Politica | emergenza abitativa

Tutto calcolato?

Anzichè contrastare il fenomeno delle case sfitte, l’effetto dell'aumento dell’IMI è stato il repentino scambio di residenze tra i proprietari. I dubbi dell'opposizione.
Casa
Foto: Pixabay

La recente legge provinciale sulla modifica della legge sull’IMI ha introdotto un’aliquota più alta per gli immobili sfitti a lungo termine. Lo scopo annunciato era quello di far fronte all’emergenza abitativa all'interno dei 21 comuni altoatesini individuati. La misura ha suscitato polemiche da una parte perchè i proprietari di immobili non volevano pagare maggiori imposte, dall’altra perché veniva considerata una misura del tutto inefficace per allargare le maglie di un mercato immobiliare sempre più blindato. Un' interrogazione presentata il 19 gennaio dal consigliere del Movimento 5 Stelle Diego Nicolini ha voluto denunciare che l’unico vero effetto della riforma è stata la corsa dei proprietari e dei famigliari a intestare residenze ed eleggere domicili nelle varie abitazioni per non farle figurare come seconde o terze case ed evitare così il pagamento della tassa maggiorata.
Nello specifico, si interrogava il presidente della Provincia Arno Kompatscher sull’ammontare del numero delle richieste effettuate presso gli stessi comuni o la stessa Provincia di residenza, ma anche quante domande sono pervenute dal resto dell’Italia e dall’Estero: “Abbiamo già evidenziato più volte come sia importante monitorare gli effetti che modifiche delle leggi in materia provocano nel settore, come recente modifica alla legge sull’IMI, la quale ha alzato l'aliquota per gli immobili sfitti a lungo termine presenti nei comuni altoatesini interessati dall'emergenza abitativa – sostiene Nicolini –. L’effetto che si è verificato è che per evitare il pagamento dell'IMI maggiorata sulla casa sfitta, molti proprietari di seconde o più case residenti in altri luoghi hanno richiesto la residenza o il domicilio nelle suddette case. Avevamo già segnalato questo problema”.

 

La risposta del Presidente non ha tuttavia fornito alcun dato : "Poiché l’Amministrazione provinciale non dispone in via diretta di queste informazioni - è quanto si legge - si è provveduto a prendere contatto con il Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano, chiedendo, se, nella sua qualità di "associazione di categoria", disponesse dei dati richiesti. A seguito di interlocuzione con il Consorzio dei Comuni, siamo a dovere informare, con dispiacere, che lo stesso non dispone dei dati richiesti. Per ottenere tali dati, sarebbe necessario contattare tutti i 116 comuni. Si fa inoltre presente, a questo proposito, la comunicazione del Consorzio dei Comuni n. 82/2016 dal titolo "Interrogazioni di consiglieri provinciali: obbligo di risposta da parte dei Comuni", della quale si allega il testo integrale, a completamento della presente risposta.

Dal canto suo, il presidente del Consorzio dei comuni Andreas Schatzer afferma che visto il gran numero di richieste di interrogazioni pervenute alle amministrazioni comunali è stato stabilito che risponderanno solamente in "casi molto, molto limitati".

Calcolare gli effetti di una modifica di legge è il primo passo per capire se questa va nella direzione giusta

“Non si dispone del numero esatto e addirittura non si stanno nemmeno tenendo in considerazione gli effetti della modifica alla legge che sta apportando sul territorio - denuncia il Consigliere -. La risposta era imbarazzante, in quanto pare non si sappia nemmeno quanti comuni siano in emergenza abitativa, mentre il numero già è definito dalla legge. Calcolare gli effetti di una modifica di legge è il primo passo per capire se questa va nella direzione giusta o – conclude Nicolini – se effetti imprevedibili e indesiderati ne vanificano lo sforzo”.