzare e bisogna farlo in modo coeso e condiviso.
Una proiezione futuribile visti gli innegabili contrasti interni?
Il Pd è il primo partito della città di Bolzano, è un partito grande, cosa che presuppone naturalmente anche una serie di sensibilità diverse che possono diventare una ricchezza se ben valorizzate. Anche ieri, in assemblea, abbiamo constatato che la capacità di ragionare insieme e di trovare soluzioni c’è, ora bisogna mettersi al lavoro.
Circola voce che lei potrebbe essere una potenziale candidata sindaca per Bolzano…
[Ride] Non è un'ipotesi verosimile.
Crede sia opportuno che il Pd faccia anche un lavoro di autocritica a questo punto?
Abbiamo fatto i nostri errori, questo dobbiamo dirlo. Ma malgrado questi errori il Pd ha sempre dimostrato di essere un partito serio, che ha saputo individuare i valori di una buona amministrazione, tutti hanno cercato di fare quello che è stato possibile portare avanti in questi mesi. Ora ripartiamo da qui.
Acconsenti per leggere i commenti o per commentare tu stesso. Puoi revocare il tuo consenso in qualsiasi momento.